La “città” ribolle, bisogno di aria nuova

La vita scorre nell'alveo di una giornata segnata dai ritmi della campagna e del lavoro artigiano. La
gente del posto si abitua al suono argentino dell'incutine su cui viene appoggiato il ferro
incandescente per poterlo forgiare fino a comporre i disegni tracciati dal gesso sulla lamiera. Nelle
serre i fiorai si abituano ad avere accanto a loro, chinati sui filari colorati, persone che vengono da
diverse parti d'Italia alla ricerca di se stessi nella semplicità della condivisione della fatica
quotidiana, di una tavola apparecchiata con cibi poveri preparati con amore, di un confronto ruvido
di sincerità, di una preghiera silenziosa fatta di ascolto con le ginocchia a terra che cercano luce.
La domenica mattina è dedicata alla chiesa parrocchiale in un incontro con Dio insieme alla gente
che abita intorno.
Nello scorrere di questi anni della seconda metà dei '60 del secolo scorso, gli effetti del boom
economico si avvertono anche nella periferia agricola. La terra lavorata si ritira per dare spazio a
nuove abitazioni che ostentano i simboli del benessere. Grandi serre coperte da vetri e sempre più
dotate di strutture e attrezzature per modificare il clima all'interno e poterci coltivare anche specie
esotiche sostituiscono le piccole serre coperte di teli di nylon. Cresce, anche se in modo per niente
uniforme, il benessere.
La piccola famiglia sacerdotale che vive nella vecchia cascina sente intorno a sé l'affetto e la stima
della gente, ma avverte il progressivo scollamento dei motivi che ne orientano l'esistenza.
Così scrive Sirio nel ciclostilato per gli amici della comunità rivolgendosi ai abitanti della
parrocchia:
Cari fratelli e sorelle della Comunità parrocchiale,
La Pasqua porti tutto il Mistero di Gesù Cristo, della sua Passione, della sua Croce e
della sua Resurrezione, nelle nostre anime, come purificazione dai peccati che sono
sempre ricerca egoistica e quindi realtà di morte e come rinnovamento di vita, la gloria
di una vita nuova, quella di figli di Dio, fratelli veri fra tutti noi.
Anche nella nostra comunità parrocchiale c'è tanto bisogno di vita nuova.
Sono già anni che noi sacerdoti siamo qui fra voi. Mescolati nella vostra vita, come
tutti voi a guadagnarci il pezzo di pane e offrendo nel frattempo tutta la nostra Fede e
tutto il nostro Ministero Sacerdotale per realizzare una comunità di famiglie, legate
insieme dalla Fede in Gesù Cristo e in ricerca di una sincerità cristiana e cioè di un
modo di vita nella quale Gesù Cristo conti veramente qualcosa e decida e determini
tutto un modo di pensare e di vivere.
Dobbiamo pero riconoscere, anche se con profonda sofferenza che il nostro modo di
vita sacerdotale per alcuni di voi, forse molto legati alle tradizioni e al come si è
sempre fatto, dato che è così particolare e diverso dal come sono sistemate e dal come
vanno avanti le altre parrocchie, non ha incontrato molto favore o se non altro
particolare comprensione e simpatia. E quindi la collaborazione è molto limitata, visto
che noi non siamo i soliti preti.
Per altri - e pensiamo che sono i più - può darsi che questo nostro modo di essere
sacerdoti e di tirare avanti una parrocchia, sia stato motivo dì simpatia, anche di
riavvicinamento alle cose religiose, ma tutto non è andato più avanti.
Non abbiamo con noi, dalla nostra parte sul serio, nemmeno un gruppetto di uomini o
di giovani. Non riusciamo a trovare qualcuno che condivida seriamente la nostra
ricerca di vita cristiana. Un accogliere Gesù Cristo nella propria vita e farne motivo di
indicazione di modo di vivere e impegno generoso di darne testimonianza intorno a se.
Ognuno nella nostra comunità parrocchiale, che pure dovrebbe essere cristiana, nei
propri interessi non va al di là di un benessere materiale, delle serre, dei campi e delle
vigne e dei propri problemi soltanto materiali.
Pochissimi si fanno un dovere serio per se e la propria famiglia della Messa la
domenica. Altri quando hanno tempo, come se Dio fosse il cenciaio che raccoglie ciò
che non serve, piuttosto che buttarlo via. Sono tanti, uomini e donne, giovani e ragazze
che lasciano come se niente fosse questo minimo di ricordo di Dio e della propria
anima, una volta la settimana e per un'ora di tempo.
E pensare che noi siamo di quei sacerdoti che pensano - e giustamente - che la pratica
religiosa non è certamente ciò che fa cristiani sul serio. E' soltanto un cercare l'aiuto di
Dio per una realtà e sincerità, di vita cristiana.
Cerchiamo degli amici che ci chiedano di voler darsi da fare insieme a noi per una
autenticità di Fede cristiana nella propria vita personale, nella famiglia, in questo
nostro mondo e specialmente nella Chiesa per riuscire ad offrire una testimonianza
cristiana che faccia onore a Cristo e non vergogna.
Cerchiamo di questi amici fra la nostra gente. E trovarli è importante per noi oltre a
tutto, anche per poter continuare in questa fatica di esperienza nuova, sacerdotale e
parrocchiale, da offrire alla pastorale della Chiesa così tanto stanca, logora e vuota e
anche per trovare, vivi e convincenti, i motivi per continuare a rimanere fra voi ancora
senza sentirci a disagio e in pena, come quando si tende la mano per una calorosa
stretta d'intesa e di amicizia e rimane tesa a vuoto perché nessuno la stringe.
La Pasqua ci porti tutti a una vera e seria novità di vita perché la resurrezione di Gesù
è inizio per i cristiani - e dovrebbe esserlo per il mondo intero - di una storia nuova e
diversa
, q
uella dei figli di Dio.
Sono i nostri auguri e la nostra preghiera per tutta la comunità parrocchiale.
(
Popolo di Dio
, marzo 1969)
La città vicina ribolle e l'agitarsi del '68 preme sempre più da vicino anche la più tranquilla
periferia. Nuovi motivi di crisi e di lotta interrogano sempre più la vita della comunità sacerdotale.
Il lavoro operaio nella Darsena dei due don Beppe e di don Mario, giovani preti in ricerca di
impegno e di senso della loro vita e della loro vocazione, porta sulla tavola della cascina un flusso
di persone, di storie, di problematiche che provocano ad un impegno nella vita sempre più diretto e
coinvolgente. La presenza di una giovane famiglia di Milano con i loro due figlioletti riempie la
vecchia cascina di completezza umana e di slanci giovanili. Sono gli anni, a cavallo tra i '60 e i '70
che vedono quel piccolo punto periferico divenire un crocevia di cercatori di nuove esperienze, di
serio e attento ascolto del Vangelo, di seminagione di nuove forme di vita comunitaria, di rinnovati
slanci per un mondo più umano e più giusto.
La parrocchia si attesta sempre più su esigenze di vita propria, la religione mostra il suo volto teso a
conservare il passato attraverso il ripetersi di riti secondo modalità che consolano e rassicurano nei
confronti di tutto il nuovo che avanza. La piccola Chiesetta del Porto, rimasta vuota per la nomina a
parroco del suo temporaneo abitante (don Miro Matteucci, divenuto parroco della nuova parrocchia
del Varignano), accoglie di nuovo don Sirio, insieme ai giovani preti che continuano a fare
comunque riferimento alla comunità di Bicchio. E' l'inizio di un movimento di ritorno che si
affermerà all'inizio del 1972 quando si ricostituisce una presenza stabile alla Chiesetta con don
Sirio, don Beppe, Maria Grazia e il sottoscritto. A Bicchio, nella vecchia cascina, responsabile della
parrocchia, rimane don Rolando, custode generoso della memoria della gente del posto che può
leggere la propria storia nella casa da lui abitata fino al 1991, che conserva con lui ancora tutto il
fascino della semplicità della vita contadina di un tempo.
Anticipa questo movimento la nascita di una nuova testata del giornalino che, in vesti diverse,
prevalentemente con il titolo "La Voce dei Poveri", affidato fin dal 1960 a Sirio dalla dirigenza della
locale S. Vincenzo de' Paoli, raccontava lo svolgersi del filo che cuciva insieme la fede e la vita,
prima solo di Sirio, poi delle sue compagne e compagni.
La censura ecclesiastica costringe la S. Vincenzo a ritirare la testata. Sirio e la comunità continuano
la pubblicazione sotto il nuovo titolo "Lotta come Amore" tuttora esistente. E' significativo il titolo
dell'articolo di presentazione scritto da Sirio: "Di nuovo sulla strada". Non è un nuovo distacco
dalla esperienza della parrocchia, ma la convinzione di una libertà di ricerca e di testimonianza che
solo la dimensione personale ravvivata nel piccolo gruppo può offrire.

Luigi


in Lotta come Amore: LcA maggio 2016, Maggio 2016

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