"Ma io vi dico"

Anche su questo numero - ultimo di quest'anno e ultimo come « Voce dei Poveri » - vogliamo scambiarci alcune riflessioni su un problema che abbiamo cominciato ad affrontare, anche se ancora molto timidamente, almeno sul piano delle idee. Speriamo di avere il coraggio e la fedeltà di tradurle via via in fatti e scelte concrete.
C'è una Verità cristiana che nasce direttamente dal Mistero di Cristo, dalla sua storia, dal suo cammino di Figlio di Dio e di nostro fratello, dalla Sua Parola come dal patibolo su cui «tutto si è compiuto», che va sempre più gridata, annunciata, offerta. Una Verità che soprattutto bisogna prenda consistenza storica precisa, assuma una concretezza, «si faccia carne».
Questa Verità che ci preme nel cuore e ci spinge a camminare su strade che potrebbero essere rischiose (ma il rischio dovrebbe essere normalità cristiana), è racchiusa, come in un seme carico di vita, nella Parola di Gesù: «Avete sentito che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente; ma io vi dico di non resistere al malvagio... Avete udito che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: Amate i vostri nemici... (Matteo, cap. 5).
Affrontare il problema della violenza organizzata, dell'odio fatto struttura, della difesa propria e altrui costruita sulla legge dell'«occhio per occhio, dente per dente», qual'è appunto l'apparato militare, per noi cristiani non può non voler dire fare i conti con questa Verità.
E non c'è neanche la possibilità di star lì a fare grandi discussioni, raffinati ragionamenti: o si accetta o si respinge.
C'è una logica che nasce dalla Parola di Dio che non può essere confrontata con la logica della storia, dell'esperienza, dell'abitudine di tutt'altro mondo basato sull'egoismo e sul possesso, anziché sull'amore e sul dono di se, com'è il mondo di Dio che Gesù ci ha fatto conoscere in pienezza.
E' una Verità che va semplicemente accolta, lasciata entrare liberamente, come un fascio di luce in una stanza buia, una Verità che bisogna ci penetri profondamente, come una vena d'acqua viva sotto la sabbia del deserto.
La pace, quella vera, quella che Dio propone non può nascere così, noi cristiani non abbiamo il compito di discuterla, ma semplicemente di annunciarla e viverla.
Storicamente questo significa senza dubbio un modo tutto diverso di affrontare la realtà nella quale ci troviamo a vivere il nostro destino; vuol dire rifiuto, respinta di qualunque compromesso con chi intende restare legato alle legge antica, alla legge dell'uomo «lupo dell'uomo» invece che «figlio del Padre». .
Storicamente questo significa per noi cristiani rifiuto dell'esercito, del militarismo, della guerra di ogni tipo, anche di quella difensiva (perchè solo l'Amore difende e salva). Rifiuto radicale assoluto, non trattabile.
E questo per semplice fedeltà a Colui che è venuto nella storia a insegnarci la strada, a raccogliere 1 dispersi, a guarire i malati, ad accendere una luce nel buio della notte. Per fedeltà all'Amore crocifisso, morto e risorto. Una fedeltà radicale, assoluta, non trattabile.
Storicamente questo significa per noi cristiani - per noi Chiesa, Popolo di Dio - accettare le persecuzioni, l'emarginazione, il rifiuto di tutto un sistema, un mondo, un potere che non può essere d'accordo col nostro annuncio e con le nostre scelte.
Un lottare - evangelicamente - contro tutto ciò che di questo mondo e di questo potere è penetrato nel tessuto storico della Chiesa, fino alla sua fetale scomparsa (i preti nell'esercito non ne sono forse il «segno» più chiaro?).
Un dire di «no» da parte dei giovani cristiani all'impiego del proprio tempo, della propria intelligenza, della propria giovinezza per imparare come si fa ad ammazzare i fratelli, invece di mettere la vita a disposizione di chi non ha casa, scuola, ospedale, ecc.
Un dire di «no» da parte degli operai cristiani di costruire col proprio lavoro armi sempre più raffinate: chi è discepolo di Cristo non può collaborare a produrre la morte, ma unicamente la vita. Le nostre mani, come quelle di Cristo, sono fatte per accendere una luce, gettare un seme, sostenere chi è stanco, impastare il pane della fraternità e dell'amicizia.
E vorrà dire ripetere senza stancarsi, con tutta la passione del cuore, il sogno di Dio così meraviglioso espresso nelle parole del profeta Isaia: «Il Signore giudicherà i popoli e farà da moderatore fra genti numerose; esse faranno delle loro spade vomeri e delle loro lance falci; un popolo non brandirà più la spada contro un altro popolo, e non impareranno più a fare la guerra» (Isaia 2, 4).
La Pace di Dio batte questa strada e questa soltanto. Gesù l'ha percorsa tutta senza tirarsene indietro. In Lui veramente, la Parola si è fatta carne e il sogno realtà. A noi che siamo il suo popolo non rimane altro che testimoniare che la sua storia è il criterio di verità di tutta la storia e che la sua strada è l'unica strada su cui gli uomini possono camminare verso la Vita.

don Beppe




in La Voce dei Poveri: La VdP novembre 1971, Novembre 1971

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