Premessa. Non ho mai fatto uno scritto di mia iniziativa, ma dietro suggerimento e in collaborazione con qualche altro fratello, perché non avevo entusiasmo a comunicare cose che preferisco vivere nel silenzio, ed anche perché mi trovo in difficoltà se non conosco un poco coloro con cui parlo.
Ora comincio cercando di dare un seguito a quelle discussioni che facciamo alla «mensa operaia».
Lo scopo è quello di mettere:
1° in comune con voi le amicizie che crescono (quindi al centro di tutto ci sono non discorsi ma persone che vi farò conoscere sempre per nome) ;
2° creare un collegamento così di mentalità, cioè mettere in circolazione tutte le idee e le impressioni che si raccolgono;
3° e tutto questo nel modo più semplice possibile.
Vi presento i miei compagni di tavola. Siamo circa dieci di cui alcuni stabili e altri fluttuanti, alcuni silenziosi e altri interessati a qualsiasi argomento. Concludendo, sono: Guido, Alfredo, Mariolino, Moreno, Bianchi, Mauro più i silenziosi.
Nei primi mesi, dopo aver rotto il silenzio e la novità dell'incontro, c'è stata subito guerra.
C'è un argomento che da allora continua a suscitare scontri.
A casa nostra non c'è la TV, andiamo quasi mai a vedere films, e non amiamo molto la cultura della scuola, delle nozioni.
Già ha creato subito meraviglia, perché questi compagni si sarebbero aspettato da «uno che ha studiato» l'esaltazione del sapere, l'ammirazione dei vari campioncini di «rischiatutto», o il corrispettivo di una cultura televisiva e borghese: tutto quello che si compra a buon mercato, ad esempio, la sera, per distendere i nervi e poi per proiettare fuori della vita le aspirazioni e i rospi ingoiati durante il giorno.
Ogni cosa però serve a mantenere in esercizio la capacità di pensare, una parola in più crea maggior sicurezza, dice Alfredo, e così ne può nascere un discorso successivo, ed una crescita di coscienza.
Infatti una povertà di informazione blocca l'autonomia del pensare, più vita si conosce e più conseguenze se ne traggono.
La mancanza di uno sviluppo dello studio è in fondo una nostalgia segreta, che nasconde l'insicurezza della maggior parte di loro.
Sotto questa coltre pesante c'è un sapere autentico e genuino. L'intuizione degli elementi essenziali dell'esistenza sviluppati nella lotta per la vita, nella fedeltà alla famiglia, e nella tempra di chi lavora duramente.
E' il sapere le cose all'atto pratico, dice Guido, senza sovrappiù. Nella morsa della fatica, si acuisce lo sguardo, si getta a mare il superfluo, e si arriva a segno, diritti al cuore delle cose, al giudizio sulla realtà. Spesso avviene in modo rude e violento, ma sicuramente vero.
Tutto deve ancora molto crescere e prendere forza, non lasciarsi inquinare, o addormentare da chi ha l'interesse a non far venire in superficie questa potenza di pensiero e di decisione.
Il difficile è farlo insieme e sui problemi essenziali, non quelli fasulli e falsi.
Ci vuole piena fiducia in se stessi, dice Mariolino.
Non è tutto, ma questo è il bello della «Persona» che non si finisce mai di conoscere, soprattutto se è una Persona-Collettiva, una Classe, come si dice.
A me è capitato come quando in autunno faccio passeggiate sulle Alpi Apuane: sotto le foglie secche dei castagni gorgoglia un po' d'acqua che scorre limpida e nascosta.
Bisogna aver sete per accorgersene. Bisogna assetare per farla scoprire.
don Mario
in La Voce dei Poveri: La VdP ottobre 1971, Ottobre 1971
Luigi Sonnenfeld
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