Io sottoscritto, Zardoni Franco, dichiaro che spontaneamente non mi sono presentato per prestare il servizio militare, per motivi politici. Dichiaro inoltre di aver rinunciato, intenzionalmente, a godere di qualsiasi beneficio di legge per il rinvio del servizio militare di leva, per poter concorrere personalmente - con il mio rifiuto - ad evidenziare tutti i motivi attraverso cui si manifestano con una incidenza più o meno diretta, i vari momenti della discriminazione di classe esistente nella nostra società.
Mi dichiaro pertanto obiettore di coscienza...
...Questa scelta è in primo luogo un rifiuto cosciente del principio di autorità per cui l'ordinamento dello stato, così come è voluto e costruito dalla classe dominante, è investito del potere di decisione sulle libertà dell'individuo. In secondo luogo rifiuto l'esercito in quanto strumento di oppressione militare, cioè di guerra.
Lo stato utilizza questo strumento per l'esercizio del dominio capitalistico: se anche questa concezione può apparire inattuale oggi, perchè l'esercito appare più come strumento di difesa che di offesa, la realtà rimane sempre la stessa. Si tratterà sempre di difendere interessi capitalistici. L'integrazione dell'esercito italiano con quello americano attraverso la NATO, la presenza delle basi americane in Italia, l'appoggio diretto e indiretto che attraverso questi viene dato alle guerre capitaliste in Indocina (il recente intervento in Cambogia dopo averne pretestuosamente determinato il colpo di stato, ne è solo un esempio) e alla dittatura militare in Grecia - per fare solo un secondo esempio - sono la conferma che l'esercito è strumento di oppressione, giustificano la mia scelta e la rafforzano anche dal punto di vista morale.
In terzo luogo, rifiuto l'esercito come strumento di oppressione politica. Infatti l'esercito può trovare una sua utilizzazione all'interno del paese per reprimere le libertà conquistate dal popolo. E' noto da un lato che nell'esercito si viene addestrati anche alle cosiddette attività anti-sovversive, mentre dall'altro lato le vicende del SIFAR e del tentativo di colpo di stato del 1964 sono un chiaro esempio di una utilizzazione particolare del potere politico che l'esercito fornisce ai militari che lo comandano. Le implicazioni politiche dell'esercito sono però più vaste. Attraverso le forniture militari, l'esercito ha fortissimi legami economici con l'industria, tanto che si parla correntemente di «industria bellica». L'interesse economico e l'interesse politico a potenziare le strutture militari, trovano in questo modo un punto d'incontro: le forniture militari diventano essenziali per molta parte dell'industria, il potere militare diventa una sicurezza e una garanzia per la classe politica che detiene il potere.
In quarto luogo, rifiuto l'esercito come strumento di oppressione individuale. Nell'esercito i diritti dell'individuo sono negati, i concetti che vengono insegnati sono quelli della gerarchia e della disciplina, il potere è imposto dall'alto e la base - cioè la truppa - ha solo la funzione di obbedire. Non ha alcuna forma di partecipazione, non ha in alcun modo quei diritti civili che peraltro lo stato borghese dice di concedere.
L'esercito diviene così parte integrante e culmine di tutto quel processo formativo che si esprime anche nella scuola e che mira a fare di ogni soggetto un individuo funzionale a quello che è la struttura sociale e, in definitiva l'espressione stessa del rapporto economico-produttivo.
Nell'esercito si impara ad obbedire e si opera una prefigurazione di quello che sarà poi l'ordinamento della fabbrica: uguale l'ordinamento gerarchico, uguale la disciplina. Infine, l'obiezione di coscienza rappresenta un diritto civile che non può essere negato, perchè consiste nel riconoscimento del diritto del singolo a non obbedire ad ordini che vadano contro i suoi convincimenti: e cioè una estensione della libertà di coscienza, cioè di un valore - la libertà individuale - che lo stato borghese pone a suo fondamento.
Se lo stato nega il diritto alla obiezione di coscienza, rinnega in realtà i principi su cui si fonda. Applicata al servizio militare, l'obiezione di coscienza consiste nel rifiuto di obbedire ad un ordine che è contrario ai miei convincimenti, cioè nel rifiuto di far parte di uno strumento che è oppressivo per tutto quanto ho già detto. Da ultimo, dichiaro che è mia intenzione consegnarmi entro breve tempo, al completo esaurimento di tutti quei compiti che ritengo connessi direttamente con quelli che sono i principi stessi della mia militanza e perciò all'origine del mio attuale rifiuto.
Giugno 1970.
FRANCO ZARDONI
in La Voce dei Poveri: La VdP settembre 1971, Settembre 1971
Luigi Sonnenfeld
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