Forse mai, come in questo numero doppio di pagine ma specialmente così pesante di problemi e segnato da tanta sofferenza ma anche di intensa lotta e ricco sol tanto di una profonda speranza, il titolo «La voce dei poveri» risponde autenticamente al contenuto.
Perché finalmente, oggi come oggi, i preti veramente consapevoli della crisi che travaglia il clero, non possono non sentirsi che dei poveri.
Una povertà che affonda le radici nel non sapere più nemmeno cosa è il prete, quale è e in che cosa consiste la sua collocazione nel vivere del nostro tempo, se ancora ha una identità, una missione, una giustificazione....
Che vi sia ancora una copertura (ormai scopertasi come una falsificazione o peggio ancora una alienazione) fatta di forzature di importanza personale e di casta privilegiata e di missione ministeriale in seno alla comunità cristiana e alla convivenza civile, rivela e indica semplicemente una povertà che rischia i limiti della miseria: par d'essere dei claudicanti che si danno arie di camminare diritti e spediti a forza di stampelle.
Noi della comunità siamo contenti di questa crisi, siamo contenti che il clero sempre più sia ridotto sul lastrico a guadagnarsi la giustificazione a stare a questo mondo, come sacerdoti, pagando serenamente e liberamente il prezzo occorrente a presentarci e offrirci come gente spiegabile soltanto e unicamente con Dio, Gesù Cri sto, l'Amore e la Fede, le scelte cristiane fino alle misure più totali come non possono non essere quelle che giustificano un impegno di vita sacerdotale.
A settembre ci sarà il Sinodo dei Vescovi, che tra l'altro (si tratta della giustizia nel mondo, nientemeno!) tratterà il tema e il problema del sacerdozio.
Non soltanto non ci ha soddisfatti ma ci ha profondamente preoccupati il documento che sarà alla base della discussione.
Abbiamo pensato che fosse Amore fraterno offrire ai Vescovi e ai nostri amici, preti o no, le riflessioni che sono le motivazioni del nostro sentirci sacerdoti.
E dalla fatica di ogni giorno, ma specialmente dal pagare quotidiano una ricerca di sincerità sacerdotale, che abbiamo messo insieme queste pagine.
Sicuramente incomplete e confuse, non dottrinali e sapute senza dubbio, esse significano soltanto la nostra gioia di essere sacerdoti e la nostra scélta, ravvivata e nuova ogni mattina, di voler giocare la nostra vita, in questo sacerdozio che sentiamo e crediamo profondamente Pensiero di Dio, Mistero di Cristo, Realtà del Popolo cristiano, grazia di salvezza per l'umanità intera.
1 - La prima riflessione è del Padre domenicano Dalmazio Mongillo, nostro carissimo fratello sul documento-base per il Sinodo.
2 - Segue una ricerca dì motivazione e di chiarificazione sul sacerdozio, venuta fuori da una ricerca che ha impegnato tutta la comunità.
3 - Una considerazione sul sacerdozio e sacerdoti di Don Luigi.
4 - La indicazione della nostra esperienza di comunità sacerdotale di don Beppe il pescatore.
5 - La precisazione della nostra comunità di uomini e donne di Maria Grazia.
6 - Come intendiamo e vediamo la nuova parrocchia di don Luigi e Maria Grazia.
7 - La precisazione concreta del sacerdozio come responsabile e inequivocabile scelta di classe dei due preti operai Giuseppe e Mario.
8 - La necessità irrimandabile di decidere fra sacerdote o prete di don Sirio.
9 - L'esemplificazione per noi profondamente tipica di sacerdozio, scoperta in Teilhard de Chardin di don Rolando.
La Redazione
in La Voce dei Poveri: La VdP giugno-luglio 1971, Giugno 1971
Luigi Sonnenfeld
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