Un comandamento nuovo

L'impegno fondamentale per una autentica e seria vita cristiana resta chiaramente tracciato davanti ad ogni cuore dalle parole dette da Gesù ai «dodici», nell'intimità così drammatica della cena di Pasqua: «Vi lascio un comandamento nuovo: amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato». Sono come il suo «testamento», le ultime volontà dell'Amore fatto carne prima di scendere nella notte della morte, indicazione precisa di che cosa sia nel pensiero di Dio vita eterna, regno dei cieli, nuova nascita, resurrezione,
A queste parole è saldamente ancorata tutta la spiritualità cristiana, come a pietra angolare, per la costruzione della personalità umana, singola e comunitaria, secondo le dimensioni e le misure del Cuore di Dio.
In queste parole è dichiarato il destino, il senso, la ragion d'essere della Chiesa: realtà di comunione, vite fuse nell'unità, muri di separazione abbattuti, esistenza riscattata dalla disperazione e dalla frammentarietà, volto di Dio riflesso visibilmente nella concretezza di una storia umana sorretta e costruita solo dall'Amore.
E' assolutamente indispensabile che l'impegno di ciascuno di noi tenda a realizzare questo «comando» che è «nuovo» perché si rifà direttamente ad una misura, ad una profondità, ad una capacità di latitudine che è quella stessa del Figlio di Dio. Di un cuore umano, cioè, dove l'infinito rompe la grettezza del finito, dove i limiti non esistono più, dove tempo ed eternità si fondono, dove il Padre e i figli sono consumati nell'unità.
E' una parola che ci chiama dalla nostra solitudine, dal deserto dei nostri egoismi, dal cerchio chiuso dell'«io», per aprirci ad una visione della vita fatta ad immagine e somiglianza di chi l'ha creata, per allargare i nostri cuori alla vera dimensione per cui sono fatti, per farci comprendere che «pur essendo molti, noi formiamo un solo corpo», un solo pane umano, una storia e un destino unici. «Non più molti, ma una sola carne»; non più «io», ma «noi», saldati insieme dal soffio di Dio che è Amore.
Restando vero e bellissimo tutto questo, c'è qualcos'altro di «nuovo» che nasce dalle parole di Gesù ed allarga all'infinito l'impegno cristiano.
La «novità» del comando di Cristo esige anche che, al di là di una fraternità d'amore costruita fra tutti coloro che sono «suoi», questo mondo nuovo venga diffuso e dilatato «fino agli estremi confini della terra».
Per «amarci come Lui ci ha amato» in verità, bisogna che il fuoco non sia nascosto sotto la cenere, la lucerne sotto il moggio, la città dietro la montagna. Bisogna che il fuoco divampi e bruci ogni ostacolo, spezzi ogni catena, abbatta ogni barriera all'Amore.
Bisogna che tutta questa realtà di bene non resti chiusa dentro i bastioni della città sazia e ben provvista, ma scivoli via per le strade, lungo le siepi, sulle piazze battute dal vento e bruciate dal sole e riempia i cuori dei poveri, dei dimenticati, dei senza speranza, degli abbandonati ai margini della via. E insieme scuota il sonno degli indifferenti, la falsa pace degli egoisti, la sicurezza dei sazi; rovesci i troni dei potenti e dei forti, spacchi le chiusure ermetiche di chiunque appartenga alla categoria dei «ricchi».
Novità di un comando quindi che obbliga ad uscire allo scoperto e a lottare coraggiosamente per togliere dalla trama della storia non soltanto l'odio ma le sue cause, non solo l'ingiustizia o la violenza o lo sfruttamento, ma le loro radici, i loro remoti e misteriosi motivi. Impegno quindi non solo per avere un cuore buono, ma per strappare dal petto dell'umanità il cuore di pietra e sostituirvi un cuore di carne, della stessa carne del Figlio dell'uomo.
Comando nuovo che richiede una seria capacità di lotta, perché è Amore che non si stanca, che non cerca niente per sé, che non fa soprusi, ma tutto spera, tutto sopporta, tutto rischia pagando di persona.
Amore che è come fiume che dopo aver riempito fino all'orlo il suo corso trabocca e allarga sempre più ogni angolo di terra, per affogarvi tutto ciò che nasce dalle nostre radici malate e dar vita ai germi che Dio ha deposto da sempre nel segreto di ogni cuore.
Comando nuovo perciò che costruisce una Chiesa che è lievito, sale, piccolo seme che si perde dentro la vita, per morirvi e far nascere il Regno di Dio; e non una Chiesa fortezza, casa sbarrata, campo trincerato, ai cui bordi si muore di fame, si uccide, si opprime, si calpesta il volto di Dio nei fratelli. Una Chiesa che è piccolo gregge di agnelli in mezzo ai lupi, povera barca nell'oceano, stella nella notte, pane sulla tavola di tutti. Chiesa di uomini e donne che si amano ed amano come Lui ha amato; che si perdono come Lui si è perduto; che danno la vita per gli amici come l'ha data Lui.
Realtà d'Amore che non s'accontenta di scaldarsi al proprio fuoco, ma che non si dà pace finché non l'abbia acceso nella notte di ogni uomo.


don Beppe


in La Voce dei Poveri: La VdP maggio 1971, Maggio 1971

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