Quest'anno il Natale mi ha costretto a prendere coscienza di un fatto sconcertante nel Mistero cristiano, legato all'Annuncio della Natività di Dio nel destino dell'umanità: appena la terra accoglie nella sua nudità il Suo Signore, intorno a Lui quasi immediatamente comincia a scorrere sangue umano. Sangue innocente, di bambini appena venuti alla luce della vita, sopraffatti dalla violenza e dalla crudeltà di un padrone del momento. Bambini morti «per causa di Gesù», come a dire «per colpa sua»: innocenti che pagano il prezzo richiesto dalla paura di un potente, dalla sua voglia di dominio, di sopraffazione, di sfruttamento.
Intorno alla culla di Betlemme, insieme al grido di gioia degli angeli, all'annuncio di pace per tutta la terra, all'esultanza dei pastori e dei magi, bisogna saper ascoltare - nella nudità della Fede - questo grido di sangue, questo lamento lacerante di chi «piange i suoi gli e non vuol esser consolata perché non sono più». Queste piccole vite stroncate così brutalmente, sono il primo prezzo cruento dell'Incarnazione, quasi una profezia muta che fa già pensare alla Croce.
E' davvero mistero infinito questo entrare di Dio, con Gesù, nella vicenda umana, nella storia e nel destino degli uomini, assoggettandosi al suo terribile andamento, lasciandosi sopraffare, portar via, senza resistere, senza stroncare la violenza della malvagità, dell'odio, della brutalità del cuore umano. Questo entrare nella vita dell'umanità accogliendola interamente, partecipandola fin nelle sue più abissali oscurità, assaporando fino alla feccia il calice di questa esistenza senza Dio, e perciò senza Amore, senza Pace, senza Giustizia.
Ci sarebbe da restare scandalizzati da questa impotenza di Dio in Gesù; da questo suo accettare che il mare dell'odio e dell'egoismo continui ad affogare l'amore, a lacerare vite umane, a far scorrere sangue innocente.
Eppure il Natale è così: questo entrare silenzioso e nudo di Dio nel nostro cammino, questo suo scendere nella nostra notte, lasciandosi inghiottire dal buio per accendere la luce della vita proprio alle radici dell'esistere umano. Un accogliere senza limiti, un obbedire senza condizioni, un dire di «sì» senza misura, un'offerta di sé, della propria carne e del proprio sangue, carne e sangue di Dio fatto uomo, perché vi si compia e vi si consumi perfettamente il destino tragico dell'esistenza degli uomini e vi trovi la sua Trasfigurazione e la sua Redenzione.
Com'è misterioso questo Dio che nasce nel nostro deserto, nella nudità della sua carne, che non brandisce la spada, non appicca il fuoco alle nostre costruzioni distorte, non frantuma i nostri cuori di pietra: ma subisce, prende su di sé, si lascia schiacciare dalla vita così com'è fatta, accetta che gli innocenti intorno a lui siano sopraffatti senza sapere perché. E così per tutta la vita, dalla nascita alla tomba, dalla culla alla croce, dal seno di sua madre al seno della terra. Dio che ci scioglie accettando le catene, ci dona la vita morendo, ci fa liberi figli di Dio facendosi schiavo dell'uomo.
E questo misterioso destino che dura da sempre: dall'inizio del mondo sino alla fine, dall'alba al tramonto della storia. Questo sangue di bimbi innocenti mi sembra che stia come all'incrocio del cammino umano, segno misterioso di tutto il sangue innocente sparso sulla terra prima e dopo Gesù e ancora oggi sulle nostre strade, dagli Erodi di oggi che credono di poter affogare nel sangue il cammino di Dio. Perché Dio cammina con noi, dentro la storia, proprio come allora, come in quel Natale bagnato di sangue. E oggi come allora, come sempre, Dio si lascia sopraffare, schiacciare, uccidere dalla malvagità umana per guidare la storia verso la salvezza. E il sangue degli innocenti gronda come allora intorno al Natale di Dio, e il fiume si è ingrossato, fino a diventare un mare. E il grido inconsolabile è più alto, più lacerante, più tragico.
Rachele ormai ha il volto di migliaia di madri inconsolabili, ha il volto stesso dell'umanità.
Questo grido che spezza il cuore, questo pianto che non tace, questo sangue che scorre senza posa, non può però spengere la luce del Natale: anzi, gli dà il suo vero senso e il suo infinito valore.
Non c'è una lacrima che va perduta, non c'è una sola goccia di sangue innocente che si perde, perché Dio ha mescolato il suo pianto e il suo sangue al nostro, è sceso nella nostra notte e porta la storia nelle sue mani forate.
don Beppe
in La Voce dei Poveri: La VdP febbraio 1971, Febbraio 1971
Luigi Sonnenfeld
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