Il dialogo cristiano

Non è per aggiungere qualcosa al gran discorrere che se ne fa, in questo nostro tempo, circa il dialogo. Al solito poi affrontiamo i problemi senza averli particolarmente studiati: questo nostro fogliuzzo non ha intenti dottrinali e nemmeno culturali. Non esce dall'intelligenza, ma piuttosto dal cuore. Non nasce dai libri letti, ma forse assai da quel po' di preghiera che cerchiamo di fare. E nemmeno è frutto della saggezza umana corrente, quella degli uomini grandi, dei gruppi al potere, dei maestri di dottrina e di spiritualità. E' raccolto dal di dentro della povera esistenza umana, quella che soffre sempre perchè non conta nulla, dal cuore del povero popolo che non ha altra soddisfazione e speranza all'infuori del sognare come sarebbe bello il mondo se non vi fossero troppi sapienti, troppa gente che vive alle spalle degli altri, troppa gente che a forza di cercare il bene, la felicità di tutti, ti impediscono perfino di respirare liberamente, a pieni polmoni, che pare che nemmeno esista più l'aria buona e fresca, quella del mattino quando il cielo è terso, limpido come l'anima di un bambino e il respirare è semplice e schietto come un sorriso.
E poi naturalmente ci rifacciamo per mettere insieme questo fogliuzzo, a quel libretto che è il Vangelo. Forse è vero che lo leggiamo un po' troppo senza tener d'occhio le note a pie di pagina: cerchiamo invece di tenere il cuore aperto, senza timore, a tutta la violenza di Amore di cui trabocca e ci lasciamo tranquillamente bruciare gli occhi da tutta quella luce, che poi, abbacinati come ci lascia, ci impedisce, può darsi, di vedere bene a fuoco le importanti cose dei mondo. Ma non ce ne importa gran che anche di passare poi per dei sentimentali, per gente astratta, per dei sognatori. Sul Vangelo è raccontato che il Figlio di Dio, gli uomini saggi e potenti diverse volte l'hanno fatto passare per pazzo. Essere suoi discepoli e seguaci anche in questo, sentirlo Maestro anche di pazzia, non pensiamo affatto che sia disdicevole per un cristiano: perchè, diceva ancora Lui, non vi è gloria più grande per un discepolo che essere trattato come il suo maestro. Forse, a volte, sarebbe bene che, in quanto cristiani, ci vergognassimo un po' di tanta saggezza e prudenza, equilibrio, diplomazia, ecc. Tutta roba che non ha niente a che fare col cristiano autentico, seguace di Uno che cammina per le strade, colle mani legate, fra i poliziotti del tempo, rivestito della tunica bianca, quella dei pazzi.
Detto questo, torniamo al dialogo e quindi diciamo subito, al di là di ogni complicazione dottrinaria e prudenziale, che sentiamo il dialogo come l'offerta del Cristianesimo al mondo. Il Vangelo è annuncio, è predicazione, è la Parola parlata a voce e gridata con la vita. A tutte le creature. E' testimonianza fino agli ultimi confini della terra.
E questa universalità nasce dall'infinito Amore di Dio: se conoscessimo appena la violenza di espansione dell'Amore di Dio. E non possiamo non sentire nel nostro povero cuore il premere che dev'essere nel Cuore di Dio per l'effondersi, l'allargarsi, il cercare di perdersi in misure infinite, della Sua Verità, della Sua Bontà. Devono essere stati terribile sofferenza, come i quattro chiodi che l'hanno fissato sulla Croce, i confini della sua terra, per Gesù e i limiti del suo popolo, quei trent'anni di Nazaret e quelle lunghissime e pur tanto brevi strade, assolate e sassose, del suo correre affaticato dalla Galilea alla Giudea, durante la sua vita pubblica. E se poi gli apostoli e S. Paolo hanno camminato così tanto in quei pochi loro anni, era sicuramente per la spinta irresistibile dello Spirito Santo «che è come il vento e non sai di dove viene e non sai dove va», ma doveva essere perchè avevano scoperto l'ansia di Gesù di arrivare a tutti gli uomini e toccare i confini del mondo.
E questa universalità del Vangelo nasce anche dal diritto che tutti gli uomini hanno alla Parola di Dio. No, non accettiamo che vi possano essere ritegni e riguardi: suonerebbero distinzione e separazione. Allontanamento e disprezzo e quindi non Amore e quindi negazione di Cristianesimo. Tutta la libertà di non gradire 1a Parola, di resistere alla Verità, di respingere il Vangelo. Anche tutta la libertà di approfittarsi della Parola e cioè dell'Amore, come loro aggrada. Anche di prendersene gioco, fino a rivoltarla contro, fino a farsene strumento per i loro disegni.. tutto quello che vogliono, ma l'Amore non si arrende, non si stanca, non si esaurisce. Se non altro, continuerà ad essere Amore chiedendo perdono perchè non sanno quello che fanno. Ma si offrirà fino all'ultimo respiro, continuerà a donarsi anche dopo la morte perchè quella morte è rendere eterno l'Amore: lo nasconde nella vita degli uomini come il pugno di lievito nella massa di farina, come il chicco di grano che si sfa sotto terra per moltiplicarsi.
I dialogo per noi cristiani non è «parlo io e parli tu», botta e risposta, non è una lotta a parole, a discorsi, a dottrina, a conferenza, a pagine di riviste e a pile di libri il nostro dialogo è un rapporto di Amore che parte da noi come offerta, a cuore aperto, con la sola sicurezza che è Amore, comunque venga accolto, e questo ci basta perchè sappiamo bene che noi nel mondo dobbiamo essere «il sole del Padre celeste che splende sul campo del buono e del cattivo, la Sua pioggia fecondatrice che scende sul campo del giusto e dell'empio». Ogni altro dialogo non ci interessa né tanto ne poco. Non lo sentiamo il dialogo cristiano col mondo.
E' terribile la qualificazione profonda, essenziale che comporta quell'aggettivo «cristiano» accanto alle realtà umane e terrene. Rimangono valori umani, ma entrano nel Mistero di Dio fatto Uomo e divengono unicamente suoi, con una originalità assoluta, inconfondibile. Diventano metodo, modo d'esistenza cristiana. Realtà che devono essere vissute, con serenità e normalità, ma non più nel loro significato, nella misura del loro valore umano, nella consuetudine ormai accettata fra gli uomini: devono invece essere vissute nella consacrazione che Dio ne ha fatto, nel come Lui le ha usate, nella finalità per le quali le ha scelte.
Il dialogo cristiano è un rapporto particolare stabilito da Gesù Cristo fra gli uomini. E' di una originalità assoluta. Inconfondibile. E' un parlare fra gli uomini che può essere vissuto solo dai cristiani. E' un parlare all'altro che solo il cristiano conosce e solo il cristiano può affrontare. Le sue tecniche è possibile conoscerle soltanto cercandole nel Vangelo. Gesù unicamente ne è il Maestro. I suoi risultati non possono essere posti o pretesi altro che secondo quello che il Vangelo insegna e racconta.
Quando il dialogo è invece secondo le norme umane, le saggezze umane, le tecniche umane, i metodi umani, va bene, d'accordo, è dialogo intelligente, prudente, attento, sicuro, producente ecc., ma non è dialogo cristiano.
E dove non c'è di Lui, di Gesù Cristo, vi fosse pure tutta la sapienza di questo mondo, si ottenessero tutti i risultati più splendidi, si evitassero tutte" le complicazioni più pericolose, c'è dell'inutile, c'è soltanto del vuoto.
E pensiamo che non interessi a nessuno, all'infuori di quelli che si ubriacano volentieri di parole, a cui piacciono le belle conferenze, a cui interessa tenere il nemico a bada, difendere le posizioni col filo spinato dei sillogismi, con le mura fortificate dal cemento armato della scienza anche sacra.
Allora capita che il nostro dialogo diventa un soliloquio, triste e lacrimoso. Difatti stiamo lamentandoci che alle prediche nessuno viene più, organizzare conferenze religiose è ormai tempo perso, corsi d'istruzione ormai nessuno li segue più, il catechismo è il grande ignorato, ecc.
Sì, i motivi dell'impressionante sparizione di dialogo col mondo da parte dei cristiani e quindi della Chiesa, sono tanti: ci si perdoni però se osiamo aggiungere ai tanti e angosciosi motivi anche il fatto che il dialogo fra noi e il mondo non è spesso quel dialogo cristiano, rapporto col mondo fatto unicamente di Amore, di cuore aperto, di parola gridata con la vita.
E ci viene in mente, ma più ancora nel cuore, Papa Giovanni, questo meraviglioso e commovente dialogo cristiano con tutto il nostro mondo moderno.

La Redazione


«Alla mia povera fontana si accostano uomini di ogni specie. La mia funzione è di dare acqua a tutti. Il lasciare buona impressione anche sul cuore di un birbante mi pare un buon atto di carità che a suo tempo porterà benedizione».
«La mia vita deve essere come l'incenso. Non adoperato è materia amorfa: gettato sul fuoco arde e diffonde nel tempio del Signore odore di soavità deliziosa».
«Bisogna addolcire, temperare, volgere al meglio». «Tutti i giorni, come tutti i mesi, sono del Signore: perciò sono tutti ugualmente belli».
GIOVANNI XXIII




in La Voce dei Poveri: La VdP giugno 1965, Giugno 1965

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