A tre preti
Cari fratelli,
che siete stati così tanto presi e trasformati da Dio, vorrei potervi dire il mio Amore e la mia Fede in voi. So che siete molto poveri, indifesi, sbandati come chi ha il cuore troppo grande e non sa più dove andare né cosa fare. So che in voi non c'è altro che Lui e nessuno potrà trovare appoggio né sicurezza umana, o ricerca di sé. Siete anche tormentati dalla voglia di «fare», di testimoniare, di vivere con coerenza. Ma vi riesce difficile perchè intorno a voi sembra farsi il largo, e le possibilità concrete si dileguano. E' perchè i poveri fanno sempre paura, non sono bene accetti; si teme che ci chiedano troppo, che vengano a vivere nella nostra casa e avanzino dei diritti. Tanto pili quando sono dei cristiani, e sanno di essere la speranza del inondo, l'umanità più vera, la semplicità, il ricordo di Gesù. State soffrendo la pena della povera gente che viene respinta, e della creatura a cui Dio ha tolto tutto perchè non rimanesse che il desiderio di Lui.
Cari fratelli in fondo quello che vi sta succedendo è molto logico, non può essere diversamente. Non credo che quest'ansia di Amore vi si acquieterà quando avrete trovato una strada pratica. Perchè non sarete mai persone come le altre; non vi darà sicurezza - se non per breve - il fare parte di una comunità, o lavorare o scrivere, l'unico contatto con l'infinito è la preghiera. E' così quando Dio entra nell'esistenza umana, perchè renderci simili a Lui vuol dire farci diversi. La nostra vita non è più questa vita, le cose sono diventata un segno solamente. Lo capisco che ci vogliono lo stesso, se no la Sua presenza brucerebbe tutto-e poi perchè siamo uomini e dobbiamo continuare a vivere. Anche Maria e Giuseppe hanno vissuta un'esistenza precisa e «raccontabile» pur vivendo accanto a Dio. Anche noi lo dobbiamo, e poi è l'unica maniera per comunicare con gli altri, è come il solco in cui Lui può gettare il Suo seme.
Ma per adesso non vedete la strada e non sapete in che direzione andrà. Vi ha tolto anche questo, e io non Gli chiedo di darvi un cammino preciso perchè vi amo troppo per non dirGli di fare di voi ciò che vuole, così come lo domando per me. Ma Gli chiedo di aiutarvi ad essere fiduciosi e abbandonati; che questa esperienza di dolore non vi faccia adulti, ma vi mantenga bambini. Vorrei che voi non cercaste come fanno gli altri che hanno in mano la loro vita. Come se voi poteste testimoniare o fare vedere. Perchè non siete altro che esistenza umana scelta da Lui, da impiegarsi secondo i Suoi piani. Un nulla nella storia dell'umanità, un piccolo punto che deve lasciarsi porre nel luogo prescelto per servire di congiungimento agli altri punti. Vi prenderà e vi metterà in un luogo come e quando crede, ma sarà Lui a fare tutto, a voi non è dato che di acconsentire. Che la vostra ricerca di una via sia umile e serena e paziente. Che Gesù vi aiuti a non viverla incerti o tormentati, ma a raccogliere questo periodo e accettarlo facendovi formare da Lui. Che tutto ciò che vi sta dando non cada nel vuoto, ma diventi maniera di essere finché Dio non vorrà che si trasformi in agire.
Cari fratelli, vi ringrazio di essere così poveri perchè mi siete garanzia viva che Lui Ama la povera gente e che le Sue sono sempre strade di povertà. In voi ho tutta la Fede, l'Amore, il rispetto di cui sono capace, e con voi spero in Gesù.
M. G.
Il regno di Dio
Cara Sorella,
Mi chiedi di parlarti del Suo Regno. Tutto quello che c'è nel mio cuore di prete e di cristiano te l'offro con gioia. Non è sapienza, né «ricetta» assoluta; non viene da una «cattedra». E' solo quello che ho imparato lasciando al Vangelo di scendere come sangue vivo nelle profondità, dell'anima. Soprattutto nella preghiera, quando le cose si fanno più chiare, perchè Lui solo parla e ci porta sull'onda del Suo Mistero.
Il Suo Regno, vuoi che ti dica cos'è, come si fa ad appartenergli, come si deve servire: è come se tu mi chiedessi un pezzo di cuore, ma mi ci provo lo stesso. Dopo, spero, ci sentiremo più «fratelli», perchè quando si spartisce l'Amore, la comunione di vita non può che aumentare. Saranno solo povere parole, un balbettare nel vento: perché parlare dell'Amore di Dio, dell'Amore che è Gesù, al meno per me, è tanto tanto difficile. Dio stesso che diventa Vita e Principio di tutto, la Sua Verità che diventa Luce per la nostra intelligenza, fuoco al nostro cuore, modo di stabilire i contatti fra tutte le creature, per cui tu non sei più una estranea, una che ha un nome, una storia una casa, il sangue diverso dal mio, ma mia «sorella», una della mia stessa casa, unita al mio destino. E così per tutti, per chiunque incontro sulla mia strada, per tutta la mia gente di questo paese, per tutti quelli che non conoscerò mai, su tutte le strade del mondo: ogni uomo, ogni donna, ogni creatura che diventa qualcosa di me, fratello e sorella, uno della mia stessa famiglia.
E tutto questo in nome di Dio, di Gesù, del Suo essere venuto fra noi, uno come noi; dell'aver accettato come Verità unica la Sua Parola, come unico modo di pensare il Suo Pensiero e come modo d'esistenza tutto quello che Lui ha vissuto e accettato e voluto per Sé. Gesù che diventa motivo e metodo di vita. Unico specchio e misura dell'esistere mio e del mio rapporto con tutti. Lui, la strada dove ogni giorno cercare di volgere i passi, chiamando a gran voce tutte le creature della terra. Come faccio, sorella, a raccontarti l'Amore di Dio che mi rende buono lo sguardo, quando lo poso sui bambini, sui vecchi, sulla prostituta o sull'assassino di un povero negro americano: credo che tu stessa sai bene tutto questo! Questo entrare di Dio in noi e rendere tutto Amore e Bontà e Gioia; anche il morire e la sofferenza e le ore disperate. Anche se a volte la paura ritorna, e il buio cresce di nuovo; e sembra che uno debba di continuo ricominciare da capo. Come il sole ogni mattina ricomincia a vincere il buio della notte e a salire sull'arco del cielo. L'Amore, credo sia sempre un continuo attendere e ricominciare a cercare l'incontro, la comunione. Dio ci dona qualcosa di sé, appaga la nostra fame e sete di Lui, e subito scava nuove esigenze e vuoti perché il nostro cuore Lo desideri ancora di più e si spinga sempre più avanti. E' davvero un fuoco divorante, come la Bibbia ce lo presenta tante volte. Qualcosa che consuma e ci rende strani, come se fossimo gente pazza, fuori strada. Sto sentendo tanto in questo tempo il Regno di Dio proprio come irrompere violento del Suo Mistero di Pace, di Bontà di Giustizia, di Amicizia, di Speranza, di Gioia in noi, nella storia del mondo. Tutte queste parole - ed è questa la cosa stupenda - si consumano tutte in una sola Parola, che dice tutto il Regno di Dio: Gesù. Il Regno è Lui, il Tesoro, la Perla preziosa, il Seme, la Vita e l'Amore.
E quando uno ha capito che Gesù è Realtà e Verità viva per tutti, allora l'essere poveri, semplici, piccoli, trasparenti, buoni e a servizio degli ultimi diventa il nostro quotidiano impegno. E sarà sempre una gran fatica, un far violenza a noi stessi, a tutto ciò che ci invita a rinchiuderci al calduccio della nostra piccola casa, nelle nostre piccole preoccupazioni, invece di uscire fuori, e metterci in cammino tra i più poveri, i più soli, i più disperati. Per essere Lui che ancora vive e cammina con tutti, lungo l'arco della storia. A volte penso tanto che dovremmo essere la Sua Liturgia viva, il Mistero della Sua Presenza che continuamente si celebra dentro il destino di tutta l'umanità. A volte ho paura che sia tutto una favola, troppo bella, fatta apposta per tenerci buoni e non farci gridare di disperazione. Allora credo che il Regno di Dio sia tutto nell'andare avanti nella Speranza, giocando tutto, nonostante il buio e la solitudine e la paura dell'assurdo. Siamo molto complicati, so reità! Questa piccola «zolla di terra» che siamo ci dà un bel da fare; ma prima o poi dovrà pure diventare il Suo giardino, pieno di fiori e anche di frutti. Lo ha promesso Lui: succederà di sicuro. Non importa che noi ce ne accorgiamo: ciò che conta è cercare di essere sempre più trasparenti a Lui, perché sotto il velo della nostra debolezza e incapacità, chi ci passa vicino riesca a scorgere il Volto di Gesù.
Io chiedo sempre allo Spirito Santo che ci abita in cuore di far sempre più violenza, di togliere sempre più il velo, perché la Luce di Dio risplenda nella casa di tutti.
Forse il Regno di Dio è soltanto un gioco: un permettere a Dio di giocare con noi liberamente, come un bimbetto con la sua palla. Lasciare che Lui ci prenda e ci lanci dove vuole, sicuri che verrà a riprenderci, prima o poi, con le Sue stesse mani. Voglio chiederGli sempre di più che accettiamo tutti di essere adoprati liberamente per il gioco di Dio, perché forse vuol dire questo Gesù nel Vangelo quando parla di essere «come bambini» per entrare nel Suo Regno. Dimenticarsi di quello che siamo, contenti di stare nelle Sue mani ricche d'Amore.
Ti ho raccontato un po' la storia del Mio Amore; avrei potuto continuare a balbettare ancora, ma è meglio tornare a guardar Lo in silenzio, portando tutti davanti a Lui.
Domani il Vangelo parla del Tabor e della trasfigurazione: il Mistero del Regno è proprio in questo stare con Lui, accenderci il Volto della Sua Luce e scendere verso la valle dell'esistenza d'ogni momento portandoci la Fiamma viva del Suo Amore.
Fraternamente.
don B.
Il nostro convento
Miei cari amici,
Che bello leggere di voi, delle vostre esperienze, del vostro amore semplice e generoso a Gesù. Che bello sapere che mi siete compagni di esistenza! Ho tanto pensato alla lettera dedicata ai preti, agli sposi, alle ragazze alle suore. Ho pensato a voi amici che le avete scritte e non meravigliatevi se vi dico che facendo la vostra conoscenza ho quasi pianto di gioia: siete così diversi tra voi e pur così identici, così complementari l'uno all'altro, così indispensabili... Non m'importa di conoscere i vostri volti per dirvi che vi voglio un bene immenso e che mi rappresentate il mondo intero e l'unità in Gesù.
Vorrei dirvi di me, anch'io, perchè mi pensiate, mi aiutiate e mi amiate. Non posso dire che non sono nulla perché c'è ancora talmente tanto di me nel mio cuore, che vi mentirei. Posso dirvi che anch'io ho donato tutta la mia vita a Gesù. Ci sono arrivata, almeno fin qui, in maniere imprevedibili come sono le vie della grazia, a volte contro corrente, mai in maniera tranquilla. Le lacrime sono state tante, ma ora è passato, ora Gesù è con me. L'ho incontrato quasi per caso, arriverei a dire per forza, come quando tutte le altre strade non hanno uscita. Mi è stato impossibile negarGli la mia esistenza anche se a volte, Gli avrei tanto volentieri gridato di no. Ma Lui sa bene come prendere una natura troppo ardente e ribelle e si fa più vicino per aiutarla. Il lavoro duro comincia dopo, quando la volontà deve essere obbediente e fedele minuto per minuto quando l'amore deve semplificarci tanto da non cadere nella tristezza, nella mancanza di fede, nel desiderio di svincolarci.
Sorella che hai fatto voto di verginità, a te vorrei dire che anch'io mi sono chiesta come doveva essere la donna secondo il pensiero di Dio, proprio per essere più sposa per diventare davvero donna. Ho semplicemente pensato che «la Donna» creata da Lui apposta per essere scelta era Maria e che quindi tutto per noi dipendeva dal cercare Lei, dall'imitare Lei in tutto.
Per me è stato chiaro che non dovevo lasciare il mondo. Avrei trovato la «mia via» profondamente mischiata agli uomini, nella maniera più anonima possibile, come Maria a Nazaret. E' così che non mi è più possibile avere un abito, un segno esteriore qualunque, che mi distingua dalle altre donne del mondo, come Maria nel suo villaggio e per le strade di Palestina era solamente, offriva solamente una donna qualunque. Il Mistero di Amore era conservato nel suo cuore, nell'intimità più profonda del suo essere così specialmente «riservata a Dio».
Come Lei dovevo quindi accettare, contro ogni desiderio umano, l'assurdo di una vita consacrata e pur vissuta in pieno mondo.
Quando Maria ha cominciato a portare nel suo seno Gesù perchè aveva accettato e creduto nell'assurdo, da quel momento ha cominciato a portarlo in giro in mezzo agli uomini inconsapevoli che quella donna comune che incontravano portasse Dio. Come vorrei che il piccolo Gesù potesse tanto crescere in me che anch'io lo potessi portare e donare a tutti quelli che incontro nella vita di tutti i giorni...
E' così che il mio «convento» è diventato il cielo della mia città, le case, l'autobus, gli ospedali, la mia stanza e... anche me stessa. Sapeste miei cari amici come sono felice di tutto ciò! E' chiaro che ancora non sono riuscita a realizzarlo, forse non vi riuscirò mai, ma è il sogno caro della mia vita perché mi pare la volontà di Dio a mio riguardo.
«Riservata a Lui» vuol dire «riservata a tutti» proprio tutti e in mezzo a tutti, comunemente. Vivere i misteri della Sua vita così, nel mondo, sconosciuta, inosservata. Ho tanta paura anch'io della solitudine e so che questo è un grave torto che faccio al nostro grande «Amico». Ma so bene che vivere così sarà un rischio, perché niente, proprio niente ti protegge. Tuttavia è meraviglioso donare così a Gesù ogni potenza di amore perché allora, nella fedeltà, è qualcosa di più che essere «sposa»...
Allora l'anima va in giro cantando per le strade, attenta, attentissima ad incrociare lo Sposo, dovunque, quasi più dolcemente negli occhi di un povero, di un malato, di un solo, di un disperato, di un tradito, che nel Sacramento stesso.
Vorrei che il Signore Gesù fosse così tanto dentro di me che il mondo potesse riconoscere che Gli appartengo totalmente non per l'abito particolare, non perché frequento qualche convento o conosco qualche prete, non per la croce che porto al petto, ma per gli occhi pieni di rispetto, di verità, di purezza, di gioia e per il cuore divenuto solamente Amore.
Vi abbraccio tutti affettuosamente, vi ringrazio della vostra vita e vi prego tanto di ricordarmi.
C.
Pensieri a 14 anni
A che pro fabbricare tanti aggeggi, tanti modelli di vestiti, barbe, scarpe, capelli.. E via dicendo? A che pro tanti mobili presso che inutili, tante stoviglie, tante macchine e tanto di tutto? Mi sembra che far così sia sciupare il materiale che madre natura ha messo a nostra disposizione. Stupidità umana. Possibile che nessuno ci pensi? Quanto oro, argento, ferro, carbone che la natura ha prodotto con l'impiego di millenni viene così brutalmente preso sproporzionatamente. Possibile che nessuno pensi ai posteri ai quali toccherà usare le nostre case così fatte, per la maggior parte male, con poca cura, non facendo in tempo la natura a riprodurre il materiale? Quando penso a questo, tutto ciò che è in me e che mi circonda si annienta di fronte a questo problema. Oggi tutto il lusso, sfarzo, pranzi a non finire, lutto aumenta di proporzione, cibi sempre più ricercati, mentre migliaia e migliaia di uomini muoiono di fame dopo aver tanto sofferto riducendosi a scheletri: bambini che nascono già affamati e affetti da malattie e anomalie, e noi inerii a guardare, silenziosi a questo, pensiamo solo e divertirci, curarci e non guardiamo a loro. E se anche uno volesse fare qualche cosa, viene soffocato dalla società: che può un singolo contro tutta la società? Gli manca tutto, dai mezzi alla preparazione, che non potrà mai essere perfetta se non sarà una comunità ad operare. Fame, fame... per noi il problema non c'è...
Fosca Re
in La Voce dei Poveri: La VdP aprile-maggio 1965, Aprile 1965
Luigi Sonnenfeld
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