La Pentecoste di Maria

Il terzo mistero: «Gesù che ci ha mandato lo Spirito Santo».
La sera prima della sua Passione, il Signore aveva detto ai suoi «Io non vi lascerò orfani». Quando partì, furono veramente orfani, che Iddio non era più presso di loro nella maniera in cui lo era nella persona del Cristo. Però, nel giorno della Pentecoste, Dio tornò nella persona dello Spirito Santo da Lui mandato. Adesso non erano più orfani: l'amico, «l'appoggio», la celeste guida era con loro. La sua opera era di «introdurli in ogni verità» e «dar loro Cristo». Fra coloro sui quali discese lo Spirito Santo era anche Maria; la Scrittura lo dice espressamente e noi possiamo forse intuire quel che dovette significare per Lei il soffio soprannaturale e le divine fiammelle. Tutte le volte che il Vangelo parla di Maria si sente la distanza che separa la madre umana dalla incomprensibilità del suo di vino Figliolo. Ce lo dice soprattutto la frase: «ed essi non compresero le sue parole». Quando viene lo Spirito Santo, introduce anche Lei «in ogni verità»; riceve ciò ch'è di Cristo e glielo dà. Ora gli enigmi si risolvono. Ella riconosce l'opera di Dio e ogni evento trova il suo significato. A noi pure è mandato lo Spirito Santo e perciò non siamo orfani. Egli è con noi, purché noi vogliamo rimanere con Lui. Egli conduce la nostra vita attraverso tutto quello che ha di incomprensibile; noi però dobbiamo lasciarci guidare; quando lo supplichiamo e ci apriamo a Lui con intelligenza ed amore, Egli ci insegna a comprendere Cristo, ed in Cristo la nostra stessa esistenza. Quando poi l'oscurità rimane impenetrabile, poiché la vita terrena è sigillata, Egli ci dà in un divino «ciononostante», come dice Paolo, testimonianza che siamo figli di Dio e la certezza che tutto ci serve nel meglio, quando amiamo Dio».
Dopo la dipartita del Figlio questa vita deve aver avuto qualche cosa di ineffabile nel silenzio della Vergine, nella sua presenza insieme e nel suo rapimento. Non sappiamo quanto sia durata, forse molto a lungo, poiché alla morte del Signore Ella aveva appena cinquant'anni. Come potremo esprimere il mistero del tempo ch'Ella ha passato sotto la protezione del «discepolo che Gesù amava»? Forse diremo ch'Ella non ha più voluto niente; nulla desiderato, nulla temuto, di nulla sentito la mancanza perchè tutto era compiuto. Lo Spirito Santo scendendo sugli apostoli li ha preparati alla loro grande opera; quando nella stessa ora, scese su Maria, Ella aveva già adempiuto il suo compito. Così in Lei non avrà fatto altro che sollevare tutto ad una chiarezza luminosa: da quel momento Maria deve aver vissuto in una luce ineffabile, e in una ineffabile pace. Avrà sicuramente atteso l'ora in cui il Figlio l'avrebbe chiamata, ma certo in modo che la sua attesa era già conscia del compimento.
L'esempio degli ultimi anni di Maria è per noi pegno e promessa.
Ci insegna che non dobbiamo prendere troppo sul serio il tempo perchè, se crediamo, l'eternità è già in noi; che non dobbiamo dare troppa importanza alle miserie terrene perchè «le sofferenze del tempo presente non hanno nulla a che fare con la gioia che deve essere manifesta in noi» e che dobbiamo pregare Dio che ci faccia comprendere come l'eternità sia già nel tempo.

(Romano Guardini)




in La Voce dei Poveri: La VdP aprile-maggio 1965, Aprile 1965

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