"Ho settantotto anni, vado a gonfie vele verso l'eternità. Ebbene, per me non c'è che un personaggio che conta, ed è Cristo. Egli ha un'autorità. La parola di Dio ha creato il mondo. Lui dice semplicemente e dice tutto. Tutto mi riporta a Lui. Se non ci fosse Cristo che cosa faremmo? Allora da questo punto di vista la critica è ben poco. Noi siamo collegati con il mondo invisibile, siamo attaccati a Dio, molto più di quanto non lo sentiamo, con le più intime fibre del nostro essere. Io non sono altro che l'esteriorizzazione d'una delle idee di Dio. Coloro che con l'intimo della loro volontà sono legati a Dio non credo che possano essere rigettati da Dio. Quanto a me cerco di starGli attaccato per quanto posso. Tra poco entrerò nella mia eternità. Credo di non aver mai cercato troppo di comparire; d'altronde l'apparire è stupidaggine, quel che vale è essere.
Il gran giorno dell'eternità è un orizzonte talmente vasto che nulla conta davanti a lui. Nell'attesa cerco di lavorare alla perfezione delle anime, di farle vivere in una maniera ragionevole. La vita è semplice. Basta aver l'intenzione di fare il proprio dovere, e il bene che fate vi vien messo in conto. Per noi cristiani le cose della terra non valgono; l'aldilà è tutto. Nella vita di Cristo vedete come tutto è orientato verso il Padre; lui non fa che passare, e anche troppo presto".
«Cristo per trent'anni, fu un semplice operaio, salvo quando stette con i dottori tra i quali era un ragazzino che pone una domanda. Da lui ci vengono dati i principali atti che indicano la sua potenza. Guarisce e se ne va. La parola è inquadrata in un fatto. Non parla senza necessità. Penso spesso a Mt. 8 v. 20: il Figlio dell'uomo non ha una pietra per posarvi il capo. Cristo è povero, perseguitato, per questo ogni sera va a nascondersi sul monte degli Olivi, per sfuggire ai nemici mortificato, si, ma non macerato. Cristo mangia e beve. Cristo ha scelto tutte queste vocazioni insieme ma non ha voluto che dominasse la macerazione: quando si soffre non si può far bene un'altra cosa, e Cristo ha molto da fare. Non si rovina, e tuttavia non ha nessun riguardo per se. Quando predica il Vangelo va a dormire tardi, si alza prima di giorno e va a pregare. Osservate che cosa mangia: pesce, pane che non sono cose prelibate, e poi la predicazione tra la folla. Mi chiedete se era allegro? Ne triste ne allegro, compassionevole verso il popolo, serio, dolce e umile. Questa è la vita umana moderata, è la contentezza tranquilla. Così le folle seguivano Gesù: masse di povera gente, gli umili, i miti, gli oppressi. Lui stava con loro. Perchè si ripetano ancora fenomeni di simil genere ci vorrebbero dei grandi cambiamenti sociali.
Sul monte degli Olivi Cristo soffre, suda sangue. La sensibilità umana di Cristo doveva essere eccessiva, perchè aveva una natura assai delicata. S'è lamentato. Quando si soffre si può gemere; è la natura che sente e parla al Padre».
"Aveva quasi 33 anni quando fu crocifisso. Che pienezza di vita morale e religiosa in così breve periodo! Se la sua vita privata fu tanto lunga, lo fece perchè voleva essere esempio per la maggioranza e particolarmente per coloro che devono mangiare il loro pane nel sudore della fronte. La sofferenza è una prova; è un'occasione di merito, e la più grande quando è accettata. Toh, io che ho dolor di testa un giorno si e un giorno no, preferirei lavorare piuttosto che sopportare il mio male che è fastidioso.
La morte di Cristo è meritoria a causa della sua obbedienza al Padre. Il Padre non si compiace del sangue ma dell'obbedienza.
Non vediamo mai Cristo malato; doveva avere una forte costituzione. Viveva di elemosine, prendeva le cose come erano, non cercava comodità.
La sua vita apparentemente ordinaria era in realtà straordinaria ed era imitabile da tutti perchè Lui ha vissuto per tutti".
«Cristo s'umiliava davanti a suo Padre ma non davanti agli uomini. Prendete quella che chiamiamo l'agonia: qui è l'umanità che è afflitta, ma la divinità non può esserlo. Cristo si umilia e si rassegna solo davanti a Dio. Quando il sommo Sacerdote gli chiede: «Sei tu il Figlio del Benedetto? - Io lo sono. Non ho mai parlato in segreto, interrogate coloro che mi hanno sentito. Chi sta con la verità ascolta la mia voce». E davanti ad Erode non risponde neanche. Non è cattivo, ma non è neanche tenero. «Dite a quella volpe che ho ancora tre giorni di vita». Il Padre non l'aveva mandato per divertire quella razza di gente. Evidentemente, questo non era il modo di farsi ben volere. Ma i pericoli non lo fermavano. Doveva compiere il mandato del Padre. Doveva essere il modello. Cristo è imitabile da tutti ma nessuno lo può uguagliare. E' un modello incomparabile per le grandi anime. Sarei quasi tentato di dire che Cristo è più vivo adesso che quando stava fra gli uomini, perchè allora seminava mentre adesso la messe germoglia e si estende sempre più».
«Ciò che costituisce la Chiesa sono i Santi. E tra i poveri ce ne sono assai più di quanto si pensa. Le anime sante si trovano più nel popolo minuto che tra i potenti».
«Dio non è una cosa che si possa trascurare, la neutralità nei riguardi di Dio è stata condannata solennemente da Cristo».
«Ci vuol coraggio. Se non ne avessi sarei morto. Capisco come la gente che non crede si faccia saltare le cervella. I miei occhi sono come se sopra ci stesse un gran peso. Ma con tutto questo si può vivere. Quando diventai cieco, credetti di non poter far più niente, di precipitare nella noia. Guardate, sono tanto occupato che non arrivo a tutto: questa è la vita.
La vita è piena di noie, e coloro che meglio le accettano ne hanno meno fastidio. Per servire Dio bisogna stare allegri, e finché non si è come Giobbe provati nel proprio fisico tutte le noie non sono niente».
«I Vangeli sono una fotografia istantanea di Cristo, che esce dall'eternità per rientrarvi».
«Non si perde tempo a prepararsi. Cristo è restato nascosto trenta anni. Appare soltanto per tre anni».
«Gesù Cristo è sempre stato nella lotta fino alla morte. Non s'è mai ritirato nella calma di un rifugio durante la sua vita pubblica, alla quale s'era preparato con un ritiro nel deserto».
«Il nostro fine è l'incrollabile unione con Dio che si perfeziona con l'Amore. Bisogna cominciare ad amare sulla terra Colui che ameremo».
«Credo che possiamo arrivare all'uomo solo con la storia di Cristo, a patto però che sia ben fatta. Quando l'uomo comprende Cristo e crede in Lui, guardate come dà tutto facilmente: osservate i nostri missionari».
«I 12 erano un pugnello in un mondo assai più cattivo del nostro, e lavorarono, e il loro lavoro non fu infruttuoso; e noi dobbiamo continuare il loro lavoro, ed è la stessa forza, il Cristo eterno, che ci sostiene».
«Se vi si dice che - questo non s'è mai fatto -, rispondete con rispetto. Ma quando Cristo apparve si sarebbe potuto dire: questo non s'è mai visto; lasciateci adorare Giove».
in La Voce dei Poveri: La VdP marzo 1965, Marzo 1965
Luigi Sonnenfeld
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