Spesso vi è un grave problema ad affliggere molto seriamente l'anima del credente, del cristiano. E' vera e profonda afflizione perchè arriva fino a deprimere, a scoraggiare, a sgomentare. E' un problema che porta in se possibilità perfino di disorientamento. Turba fin nel più profondo. E è capace di diventare una terribile tentazione.
La tentazione di non onestà e di non totale coerenza con la propria Fede.
La tentazione del compromesso giustificato e santificato dalle buone usanze e dai consigli dei prudenti, dalla prassi comune.
La tentazione della stanchezza di fronte all'assurdità di una ricerca che sempre più si rivela inutile o almeno inaccettabile, come se si trattasse di utopie.
La tentazione della sfiducia nella Chiesa per via della troppa saggezza degli uomini che la guidano.
La tentazione della vita tranquilla, normale, saggia e prudente, rispettata e considerata dai benpensanti, dai furbi, dagli opportunisti e perfettamente rispondente ad una sana pigrizia, ad un sereno addormentamento in placide situazioni di privilegio.
E queste sono appena alcune delle tentazioni, estremamente pericolose, che si affacciano all'anima in pena, penetrando a poco a poco nelle screpolature determinate dalla stanchezza e riescono spesso a sbriciolare, in mediocrità paurose, grandezza d'ideali e compattezza di Fede.
Sono problemi di contrasto fra una Fede chiara, limpida, ingenua in Dio, in Gesù Cristo, nel Vangelo, e una riscontrata, esperimentata impossibilità di tradurre in vita pratica, di realizzare, in una coerente esistenza, questa Fede.
E' problema serio, per chi ha scoperto Dio e ha subito il fascino di Gesù, trovare il modo d'esistenza perfettamente in linea a ciò che ormai gli è nato nel cuore come esigenza assoluta, come Verità totale.
Non è vero che un certo mondo attuale cattolico sia gente scontenta, inquieta, eccessiva estremista. E tanto meno è vero che ormai un certo spirito d'indipendenza, di amore alle novità, di tentativi rivoluzionari ecc. sia filtrato, dalle turbolenze agitate di questo nostro tempo, fin dentro alcune anime irrequiete di cattolici e di preti, a mettere sottosopra il quietismo pacioccone, la rassegnata passività, l'indolenza tradizionalista e conservatrice, troppo spesso scambiata come virtù d'obbedienza, umile sottomissione, attesa fiduciosa piena di fede.
Pensare così, ci sembra offesa allo Spirito Santo, come se ormai non avesse più capacità d'iniziativa o forza sufficiente per spinte infinite.
Sta di fatto invece - e dovremmo ringraziare Dio con infinita gratitudine - che la conoscenza chiara e scoperta di Dio non lascia più tranquilli, ma scava dentro urgenze di corrispondenze incontenibili. L'Amore di Gesù, quando è seriamente entrato nell'anima, si mangia tutta la pace e brucia ogni possibilità di accontentatura puramente devozionale e scende subito nella realtà dell'esistenza e «è fuoco che non desidera e non cerca altro che di accendersi sempre più».
Pensiamo che sia una incredibile grazia, concessa al nostro tempo, che vi sia gente che ormai il Cristianesimo non lo sopporta più fatto di candele o di altari splendenti di elettricità e di fiori, di processioni barocche, di devozioni a tutti i santi, di impostazioni intellettualistiche...
Nemmeno gli bastano le liturgie espresse da comunità fittizie e artificiose, raffinatezze di privilegiati, ricerche di consensi popolari ottenuti offrendo partecipazioni generose.
Chi crede in Dio sente e capisce bene che cosa vuol dire: comporta, in modo concreto, vitale, accettare Dio come determinante di tutta la propria esistenza, come motivo fondamentale del vivere umano.
Non si può credere in Dio e non impostare unicamente e totalmente tutta la vita in Lui.
E' inevitabile cercare dipendenze assolute convergenze essenziali. Non può essere la solita vita che crede in Dio e poi si fonda in questo o quest'altro valore, spera qui o là, si arrangia aggrappandosi a tutto.
Gesù Cristo, se è veramente Dio fatto Uomo, non può non incidere con estrema violenza nella realtà della vita. Bisogna necessariamente che la modifichi secondo il Suo Pensiero, bisogna che la determini secondo i Suoi criteri. Gesù Cristo vuol dire costruzione di vita. Non può non essere programma esattissimo, ed estremamente esigente, d'esistenza.
E' veramente bello ed esaltante che il Vangelo sia il libro che più turba e che rende impossibile la pace.
La Chiesa lo incensa nella liturgia, ne canta le parole e ne spiega il significato e ne insegna la dottrina, ma poi non è più possibile riporlo nell'armadio o sullo scaffale fra i libri buoni o di devozione. Il Vangelo è una pesante pietra sul cuore e vi grava sopra con un peso uguale a quello di Dio. E' un fuoco che brucia sempre, a fuoco lento, e logora, spietato, fin nel midollo delle ossa o brucia, avvampando improvviso, mangiandosi tutto di colpo e lasciando soltanto terra bruciata.
Il Vangelo - se la Fede è chiara e scoperta - comporta un bisogno di serietà immediata per un consegnargli tutto il proprio corpo e l'anima e il tempo ed ogni ricerca o sogno o ideale di concreta autenticità di esistenza, per se stessi e per l'umanità intera.
Non può non essere l'unico codice capace di segnare i diritti e i doveri. Le misure degli impegni e la gioia della libertà. Il peso delle responsabilità e la gloria del proprio destino.
Chi legge il Vangelo e lo prende sul serio, vi trova la storia della vita di Gesù e vi scopre la Volontà di Dio in ordine a tutta l'esistenza umana e è come imparare la strada sulla quale camminare, è salire sulla barca per attraversare l'oceano, è scoprire la casa dove abitare perchè già vi abita Dio.
Non si può, dopo, contentarsi di una vita secondo la prudenza umana, regolata dal buon senso e dalla saggezza. Non ci si può adattare ad una sistemazione secondo i canoni fissi del vivere normale. Non si può accettare che il Cristianesimo vada avanti affidandosi ai valori umani. Non si riesce a sopportare che la Chiesa confidi nei mezzi terreni e si regoli secondo le mentalità proprie de! mondo e secondo la sapienza umana.
E' triste voltarsi dovunque e cercare un po' di purezza di Vangelo, un metodo di vita arrischiato secondo quelle pagine. Un modo d'esistenza ricopiato alla lettera da quel libro. Una sistemazione di un vivere quotidiano perfettamente aderente all'esempio di Gesù ed esecuzione coraggiosa e serena di tutta la Sua Parola. E' triste cercare dovunque con una voglia infinita e non trovare niente o quasi: è triste, se qualcosa uno riesce a trovare, sentirlo al di fuori di ogni ufficialità, quasi clandestino o alla macchia, come se fosse un pericolo o un tradimento, non - si sa bene poi di che cosa.
Nel mondo si ha sempre più voglia di un po' di pazzia secondo il Vangelo e invece tutti trovano soltanto burocrazia raffinata, diplomazie consumate, prudenze a non finire, saggezze fino alla nausea e il buon senso del «loda il monte e tienti al piano», oppure della buona regola «chi va piano va sano e va lontano».
E' allora che la pena diventa angoscia. E la stanchezza comincia ad essere tentazione. E l'adattarsi pericolo quasi inevitabile e invincibile.
E' il problema gravissimo che questi nostri tempi pongono sempre più urgentemente e scopertamente alla Chiesa e alla cristianità.
Non siamo riusciti bene a capire se il Concilio si è posto chiaramente questo problema di incoraggiare esperienze nuove di esistenza cristiana, non soltanto individuali, ma comunitarie. Non ci sembra, anche se si è seriamente impegnato nel tentativo di riforma delle istituzioni esistenti.
L'ambiente cattolico non ne sembra molto preoccupato di questo problema, e continua a veder male e a respingere ai suoi margini, fino a cercare di spengere, ogni tentativo di nuova esistenza cristiana, di nuovi modi di rapporto fra cristianesimo ed esistenza umana, di ricerche di incarnazione autentica del Mistero cristiano nella realtà concreta del nostro tempo.
E chi cerca, chi sta giocando tutto, si stanca e si scoraggia, tentato terribilmente di abbandonarsi alla corrente del buon senso comune.
E chi aspetta di trovare concretezza di esistenza cristiana, rischia delusioni dannosissime. Chi sta cercando di trovare un po' di Vangelo vissuto come programma di vita, trova buona gente sistemata e tranquilla, che va avanti ben guidata da sagge mentalità umane. Chi si ostina ad aver voglia di un po' di pazzia di Cristo, trova chiese ben riscaldate, funzioni religiose ben congegnate, gente che legge e canta insieme con tutta la convinzione di realizzare così una comunità cristiana.
E si potrebbe, con terribile facilità, continuare nella descrizione di ciò che la cristianità offre di cristianesimo, e sarebbero descrizioni di mentalità e di traduzioni in esistenza cristiana che sgomenterebbero.
Spesso la sofferenza è così profonda da non essere capaci di fare altro che rivolgerci alla Chiesa, ripetendole con le lacrime agii occhi, l'invocazione del Pater noster: ...«non c'indurre in tentazione». E è come preghiera di bambini alla loro Madre.
La Redazione
in La Voce dei Poveri: La VdP gennaio 1965, Gennaio 1965
Luigi Sonnenfeld
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