La Chiesa dei poveri

Ho visto il film di Pasolini «Vangelo secondo Matteo» e ne sono stato felicissimo, veramente un motivo di gran gioia.
Mi è sembrato una buona e onesta presentazione sugli schermi del cinema di quello che Gesù diceva ai discepoli di Giovanni Battista mandati da Lui, in carcere, a domandargli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettarne un altro?» Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni quello che voi udite e vedete: i ciechi vedono, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono mondati, i sordi odono, i morti risorgono, ai poveri è annunziata la buona novella e beato chi non si scandalizza di me». (Mt. 11,2-6),
Perchè il Vangelo è fatto per i poveri, è vissuto da gente povera, è fatto di povertà. Mi è stato sempre difficile capire e quindi accettare che Gesù sia nato in una stalla, abbia vissuto in una casupoletta come la povera gente di Nazaret, non abbia avuto una tana dove rifugiarsi e una pietra sulla quale posare il capo, che sia morto nudo sulla croce fra due ladri... che insomma il Gesù secondo Matteo, Marco, Luca e Giovanni, sia stato poi costretto, nelle sue immagini e nelle ricostruzioni d'arte o anche liturgiche della sua vita, sia stato costretto a essere rappresentato in vesti sontuose, in situazioni da nababbi, fra ori e argenti, sfarzo e grandiosità, trine e merletti... senza contare i capelli biondi, inanellati, la barba tutta aggiusticchiata, tuniche e mantelli, raggi intorno alla testa, nicchie splendenti per statue irreali, assurde, disincarnate, con quei gesti sdolcinati, con davanti candele e ceri e mazzi di fiori.
Ho sentito alcuni commenti al film di Pasolini: non ha fatto vedere per niente che Gesù era Dio. D'accordo (fino a un certo punto però, perchè certe sequenze portano violentemente alla soglia del limite umano e a dare uno sguardo oltre, per chi lo vuole, non è che ci voglia gran che di impegno).
Però io mi domando se dalla quasi totalità della iconografia di Gesù, della Madonna, dei Santi in grande uso nelle nostre chiese e nei libri di devozione, appariscono, in modo da fare veramente riflettere, le realtà soprannaturali alle quali la iconografia sacra vorrebbe aiutare. A meno che il soprannaturale sia rivelato dal fatto che sono statue dorate o ben dipinte, aureolate di raggi, drappeggiate in modi sfarzosi ecc.. cioè più lontane e diverse che sia possibile dalla comune, normale esistenza umana.
Dal momento che Dio facendosi Uomo ha scelto quella povertà totale di cui è descrizione sicura e fedelissima il Vangelo nel racconto della vita di Gesù e nel riferirci le sue parole, è fuori discussione che la sua Divinità è svelata e manifestata e glorificata dalla povertà. E' la povertà, la semplicità, la libertà dai valori apprezzati e considerati dall'egoismo umano, che testimonia che Gesù, il Figlio di Maria, è il Figlio di Dio. Il "sistemarlo" (mi si perdoni questa parola) secondo il criterio umano di indicazione di valori e d'importanze, è diminuirgli o addirittura sciupargli la sua testimonianza di divinità in tutto quello che è dimostrabile da un modo di vita umana. Se lo carichiamo d'oro, Gesù, e di grandiosità secondo le mentalità umane e terrene lo rendiamo meno Dio. Forse più vicino a noi in ciò che Lui non può accettare di noi, perchè non sono puri valori umani (la ricchezza, il fasto, l'artificio, la sontuosità, l'imponenza non sono valori umani). Queste cose e simili non vanno certamente bene per Lui: chissà perchè ci ostiniamo a volere che sia come Lui non ha sicuramente voluto essere.
Mentre ha voluto essere povero. Si è circondato di poveri. Si è affidato ai poveri. Li ha difesi. Li ha esaltati. Ha voluto esserne la speranza, la gioia, la gloria. I poveri hanno il loro Dio in Lui e per essi soli, quando accettano la povertà con Amore e specialmente nel nome di Lui, Gesù è l'unico vero Dio fatto Uomo.
Mi pare che questo, in modo particolare, voglia dire Gesù quando dice: ... e il Vangelo è annunciato ai poveri e beato chi non si scandalizza di me.
Non so cosa ha pensato Pasolini e a cosa ha voluto concludere col suo film, ma da alcune sequenze ho pensato di potermi assai fidare della sua onestà, almeno da due: la prima, quella dell'inizio, di Maria e Giuseppe: una cosa meravigliosa per la sua purezza e trasparenza verginale e l'infinito rispetto (ed adorazione) verso il Mistero avvenuto nel seno verginale di Maria e verso l'angoscia onesta di Giuseppe, e l'altra, quasi al termine, a crocifissione già avvenuta, con quello spengere a buio fitto lo schermo e quella voce che dice parole (mi sembra d'Isaia) di terribile rimprovero per non avere visto e udito, pur avendo avuto occhi per vedere e orecchi per intendere.
E' chiaro che non posso pretendere da lui miracoli cinematografici e nemmeno personali, di Fede nella divinità di Gesù. Grazia Maggi (e molti la pensano così) ha scritto nel numero di novembre de «La voce dei poveri» che un regista cristiano avrebbe messo su quel volto tanti mirabili sorrisi e più dolcezza. Penso anch'io che un regista cristiano avrebbe presentato Gesù in altro modo (come del resto, che io sappia, è sempre successo). Tutto sta a vedere se questo Gesù sarebbe stato di più secondo Matteo, Marco ecc.
Un «regista cristiano» (non è evidentemente per via del Cristianesimo, sia ben chiaro, ma per via di mentalità scambiate per cristianesimo; ce ne sono tante!) certamente non avrebbe impostato così crudelmente e scopertamente il Mistero della povertà di Gesù e nemmeno avrebbe messo particolare attenzione al capitolo 23 di S. Matteo e a tanti altri episodi e discorsi di Gesù. E' veramente cosa strana e motivo di grande pena che tanta essenzialità del Vangelo e tante chiarissime posizioni di Cristo dentro la confusa e agitata realtà dell'esistenza umana e sociale, i cristiani abbia timore a trattarne, a parlarne, a scriverne, a farne ispirazione d'arte ecc. come se fossero motivi capaci di offuscare la sua divinità.
Sono stato grato a Pasolini di avermi dato di vedere sullo schermo «qualcosa» (molto poco questo qualcosa, d'accordo) di quel Gesù che trovo nelle pagine del Vangelo, che adoro, nella mia Fede, Figlio di Dio e Figlio dell'Uomo, che sento vivo e vivente nel cuore dell'umanità in cerca di Verità, di Giustizia, d'Amore e quindi di Salvezza, di Redenzione, che amo così perdutamente fino a essere il mio unico Amore, la mia Gloria, la mia Gioia, la ragion d'essere della mia vita.
E spesso guardando quel film lacrime dolcissime mi hanno velato gli occhi, e forse è stato perchè riuscissi a vedere con maggiore chiarezza Chi sulla terra non ho potuto vedere, ma soltanto sognare, in attesa di poterLo vedere, come realmente è, in Cielo.


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in La Voce dei Poveri: La VdP dicembre 1964, Dicembre 1964

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