La miseria nel mondo

A Londra sui muri di una Chiesa, si legge «Il 60% degli uomini vive in uno stato di permanente digiuno: t'interessa? - Ogni minuto 6 persone muoiono di malaria: t'interessa? - 400 milioni di persone sono affette da tracoma: t'interessa? ».
E' una testimonianza agghiacciante che si stenterebbe a credere. Il nostro relativo ma notevole benessere non sa rendersi conto che la miseria e la fame costituiscono la triste realtà di tre uomini su quattro nel mondo. Uno studioso di problemi monetari, l'americano Franz Pick, ha recentemente calcolato il reddito medio pro capite degli abitanti di quasi tutti i paesi della terra: gli U.S.A. sono in testa con 2.290.360 lire annue per abitante, seguono il Canada con 1.292.800 lire, quindi la Svezia, la Svizzera, la Nuova Zelanda, l'Australia, l'Inghilterra... l'Italia ha ancora un reddito discreto: L. 530,000 per abitante. Ma che pensare dell'India dove il cittadino medio dispone di un reddito di circa 41.500 lire annue?
Noi - borghesi dei ricchi paesi occidentali - siamo minacciati dalla superalimentazione, e giungiamo all'assurdo di certa pubblicità che vanta il basso valore nutritivo di alcuni prodotti, i quali spesso vanno a ruba proprio perchè «magri» e poco sostanziosi. La «linea» è il più grave problema di molte nostre donne, e la bilancia la maggior preoccupazione di tanti.
Ma non è dappertutto così: la Cina ad esempio è comunemente indicata come «il paese delle carestie». Da duemila anni se ne sono avute due ogni anno e nel secolo scorso i morti di fame in Cina superarono i 100 milioni.
Anche nelle zone meno fortunate dell'Italia è ancora possibile incontrare uomini che sostengono duri turni di lavoro con la sola prospettiva di sopravvivere e mantenere i figli. Ma il minatore boliviano lavora dodici ore per uno stipendio corrispondente a 650 lire; i contadini del Perù vivono in una semi-schiavitù, e tutti sanno che in India e Pakistan gli spazzini delle grandi città tutte le mattine raccolgono i cadaveri di coloro che nella notte muoiono sui marciapiedi.
A volte viene denunziata la pigrizia dei popoli di colore e di quelli che vivono in climi caldi: è soprattutto la mancanza d nutrimento che indebolisce la loro capacità alla fatica. Tant'è vero che nelle scuole dove viene distribuito un bicchiere di latte al giorno i ragazzi si sviluppano più robusti, più vivi e si mostrano assai più capaci.
«Alcune nazioni soffrono di malattie perchè sono povere, s'impoveriscono ancora di più perchè sono malate, e l'aumentata povertà determina a sua volta maggiori malattie. Vi è un processo cumulativo che opera nel senso di un abbassamento continuo del tenor di vita, nel quale un fattore negativo e, in pari tempo, causa ed effetto di tutti gli altri fattori negativi».
Concludiamo col Card. Feltin «In un mondo che conta un uomo di più al secondo non si ha il diritto di essere un'ora in ritardo. La miseria non aspetta: due uomini su tre hanno fame, quasi uno su due non sa leggere, ogni anni su 60 milioni di morti, la farne e le sue conseguenze ne provocano dai 30 ai 40 milioni, ossia quanti ne causò l'ultima guerra in cinque anni, con tutto il suo arsenale di massicce distruzioni.
Ancora più grave è la fame spirituale e morale che tortura interi continenti.
A ciascuno di noi è interamente rivolta la terribile domanda: Caino, che hai fatto di tuo fratello? ».

da "Un pane per Amor di Dio,, a cura di Mons. O. Bison ed. «MANI TESE» Via Mosè Bianchi, 94 - Milano.


in La Voce dei Poveri: La VdP dicembre 1964, Dicembre 1964

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