L'amoroso incontro con l'umanità

Accanto a me vivono forse qualche decina di persone; sono uomini come me, della mia stessa natura, carne e spirito come me, immagini di Dio come me superiori alle cose, liberi di amare. Ma più lontano ce ne sono delle migliaia dei milioni, delle centinaia di milioni, tutti uomini, tutti creati ad immagine di Dio.
La carità li unisce tutti nel mio amore. Il Signore l'ha detto: li devo amare «come me stesso». Questo «come me stesso », in un certo senso, è terribile, perchè il Signore non ha fatto eccezioni. Non si tratta solamente dei miei parenti o dei miei amici, di quelli della mia razza e dalla mia civiltà, di quelli che beneficiano della cultura e dei conforta, ma di tutti: dell'Indiano dell'Asia e di quello delle Ande, dei Neri d'Africa e dei loro fratelli d'America, dei Gialli e dei Bruni dell'Estremo Oriente. Di tutti, del senzatetto, dell'ubriacone, del capitalista, del comunista; di Kennedy, di Kruscev, di Mao-Tse'-Tung, di Nasser; del paracadutista e del fellagha.
Se amo Dio, amo tutte queste persone e le amo tutte nella carità, perchè sono in Dio ovvero perchè siano in Lui.
Il mio incontro con ogni uomo lo devo circondare sempre di tenerezza. Prima di vedere in lui, il corrotto, il decaduto, l'avversario, devo vedere l'uomo, un'armonia di lutti i valori naturali, una potenza indefinita di amare, una capacità potenziale di impossessarsi di Dio.
Senza dubbio l'amo per Dio, ma amo il prossimo anche per se stesso, per tutto ciò che di Dio è in lui. Nel mio slancio verso Dio, io lo incontro in Dio che pure l'ama.
Devo dunque tenere tutti nel mio cuore, tutti coloro che sono miei fratelli nell'umanità; li devo amare con intensa tenerezza e volere loro il bene che voglio a me stesso. Io li amo, e tuttavia sento che resto al di qua del comandamento: «come le stesso».
Sebbene esteso quanto l'umanità, il mio amore non è ancora abbastanza intenso.

(Dal volumetto « Dimensioni della Carità » di L. J. Lebret - Ed. Herder - L. 900).


DON SIRIO CHIEDE SCUSA AGLI AMICI SUOI E DE «LA VOCE DEI POVERI» PER AVER LASCIATO PASSARE I MESI DI SETTEMBRE E OTTOBRE SENZA L'INVIO DEL PERIODICO. TUTTO E' DIPESO DAL VIAGGIO FATTO IN TERRA SANTA NEL SETTEMBRE E DA ALCUNE COMPLICAZIONI TROVATE AL RITORNO CHE HANNO PROVOCATO UN CERTO DISORIENTAMENTO.
PER RIMEDIARE AL DOVERE NON ADEMPIUTO IL PERIODICO PER ALCUNI NUMERI USCIRÀ' A OTTO PAGINE.
LOGICAMENTE DON SIRIO SI SCUSA ANCHE CON IL CONSIGLIO PARTICOLARE DELLA S. VINCENZO CHE CON TANTA COMPRENSIONE E BONTÀ CONTINUA A PROVVEDERE ALL'AMMINISTRAZIONE DEL PERIODICO.



in La Voce dei Poveri: La VdP novembre 1964, Novembre 1964

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