Vent'anni di pace

«E' bello soffrire nelle braccia di Gesù, è bello soffrire e pregare nelle braccia di Gesù». A noi che siamo sani, due gambe che camminano, due braccia che si muovono, una volontà che può decidere di noi, della nostra vita, quasi fanno sorridere espressioni del genere, non possiamo capirle.
La nostra fiducia arriva tutt'al più a vedere la volontà di Dio nel corso storico dell'umanità, nelle svolte importanti della nostra vita, ma non riesce a vederla, a sentirla ad accettarla in ogni istante; si rifiuta di credere che Dio possa manifestarsi, ossia «passare» in ogni minuto, entrando quasi di prepotenza nella vita, volendo tutto senza esclusione.
E allora è veramente fiducia quella di Pinuccia; ammalata da vent'anni, piagata, dolorante ha accettato la volontà di Dio fino a farla propria; perchè non è stata lei a decidere, a scegliere la strada della sofferenza; ha affidato a Lui la sua vita, il suo soffrire, convinta che Dio non possa dare di più dì quanto si possa sopportare. Ha fatto veramente, di Dio, scopo e ragione, fine di vita tanto da raggiungere un'unione, per quanto umanamente possibile, perfetta. La sua sofferenza è veramente diventata quella di Gesù che continua nel mondo. Effettivamente la sua fiducia non è quella della candela, non è quella della crocetta al collo, non è quella delle novene snocciolate in casi di estrema necessità, è quella nata dalla certezza di Dio, dalla convinzione della presenza costante in lei di Gesù che l'aiuta veramente a vivere ogni istante della sua sofferenza.
Attraverso la finestra da vent'anni sente passare la vita, la gente che si muove, i bambini che gridano, gli uccelli che cinguettano, le campane della Chiesa che annunciano il nascere e il morire del giorno. E l'orologio che scandisce con lentezza i minuti che passano. Non ha mai visto il mare con la miriade dei suoi colori e delle sue sfumature, non ha mai visto la bellezza delle vette, l'imponenza dei monti, non ha mai visto le folle, viva forza della vita; non ha mai avuto una manifestazione così precisa, così schiacciante di Dio; eppure la sua fiducia va al di là di tutto questo, la sua fiducia crede che Dio voglia da lei questa sofferenza per tutti quegli uomini, quanti, che non sanno cosa sia felicità, che non sanno cosa voglia dire Dio con loro, che non capiscono, ecco, non capiscono come la sofferenza possa essere intima gioia; come i minuti passano velocemente e ognuno deve offrire quello che ha. Non credo di aver detto ciò che non dovevo dire, di aver tradito l'intimo, perchè a noi Dio può manifestarsi anche così, attraverso la sofferenza degli altri.
Per noi è faticoso aver fiducia in Lui, ci crediamo veramente qualche cosa, anche quando decidiamo di dargli la vita; ci costa, ma c'è un certo orgoglio anche nella volontà che decide; lì la fiducia è assoluta, diventa accettazione, diventa annientamento, diventa veramente un lasciar che Lui viva al nostro posto, permettendogli tutto, anche che il nostro corpo si consumi senza una visibile ragione, che il soffrire diventi gioia, che la nostra vita sia veramente vita solo se Lui vive in noi e noi in Lui.
T. R.


«Due terzi dell'umanità - ha detto Follereau - non mangia a sufficienza; ci sono in tutto il mondo quindici milioni di lebbrosi, cinquanta milioni di tubercolotici, trecento milioni di persone colpite da malaria; in un anno la fame uccide un numero di persone superiore a quello delle vittime che, in cinque anni, ha mietuto la seconda guerra mondiale».
* * *

Se mi sento triste, questo proviene anzitutto dalla permanente tristezza che il destino ha impresso per sempre sulla mia sensibilità alla quale soltanto le gioie più grandi e più pure possono sovrapporsi, e soltanto a patto di uno sforzo di attenzione. E poi proviene anche dai miei miserabili e continui peccati; e quindi da tutte le sventure di quest'epoca e di tutti i secoli passati.
Simone Weil

Si avvertono i Sigg. lettori che nel mese di Agosto la redazione va in ferie e riprenderà la sua regolare pubblicazione nel mese di Settembre.



in La Voce dei Poveri: La VdP luglio 1964, Luglio 1964

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