Quando la luce
riflessa da miriadi di cristalli
purissimi,
trasognata in bianco infinito
abbaglia lo sguardo
e lo fa cieco,
i cavatori si trascinano a fatica
tra i marmi,
e verso il meriggio
pesa sulle ciglia
metà della notte trascorsa
tra la salita e il lavoro.
La sete si divora le pietre,
e il pane
non ha più sapore.
Allora è triste
la vita nelle cave.
Triste ancora
è quando il gelo
incatena i muscoli
e il ferro scivola dalle mani.
Ma più triste
è quando la neve
copre ogni cosa
e i mesi dimenticano
che si è fatta funerea
per quelli che hanno fame
tutta quella pace.
(dal volume «I cavatori delle Alpi Apuane», Ed. La Nuova Europa)
in La Voce dei Poveri: La VdP luglio 1964, Luglio 1964
Luigi Sonnenfeld
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