Il mistero di Papa Giovanni

Ripensare a Papa Giovanni è lo stesso che fare un tremendo esame di coscienza. Ormai la sua figura (mi verrebbe da scrivere il suo Mistero) è entrata nella storia degli uomini come criterio di giudizio di valori, come unità di misura di autenticità e sincerità di valore umano e la sua spiritualità, il suo cristianesimo e quindi il suo pontificato è diventato pietra di paragone, per non dire pietra fondamentale, per giudicare se noi e il nostro tempo siamo o no in regola col Regno di Dio o, se non altro, di qualche utilità per la sua venuta nel mondo.
Mi volto indietro e guardo questo anno dalla sua morte. Non può non venirmi di giudicare questo anno della Chiesa, in base a quanto del suo spirito è continuato a essere anima dell'andamento pastorale della Chiesa, della sua presenza vitale nel mondo che questo vuol dire «la pastorale» cattolica.
Giovanni XXIII ha reso viva, d'una presenza misteriosamente vitale, la Chiesa nel mondo.
La Chiesa è tornata per Lui ad essere vivente fra gli uomini, mai testimoniata forse in misure così vaste e profonde. Valori umani di sensibilità umana, di vastità universale, di fascino di bontà che non potevano non suscitare l'interesse intorno alla Verità e al Mistero religioso che un tale uomo aveva formato fino ad offrirGli capacità d'incidenza così profonda e così universalmente intesa e accettata nella storia dell'umanità.
La sua morte ha colmato questa presenza di una misura tale di fascino che davanti agli occhi degli uomini perfino la morte ha reso dolce e bella, facendole perdere la sua realtà umana di tragedia, per un acquistare nella sua agonia una dolce serenità di pace, in un raccoglimento finale di tutta una vita per concederle una chiarezza perfetta di sincerità e di verità.
Qualcosa, è stato Papa Giovanni davanti al mondo, che ha fatto pensare ad una statura di esistenza umana in cui non può non essere scorta la potenza di Dio, la Verità del Cristianesimo, la dolce e misteriosa Bontà «di Chi ha fatto bene tutte le cose».
E' bellissimo che il popolo con le sue intuizioni meravigliose abbia quasi subito cominciato a chiamare Giovanni XXIII, Papa Giovanni e ormai questo nome è il suo nome. Vi è tanta familiarità, quasi un clima casalingo, è il nome del capo di una famiglia patriarcale, all'antica, e
vi è tutta la sua serena bonarietà, la tranquillità della sua pace, della sua dolce, imperturbabile fiducia.
Ma vi si sente anche e meravigliosamente la novità del suo essere il capo della Chiesa e quindi la novità che alla Chiesa è venuta (finalmente) di semplicità, di bonarietà, di bontà: soltanto, unicamente di bontà.
Perchè la Chiesa nel mondo con Papa Giovanni, nella sua visibilità, nel suo mistero temporale, storico, è apparsa un'altra, diversa, più vera, più secondo il Vangelo. Cioè una famiglia, un piccolo gregge ricco soltanto del Regno di Dio, una luce accesa unicamente per illuminare il mondo, un pugno di lievito in cerca soltanto di perdersi a lievitare la massa di farina per fare del pane buono, un pugno di sale per disfarsi e sciogliersi dovunque a dare sapore; la perla preziosa; il tesoro nascosto nel campo per il quale conviene proprio vendere tutto per possederlo; la pietra angolare che si lascia seppellire nell'angolo a sostenere tutto l'edificio della storia e della civiltà e del destino degli uomini.
Forse è perchè la Chiesa intera, universale avesse la possibilità di apparire al mondo così come è apparso Papa Giovanni, che lo Spirito Santo Gli ha suggerito di radunare il Concilio Ecumenico.
Non posso non angosciarmi nel più profondo dell'anima (e a un anno di distanza ancora di più di quando Lui se n'è andato, dopo aver portato veramente la Chiesa ad essere la città costruita sul monte di cui parla Gesù) non posso non angosciarmi per il tremendo problema che pesa sulla Chiesa da dopo la morte di Papa Giovanni.
Perchè la luce accesa può essere spenta o nascosta sotto il moggio e il sale può diventare scipito.... perchè Dio è veramente passato con Papa Giovanni a visitare la Sua Chiesa e a chiamare l'umanità e già S. Agostino diceva di temere Dio che passava...
Non so e non sono assolutamente all'altezza di giudicare l'andamento del Concilio Ecumenico. Ma non possa considerarlo nelle sue importanze per le discussioni avvenute nelle sue sessioni, per le costituzioni emanate o in via di emanazione: nemmeno riesco a dare tanta considerazione e valore ai movimenti di ricerca, di rinnovamento, di unificazione ecc..
Sento il Concilio unicamente come Papa Giovanni diventato Chiesa Cattolica. Perchè il Concilio è la chiamata, l'invito, l'esortazione, il comandamento da parte dello Spirito Santo alla Chiesa sparsa nel mondo, a diventare Papa Giovanni, a diventare e a essere nel mondo intero l'umanità e il Mistero di Dio fra gli uomini che è stato Papa Giovanni.
Se questo miracolo di universalizzazione di Papa Giovanni, fino alle misure dei confini della terra e alla profondità di tutto il problema umano, non avviene, la Chiesa non ha raccolto il suo momento di Grazia, lo Spirito Santo è venuto inutilmente, Dio è passato e non ce ne siamo accorti o addirittura l'abbiamo respinto.
Tante volte nella storia Dio ha visitato la Sua Chiesa (come un tempo il popolo prediletto) e in mille modi l'ha perseguitata perchè fosse sempre più la Sua Chiesa nel mondo. Ai nostri anni la Sua Visita è stata Papa Giovanni e la sua dolce bontà e il suo spirito aperto, il suo cuore spalancato al mondo intero, i suoi ideali immensi e bellissimi come i sogni di Gesù Cristo.... sono stati la dolce persecuzione con cui Dio ha perseguitato la Sua Chiesa e ciascuno di noi spingendoci avanti perchè Gli fossimo finalmente «testimoni fino agli ultimi confini della terra».
Un giorno - perchè è stato dono di valore inestimabile - Dio chiederà conto alla Chiesa (popolo cristiano, dal Papa, ai Vescovi, ai preti, fino all'ultima vecchietta) di Papa Giovanni. E la storia dirà se Papa Giovanni è stato accolto dal popolo cristiano, se la Chiesa ha saputo arricchirsene fino a tutta la misura dovuta, perchè «il Regno dei Cieli è come un piccolo seme, il più piccolo fra tutti, ma se cresce può diventare albero così grande fino a coprire tutta la terra».
E' impressionante come tre anni e poco più di pontificato di Giovanni XXIII abbiano avuto nascosta una potenza di vitalità da sviluppare, far crescere il Regno di Dio nel mondo fino a coprire tutta la terra.
E' un anno. E l'esame di coscienza che s'impone è impressionante. E' arduo dire quanto l'albero in un anno sia cresciuto. Se la massa di farina ha consentito al lievito di lievitare. Se il sale ha potuto continuare a dare sapore. Se la luce è stata lasciata sul candeliere a illuminare e se quelli di casa sono rimasti sotto la sua luce...
Ad ascoltare le voci che qua e là sempre più si fanno coraggio nel manifestare dissenso o timori o riserve ecc.. sembrerebbe che quasi a poco a poco si stia andando verso come una liberazione (mi verrebbe da dire, ma è terribile, una purificazione) da certo spirito di Papa Giovanni, cioè da certe credute, per così dire, eccessività di universalità, di ecumenismo, di stima degli uomini, di libertà da riconoscere, di valori da accettare ecc. ricomponendo tutte le cose secondo saggezza, riprendendo la normale via della diplomazia, riassettando le buone tradizioni e cercando progressi e aggiornamenti con vigilante prudenza.
A volte si ha paura che si vada sempre più operando una sistemazione «del Mistero di Papa Giovanni», per inquadrature in un tempo particolare, in congiunture speciali, da chiudere e concludere però con ogni cura e premura, togliendo via dal suo pontificato quella dolce e fermissima violenza di rottura, quella potenza di forza d'inizio, quel «miracolo» di tempi nuovi che questo vecchio di ottant'anni ha avuto, come missione personale, da compiere in questi nostri tempi tanto paurosamente tentati verso ripiegamenti compiaciuti o da pigrizie benedette dall'obbedienza, o peggio ancora, da paure e terrori anche di appena ombre di rischio, specialmente su un piano pratico, storico.
Che non succeda di relegare nella prigione di un tempo particolare chi invece ha avuto chiaramente il destino di spezzare il proprio tempo per allargarlo a visuali e importanze per tutto il tempo, fino all'eternità.
E nemmeno speriamo che accada di chiudere in una urna d'altare per accendergli candele davanti e costringerlo ad ascoltare tridui e novene, chi invece è molto meglio, perchè questa è la sua missione, che rimanga il buon Papa Giovanni a cui davano tanto fastidio la sedia gestatoria e i flabelli e le trombe d'argento e gli applausi della folla, per il desiderio e il bisogno di rimanere fra la gente sperduto fra tutti, uno di tutti. E' questa sua presenza umana che va salvata, è questo valore umano scevro da ogni ieratismo e da ogni misticismo la sua santità che sembrerebbe quasi sciupata se fosse «canonizzata» nella «gloria del Bernini», lui che è canonizzato nella gloria della gente umile e povera.
Bisogna che rimanga vivo fra gli uomini, continuato dal suo successore e dai vescovi del «suo» Concilio Ecumenico. Continuato dalla Chiesa che è stata con Lui, assai di più, cuore del mondo, speranza dei poveri, motivo di pace e quindi salvezza dell'umanità.
E noi che nel suo pontificato abbiamo ritrovato la gioia d'essere della Chiesa per la sicurezza che il nostro cercare non era inquietudine vuota, ansia di gente tormentata e angosciata per complicazione personale, ma era bisogno struggente di aria buona, di respiro aperto, di orizzonti illimitati: noi a cui Lui ha dato la pace della casa paterna e la gioia di sentire realtà ciò che era pazzesco soltanto sognare, perchè è stato con Lui che non ci siamo sentiti più pazzi o assurdi, gente della crisi, pericolosa, che cammina sempre sul filo... noi lo ricordiamo con profonda nostalgia.
Ora è un anno, e a volte ci sentiamo di nuovo soli a sognare e a rischiare. E' vero che tutto va bene, può darsi che tutto vada meglio, come i saggi e i prudenti e i lungimiranti stanno molto culturalmente sostenendo, ma noi della strada, della casa dalla porta aperta, noi senza sandali e senza borsa, noi che viviamo giorno per giorno e soltanto di speranza, spesso abbiamo paura.
Paura di tante cose, ma specialmente che Lui sia messo da parte, che sia il predecessore di «venerata memoria», il buon Papa Giovanni da additare come esempio di bontà, di semplicità, arguto e pio. Il Papa del buon popolo, credulone e sentimentale, ma popolo che dev'essere guidato con saggezza e fermezza, con mano forte e intelligente e furba.
Paura, ma specialmente paura di me, di noi, per una stanchezza che sempre più opprime, per un senso dell'inutile che sempre più sta crescendo, per un indebolirsi progressivo del coraggio delle proprie idee e per una voglia di starsene finalmente in pace, anche se pace qui vuol dire resa a discrezione ad un mondo che come prima condizione di pace impone e pretende di camminare al suo passo che è quello di parata.
Prego Papa Giovanni, a un anno dalla sua morte, che la paura non ci vinca e nemmeno la stanchezza e nemmeno lo struggente bisogno di pace perchè questa non sarebbe pace, né obbedienza, né umiltà e tanto meno fedeltà e Amore alla Chiesa e all'umanità.


don Sirio


in La Voce dei Poveri: La VdP giugno 1964, Giugno 1964

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