Cristianesimo ed esistenza

Bisogna combattere la buona battaglia del bene, della Verità, dell'Amore. La buona battaglia del Regno di Dio nel mondo.
Il Cristianesimo non è beata sistemazione nel compiacimento di una coscienza tranquilla perchè retta, irreprensibile, inappuntabile. Diventerebbe quasi una separazione fra buoni e cattivi. I buoni chiusi nella loro bontà, i cattivi abbandonati alla loro perdizione. Mentre invece il Cristianesimo è mescolarsi, essere dentro, è incarnazione. E' donarsi e raccogliere in sé, mettersi insieme, diventare tutt'uno. Perchè è da questa unità ottenuta nell'Amore che nasce la speranza della salvezza del mondo intero.
Il Cristianesimo dell'opera buona per acquistare dei meriti, delle tre Ave Maria per l'indulgenza di trecento giorni, dell'offerta di una candela su quei trabiccoli di cui hanno riempito le chiese, per ottenere una grazia, questo Cristianesimo utilitaristico, di sistemazione religiosa, di servizio di Dio e dei Santi ai nostri personali interessi, questo Cristianesimo - amministrazione degli affari dell'anima nostra e spesso anche, se non altro come pretesa, del nostro corpo - questo Cristianesimo (se così possiamo chiamare questa religiosità o sentimentalismo religioso) dev'essere necessariamente superato perchè ormai ha fatto, come modo di soluzione del problema religioso, il suo tempo.
Sta venendo sempre più il tempo in cui il Cristianesimo non può che essere uno scomodarci sempre più preoccupante, un fastidioso impegolarci in serie responsabilità, un essere spinti sempre più dentro la realtà storica, attuale, della vita vissuta, un comprometterci scopertamente anche a scapito di gravi interessi personali.
Ciò che il tempo ha maturato in ordine ai cristiani è una spietata richiesta di sincerità.
Non si può più, ai nostri tempi, vivere il Cristianesimo facendone un problema di vita privata. E' sempre meno una religione «rituale», di pratiche e di osservanze, fine a se stesse: anche la liturgia stessa esige ormai un compromettersi per la richiesta di una partecipazione attiva e quindi per la necessità di sapere partecipare e poi di partecipare attivamente e concretamente, a viso scoperto, prendendo con serietà e responsabilità di testimonianza e di valore soprannaturale, il proprio posto nella comunità che celebra la liturgia.
E' assurdo «ascoltare» la Messa: non si ascolta la Messa, si celebra tutti insieme. Quando il sacerdote dà la Comunione, dice «Corpus Christi» e prima di riceverla il fedele deve dire «Amen»: deve fare cioè un atto di Fede con quella parola che dice un consenso totale, incondizionato, una certezza assoluta che quella piccola Ostia è veramente il Corpo di Cristo.
Bisogna uscire dai propri limiti, dai nascondimenti più o meno sistemati per una vita comoda e tranquilla e scendere in campo aperto e prendere ciascuno il proprio posto di testimonianza.
E la testimonianza vuol dire impegno cristiano fatto di vita, di modo d'esistenza. Bisogna che sia il Cristianesimo a determinare la nostra vita.
Vi sono delle scelte precise che si impongono sempre più e sono come prendere una strada piuttosto che un'altra. Il compromesso, l'adattarsi, il contentarsi diventano sempre più rinnegamento della Verità cristiana per un rifugiarsi nel chiuso di se stessi, nella miseria delle proprie comodità, nell'avarizia di Amore del proprio cuore.
La luce, dice Gesù, va accesa e posta sul candeliere perchè faccia luce a tutti quelli di casa e la città che è Regno di Dio non può essere edificata sulla montagna. Perchè sempre più diventa immenso dovere dire nella luce ciò che ci è stato detto nelle tenebre e gridare sui tetti ciò che ci è stato sussurrato nell'orecchio.
In questo nostro mondo - e è cosa meravigliosa - non si vive più così come capita, ma al fondo di ogni modo di vita, vi è una concezione, un pensiero, una mentalità chiaramente maturata e acquisita e alla quale si obbedisce, secondo la quale viene scelto il modo pratico di esistenza. E' a ragion veduta che si vive in un modo o in un altro. E questo su un piano individuale e collettivo.
E' di qui la gravità della situazione d'esistenza umana del nostro tempo: le scelte pratiche sono conseguenze di scelte di pensiero. Sono i problemi di come si vede la vita, di cosa si pensa dell'uomo, del significato della storia, del valore delle azioni, del che cosa vale nella vita, ecc., sono questi i problemi che agitano la vita del nostro tempo, perchè questi non sono più problemi da teologi o filosofi o moralisti, ma sono i problemi di tutti, assolutamente di tutti. E come questi problemi sono risolti su un piano teorico, di pensiero, è facile vederlo nella pratica di comportamento: perchè ai nostri tempi è molto vero che si vive in pratica come si pensa.
Offrire il modo di pensare del Cristianesimo ormai non serve più se non si offre, in perfetta corrispondenza, un modo di vita. La dottrina è molto: ma la cattedra di dove si insegna è la vita pratica. I pulpiti sono le strade, le piazze. Perchè il Vangelo, diceva P. De Foucauld, bisogna gridarlo con la vita.
Non basta più dire: Signore, Signore! Bisogna fare la Volontà di Dio. Si fa presto a gridare: pace, pace. E' venuto il tempo in cui bisogna pagarla la pace con l'essere uomini di pace, a costo di tutto. Carità, carità... ma bisogna levarsi il pane di bocca e dividerlo con chi non ne ha o ne ha poco e lottare concretamente pagando di persona, per la giustizia nel mondo e per l'uguaglianza di tutti i gli uomini. Cristianesimo, Cristianesimo... ma deve succedere allora che Dio è veramente tutto e che Lui va avanti a tutto e che gli uomini sono realmente nostri fratelli, specialmente i poveri, gli oppressi. Ma sul serio e allora la smettiamo con i nostri privilegi e ci mettiamo a servire gli altri senza nulla pretendere, la finiamo con l'infinità dei nostri problemi personali, con i nostri sottili e raffinati egoismi e ci mettiamo seriamente a servire il Regno di Dio nel mondo.
Perchè l'annuncio del Vangelo agli uomini è fatto della parola, d'accordo, ma si tratta della «Parola» secondo il Mistero Cristiano. E' «la Parola che si è fatta carne e che è venuta ad abitare fra gli uomini». Perchè altrimenti è parola, fiato di voce, sia pure segno sensibile di Verità, ma non proprio «Spirito e Vita», come le parole di Gesù.
Il mondo attende dalla Chiesa che le parole che dice con instancabile fedeltà e generosità e che insegnano, secondo Gesù Cristo, la Verità intorno a Dio, all'uomo, alla umanità, alla storia, all'universo, al tempo e all'eternità ecc. siano vissute con un modo di vita, con una scelta inconfondibile (come è inconfondibile quella Verità) d'esistenza. Perchè esiste una Dottrina meravigliosa, ma non esiste un'esistenza altrettanto meravigliosa.
A meno che non si debba concludere, che un'esistenza corrispondente alla Dottrina sia impossibile. (In questi nostri tempi non crediamo che il fatto che vi sono stati dei santi, o che vi possono essere anche attualmente, abbia grande valore apologetico: sempre più il problema viene posto su un piano d'esistenza umana, cioè come realtà sociale, umanità che risolve tutto il problema della vita, come modo d'esistenza, secondo il Cristianesimo).
Se nella nostra vita normale lasciassimo cadere ciò che sta guidandoci nella ricerca dei valori che ci interessano e nei nostri rapporti con il mondo e l'umanità (quella con la quale stiamo vivendo e quella nella quale stiamo vivendo) ci accorgeremmo quanto poco Dio conti e quanto in minima parte sia il Cristianesimo a guidarci.
L'egoismo, gli interessi, la famiglia, la sicurezza, la sistemazione, la paura, la salute, i rapporti sociali, la posizione, i privilegi, l'istintività, la diffidenza, la difesa di noi stessi, il grado sociale, gli istinti, le mentalità borghesi, l'educazione avuta, il giudizio degli altri, l'opinione pubblica, il buon nome, il complesso dei nostri diritti, le nostre pretese, l'averne voglia o no, la cattiva digestione, una persona noiosa, le zanzare... dopo viene Dio, a debita distanza, e Gesù Cristo, a determinarci nel nostro modo pratico di vita, come motivo ed elemento di costruzione della nostra esistenza.
Dio ci aiuti in questo piccolo esame dell'importanza di Dio e di Gesù Cristo nella nostra vita perchè anche per noi dovrebbero essere vere le parole di S. Paolo: il mio vivere è Gesù Cristo.


La Redazione


in La Voce dei Poveri: La VdP maggio 1964, Maggio 1964

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