Ci sembra di capire (chissà perchè ci vuole così tanto tempo e tanta fatica di dolorosa ricerca e di paziente attesa) ci sembra di scoprire sempre più l'aspetto sereno, la soave bontà e la dolcezza della gioia nascosta in questo sacro tempo di quaresima.
E forse è perchè sempre più si va facendo profonda convinzione nell'intimo della nostra anima l'esperienza che il Cristianesimo non è affatto schiacciamento, oppressione o tentativo di soppressione dell'esistenza umana e dei suoi valori.
La Verità cristiana non è un gocciolare freddo sul fuoco della vita, per spengerne le fiamme o attenuarne l'incendio. E nemmeno è opera paziente e tenace di sfaldamento, un tentativo di smantellare pezzo a pezzo quello che l'umanità va edificando e costruendo, sia pure a seguito della sua istintività d'esistenza sempre più vissuta o in cerca di esserlo.
Che il Cristianesimo, e più precisamente la Chiesa che lo predica, e lo vive storicamente, fatta spesso di uomini legati al loro tempo e alle strutture mentali e di civiltà del loro tempo fino al punto da farne tutt'uno col Cristianesimo, che questa chiesa temporalistica dia questa impressione fino quasi a generare la convinzione che la religione sia l'oppio dei popoli, oscurantismo tenace, conservatorismo pigro e pieno di paure, non c'è da sorprendersi e tanto meno da scandalizzarsi.
E' ancora tra noi, e ci serpeggia nel midollo delle ossa, il timore delle novità, un mal celato scontento delle innovazioni, il sospetto che tutto ciò che sia progresso sia qualcosa di diabolico, un infiltrarsi di dissoluzione, un introdursi maligno per disgregare e poi smantellare e ridurre tutto in macerie sulle quali poi non resta che piangere e battersi il petto.
Quanto travaglio nell'anima (e non nell'anima soltanto) di chi dalla forza progressiva dello Spirito è stato scelto per smuovere e agitare acque stagnanti, per vincere questa paura del nuovo, in se stessi e intorno e dentro il proprio tempo. Quante forze meravigliose sono rimaste schiacciate e soffocate da chi si è lasciato dominare dalla paura delle novità e per il terrore anche dell'ombra del rischio.
E quanto cammino è stato reso più faticoso e spesso ritardato, o momentaneamente sviato, a questa povera umanità che pure è sospinta in avanti dalla violenza del suo destino e dalla potenza dello Spirito che anima e guida il suo duro e misterioso camminare.
Perchè la paura del progresso, quando fondamentalmente il progresso è opera del tempo e il tempo, che è di per se stesso divenire, deve necessariamente portare avanti tutto ciò che è dentro il suo scorrere incessante? Dove il tempo non passa con la sua meravigliosa carica di innovazione, tutto rimane fermo, gelido, spietato, morto. La più grave responsabilità è lasciare passare il tempo senza che il suo andare avanti attui un progresso, cioè un farsi di tutto un mistero di perfezionamento per un avvicinarsi incessante al fine ultimo di ogni cosa e di tutte le cose, che noi cristiani, sulla parola di Gesù, chiamiamo Regno dei Cieli, Regno di Dio.
Sembrerà strano, ma pure ci sembra sempre più (e è scoperta che colma di gioia perchè è prendere coscienza di tutto un Mistero di Verità che viene da Dio, incarnato nell'esistenza umana da Gesù e continuato nella storia dalla Chiesa) ci sembra sempre più che in fondo il Cristianesimo è liberazione dell'uomo, è offerta e attuazione di una sempre maggiore misura di libertà fino al punto che l'autenticità del proprio consenso al Cristianesimo, e la sincerità del nostro viverlo, è misurabile sull'autenticità e sincerità del nostro spirito di libertà, chiamato a partecipare e a vivere le misure infinite della libertà di Dio.
Ci sembra che il tempo di quaresima e tutto lo spirito penitenziale della Chiesa, perchè possa essere capito in profondità e accettato con accoglienza serena, fiduciosa, ottimistica, sia necessario impostarlo su questo piano di purificazione, di liberazione.
Bisogna ritrovare la vera libertà dell'uomo perchè è sulla purezza della libertà che è possibile costruire la nostra verità. Perchè liberazione vuol dire toglier via, sgombrare il terreno, lasciar cadere, sdrammatizzare, riportare all'essenziale, ma subito dopo (e già nel frattempo forse) vuol dire costruire la libertà, realizzarla apertamente, vuol dire diventare liberi, esserlo con una misura sempre in crescita.
A un certo punto poi capita (e è bellissimo) che sia la libertà stessa, ormai diventata forza attiva di costruzione d'esistenza, che compie in noi e intorno a noi (e Dio voglia quanto prima nella storia) il progredire della liberazione. E spirito di penitenza allora vuol dire obbedienza serena e docile alla forza della libertà che ci sta liberando, che ci sta cioè costruendo in purezza di umanità e sincerità e verità d'esistenza.
E' un'obbedienza che chiede spirito formidabile di sacrificio per un superamento generoso di una prudenza, di una saggezza tutt'una cosa, spesso, con mentalità egoistiche e ristrettezza di ideali e ricerche pratiche a interessi individuali e immediati.
Dopo, e in proporzione a quanto la libertà si allarga fino a misure sempre più vaste, la libertà liberante scopre il suo intimo mistero e lascia il posto, o meglio si rivela per quello che veramente è: la libertà di Dio.
E' il momento prezioso, essenziale per la verità dell'esistere umano, quello in cui Dio è in noi libertà. Allora la liberazione acquista motivi d'esistenza e si allarga a vastità infinite. La liberazione dell'uomo è raggiunta perchè l'uomo è veramente l'uomo: libertà della libertà di Dio.
Ciò che deve avvenire per ciascuno di noi, per ogni uomo che viene a questo mondo, perchè la Verità nell'esistenza è la ragion d'essere di tutto ciò che esiste (e la storia di ciascuno è il farsi o almeno il tentativo del farsi di questa verità nello svolgersi della propria esistenza), avverrà, anche se con un tempo lunghissimo, nella storia dell'umanità. Perchè l'umanità va verso la sua liberazione finché la libertà di Dio non sia diventata la libertà dell'esistenza umana.
Dentro questo mistero di liberazione, si è gettato Dio, facendosi Uomo, e la Sua onnipotenza di liberazione e di salvezza resa dono totale fino al sacrificio della Croce.
Questa liberazione la Chiesa continua in grazia e forza di Gesù Cristo, raccogliendo e vivendo tutta la storia dell'umanità, convogliandola (e la fatica è tremenda e il travaglio è supremo) verso la liberazione totale che è il Regno di Dio.
Questa liberazione ciascuno di noi deve ottenere aggiungendo la propria verità di liberazione al divenire della libertà del mondo, per obbedienza e fedeltà al proprio dovere cristiano, che è sempre responsabilità personale e nel frattempo impegno universale.
Uscire dalla prigione dell'egoismo (specialmente da quello religioso), venire fuori dalla ristrettezza degli interessi individuali, rompere le catene di una ricerca di se stessi e basta e a costo di tutto e di tutti ecc., per entrare in un'esistenza seriamente comunitaria, per partecipare a responsabilità universali, per vivere nella famiglia dei figli di Dio e prendere parte attivamente al farsi del Suo Regno e al compiersi della Sua Volontà, questo vuol dire liberazione secondo la libertà di Dio.
A questa liberazione la quaresima ci richiama e più ancora il Cristianesimo, questo Mistero di costruzione di una umanità libera della libertà di Dio.
La Redazione
in La Voce dei Poveri: La VdP febbraio 1964, Febbraio 1964
Luigi Sonnenfeld
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