La poesia dei giorni

8 dicembre - Stasera abbiamo acceso il primo fuoco nel caminetto e le finestre sono piene di stelle; davanti va la Stella Polare e si porta dietro il Grande e il Piccolo Carro, intorno le altre costellazioni come schegge di diamanti. Cominciano le notti di Natale per poi sempre colme di un fascino che l'età non cancella. Notti profonde coi cieli puliti, quei misteriosi cieli in cui ha sede il Padre, da cui è disceso il Figlio per poi ascendervi di nuovo. Meravigliose notti lunghe e silenziose che dovrebbero passare così come stasera vicino al fuoco ed essere il fuoco solo a parlare schioccando lentamente tra lo splendore dei ceppi accesi.
11 dicembre - Stasera per tutto il tempo che ho recitato il Rosario, una piccola stella lucentissima è stata appoggiata sul tetto della casa, io la vedevo palpitare dalla finestra della mia camera.
Se posso finire così le mie giornate con un Rosario detto sotto le stelle, gli avvenimenti hanno un loro significato e il giorno si chiude in pace.
19 dicembre - Lungo il nostro viaggio per il Cadore siamo passati per Longarone. Davanti a quelle impressionanti e tragiche rovine sarebbe quasi un delitto passare con gli sci sul tetto della macchina se non si è molto sofferenti. Solo la comunità del dolore mi ha salvato in quel momento. Allora si sente quanto il patire sia un valore misteriosamente positivo secondo la Croce di Cristo.
22 dicembre - Ho finito la traduzione di «Notre Dame» di Péguy, mi resterà dentro la forza della sua poesia con quei crescendi che incalzano sempre più potenti fino all'estremo che diventa un mistico arrivo di là dalle cose e quasi dalla vita. Così egli è anche vissuto fino all'ultima sua notte al fronte; la ha trascorsa raccogliendo fiori per una immagine della Vergine.
24 dicembre - Attendo il Natale all'ombra delle parole di Don Mazzolari: «Durante l'anno è facile che l'uomo non ce la faccia, ma viene il Natale a rispondere ad ogni attesa. L'uomo si difende dal Cristo, ma a Natale cadono tutte le resistenze e partendo da Betlemme l'esperienza che viene fatta è un dono».
Natale 1963 - E' caduta la neve sulla valle, la prima bella nevicata che ha investito i tetti, gli alberi, i prati e chiuso le montagne nella sua spessa coltre. La poesia del Natale viene a fiotti su dai rami ricurvi dal peso, su dai boschi imponenti nel candore. Natale oh Natale colmo sempre di dolce speranza e di bontà!
26 dicembre - Giorni questi di montagna che hanno infranto il normale cristallo della realtà frantumandone la compattezza in un caleidoscopio lucente di sentimenti e avvenimenti nuovi. Sentimenti abituali che si sfaccettano nella purezza della loro essenza. Sono questi i giorni in cui sondiamo la vita nelle sue infinite possibilità.
Così è stato l'affetto dei miei bambini, la letterina di Natale, la cena al lume di candela, il correre sugli sci, la Messa di sera e la mia straordinaria Comunione nella notte.
27 dicembre - Ho dipinto molto in questi due giorni, essendo infortunata ad un piede per una brutta caduta nella neve.
Non penso a fare dell'arte quando dipingo, sono piuttosto come un ladro che voglia in fretta accaparrarsi un bottino da portar via per sempre. Questo bottino per me è la bellezza.
28 dicembre - Ieri sera di ritorno dal nostro viaggio in Cadore abbiamo ritrovato la nostra casa calda e linda, mio marito ha interpretato la commozione di tutti dicendo: «Vale la pena di partire per provare la gioia di tornare»...
29 dicembre - Ho trovato un monte di posta, tutta ugualmente cara, ma c'è stato un biglietto che ho accolto come ragione del mio vivere e del mio soffrire. Mio marito ha commentato con me: «Capita di rado di mettere gli occhi su parole simili. Ricordando la morte del mio babbo esso dice: «Non deve essere un triste Natale: da quando Iddio è nato sulla terra, la morte è stata distrutta. Congratuliamoci con chi è arrivato a casa e camminiamo» nella luce della speranza. Ci teniamo per mano e siamo tutti insieme: non siamo noi che andiamo staccati; è Lui che è venuto e noi siamo pesci nell'acqua.
Capod'anno '64 - «Su e giù, avanti e indietro, sempre nel giro: questo è il motto insensato dell'universo» scriveva Marco Aurelio e non sapeva che la storia era diventata freccia diritta, luminosa freccia nella quale si assumono tutti gli avvenimenti tristi o lieti, freccia che porta all'infinito e non ci lascia creature chiuse nel cieco giro degli anni, ma «un sempre per l'eternità. Così ha parlato Don Divo Barsotti alla Messa degli Artisti detta in memoria di mio padre.
A questa freccia mi allineo con tutti i miei mali e tutti i miei beni verso non un anno solo, ma verso l'eternità. Con l'aiuto di Dio.


Grazia Maggi


in La Voce dei Poveri: La VdP gennaio 1964, Gennaio 1964

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