Il tempo ci porta avanti quasi inavvertitamente e accumula dietro le spalle spazi immensi percorsi. E ogni tanto è come arrivare in cima ad una montagna, viene da voltarsi indietro e si vede lungo la montagna lo snodarsi a serpe della strada che poi si allunga nella vallata, fino a perdersi nella nebbia di altre montagne lontane.
In quel momento «sentiamo» nell'anima la strada percorsa e le vallate e le catene di monti superate e le pianure sterminate, i paesi, le città gli amici incontrati, le persone conosciute, gli avvenimenti successi, le esperienze vissute, i sogni svaniti, gli ideali raggiunti...
E tutto è nell'anima. Ogni cosa si è conquistata un posto, si è collocata nell'insieme, come pietre in una muraglia. Vi è stata lotta e dura battaglia fra le cose, le persone, le esperienze, per conquistare un posto particolare di preminenza, di dominio, in noi. Perchè siamo come terra di nessuno, sempre contesa, perchè di qualcuno o di qualcosa deve necessariamente essere. E spesso (forse sempre) non siamo noi a decidere o a scegliere il vincitore.
Chi è che ha comprato il campo per prendersi il mio tesoro? Chi è che è riuscito a portarsi via la perla preziosa?
Vorrei che avesse comprato il campo, dove nascosto è il mio tesoro, chi ha, con gioia, potuto mettere insieme la somma necessaria vendendo ogni suo avere. Vorrei che fosse chi di tutte le sue perle preziose ha dovuto disfarsi, e lo ha fatto senza paure, per avere di che comprare la mia perla preziosa.
Perchè allora tutto sarebbe Amore, e quest'Amore non potrebbe non vincere in me e tutto occuparmi e, interamente avermi.
Allora, dopo la lunga avventura che ormai dura da molti anni, mi fermo un momento e mi volto a guardare indietro. Non è un esame di coscienza che ho voglia di fare. Mi sembra così miserabile e così avvilente guardare alla mia storia secondo una casistica formalizzata in quadratini neri o bianchi come una scacchiera. Non ho voglia di vestirmi di abiti già confezionati o di provare la mia anima su manichini già pronti. Non che non sia cosa buona un'ottima addizionatrice, con colonne spietate e perfette, del bene e del male, con le differenze finali a calcolo sicuro.
Ma in questo momento non mi interessa (anche per la segreta speranza che lassù non facciano i conti con la riprova del nove).
Ora ho voglia di guardare chi è il padrone della mia terra. Chi mi ha conquistato il cuore e affascinato l'anima. Chi è che domina con sicuro dominio nella mia vita.
Perchè qualcuno ha forzato la porta e è entrato di violenza. Si è fatto largo fra la folla sicuro di se. Sapeva di essere il più forte. E poi aveva in mano la somma necessaria, anzi ne aveva d'avanzo: può veramente pagare qualunque prezzo e senza rimpianti.
Non ha fatto, vincendo, la terra bruciata, e non ha annientato gli avversari: è venuto da vero Signore con un dominio che tutto sovrasta, perchè è capace di tutto raccogliere nel Suo unico valore.
Mi volto a guardare e lo vedo solo, unico Signore nella già lunga avventura della mia vita.
E so che a poco per volta il suo dominio è andato crescendo. La sua parola si è fatta più forte e più chiara. La sua presenza più allargata e distesa. Non vi è angolo dove Lui non sia, non vi è un momento che non gli appartenga.
Perchè tutto, fino alle cose più sciocche ed inutili, da Lui è determinato, risente di Lui e non può essere cercato e vissuto che in Lui. Diversamente, al di fuori di Lui, ogni cosa è come pane non lievitato, cibo senza sale, lampada senz'olio, amico senza Amore, sposo senza sposa...
Mi guardo intorno e dentro di me: cosa pensare senza che porti con sé il pensiero di Lui? Cosa posso vedere, che dietro non veda almeno la sua ombra o il profilo del suo volto o tutto nel raggio della sua luce?
Mi domando se ancora mi ha lasciato un po' di respiro, un po' di libertà... quella semplice e schietta, fatta di poter essere come tutti, di vita normale, di pensieri comuni, pensare a me, poter chiudere la porta e starmene in pace a sognare i sogni di tutti.
Ma mi sembra che se la sia presa tutta, la libertà, per darmi forse soltanto di essere liberamente suo, di appartenergli con un possesso fatto unicamente di Amore. Se l'è presa tutta per sostituirla con la sua libertà che è la libertà di Dio. La libertà di farsi mangiare come il pane e bere come il vino. Di essere il chicco di grano che muore sotto la zolla. Parola affidata allo Spirito che è come il vento, non sai da dove viene e non sai dove va. La libertà di non essere servito, ma di servire. Di amare fino all'impossibile. Di morire sulla Croce e dentro la storia degli uomini, per sperare la loro salvezza....
Allora capisco come non possa che essere l'unico Signore, dominio assoluto, incondizionato, esteso fino agli ultimi confini dell'esistere...
Mi volto indietro e sulla mia terra e su tutta la terra, vedo Lui soltanto. La mia storia è quella della sua conquista. Il tempo ha segnato soltanto le tappe dell'espandersi del suo dominio. Sento il passo del suo camminare dovunque, in tutti i sensi a prendere possesso, a tutto sottomettere al suo dominio, a tutto raccogliere, perchè ogni cosa abbia di Lui e sia come il Suo stesso Mistero, specialmente ogni persona, tutta la realtà umana, ogni valore...
Ne sono felice di questo assoluto dominio?
Ne sono pazzamente felice, nonostante il terribile viaggio lungo il deserto, verso la terra promessa che a volte sa troppo soltanto di sogno, e il rimpianto, (così umano, vero, Signore, anche se può dispiacerti) qualche volta, per debolezza di fame e violenza di desiderio di qualcosa d'immediato e concreto, nonostante lo sciocco rimpianto delle cipolle d'Egitto.
Ecco. Non so se voi avete capito. Ma, nel caso, non avrebbe molta importanza. Si tratta della mia storia guardata in un momento di sosta, voltandomi indietro, arrivato su un crinale di montagna, seguendo la strada che mi vuole portare lontano.
Però è malto importante che anche ciascuno di voi sappia guardare indietro, lungo la strada percorsa, per indovinare chi è che la sta tracciando, passo dopo passo, o almeno fermarsi a guardare chi è il padrone del campo, se vi è un Signore con dominio assoluto.
E' molto bello che questo Signore con dominio assoluto sia il dolce Signore Gesù.
don Sirio
in La Voce dei Poveri: La VdP gennaio 1964, Gennaio 1964
Luigi Sonnenfeld
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