Il viaggio alla terra di Gesù

La misteriosa e terribile storia di questo lembo di terra. Il suo destino è quello di essere per sempre «terra promessa», sempre donata, eppure sempre promessa. Deve essere cercata, è terra verso la quale eternamente si cammina e dove si giunge sempre, ma in realtà non si arriva mai perchè non può essere posseduta. E' certamente l'angolo di terra che più somiglia al Cielo, per il quale tutto è fatto e dal quale tutto discende, perchè tutto vi debba essere orientato e in cammino senza stanchezze.
E' la terra che ha dato Speranza e Fede ad Abramo. E vi si incammina il popolo eletto. Vi si riversa a fiume di luce la Rivelazione di Dio, dentro una storia travagliata di miseria umana e di destino divino.
Nella pienezza dei tempi, Dio vi cerca una stalla dove nascere. E in quella terra vive come nascosto nel cuore del mondo. La cammina tutta, quella terra - e tante volte era stanco dal troppo camminare e dalla polvere e dalla fame e dalla sete - per arrivare ad un rialzo, subito fuori della Sua città, a farvi rizzare una Croce dove morire inchiodato. E nelle viscere di quella terra si fa chiudere tre giorni, per romperla subito, quella dura zolla e uscirne vivo (e tutta la terra fu aperta perchè in Lui restituisse tutti i suoi morti alla vita).
La percosse ancora, quella terra, la violenza dello Spirito Santo, come vento di tempesta, e la Parola di cui era stata colmata fu sparsa su tutta la terra: la Parola e la Grazia, la Fede e l'Amore.
Su quell'angolo si è riversato l'infinito mistero di Dio e di là si è irradiato nel mondo.
Dopo quasi duemila anni, siamo ritornati a quella terra promessa. I figli veri di quella terra sono tornati al luogo di origine, là dove sono nati e di dove sono partiti.
Perchè non vi siamo tornati quando siamo andati a conquistarla per farne una sacra colonia, anche se le armi erano dipinte di croci. E nemmeno vi siamo tornati quando vi siamo andati a occupare gli angoli più importanti con chiese e santuari, e non è stato un tornare alla nostra terra il camminare doloroso dei pellegrini antichi e delle devote e allegre comitive turistiche del nostro tempo.
La Chiesa è tornata alla sua terra d'origine soltanto in questi giorni. Sia pure in quadrigetto, con tutte le onoranze ufficiali, con tutte le prospettive, anche contingenti e umane, però il motivo di fondo è rimasto intatto, il mistero segreto è stato vissuto. Sotto gli occhi del mondo, la Chiesa è tornata a Betlem nella grotta della mangiatoia, nella povertà della casupola di Nazareth, nella terra riarsa dal sole e dalla tragedia umana della Giudea e della Galilea, ha rifatto la strada dolorosa che porta alla Croce del Calvario...
E' finalmente ritornata alle sue origini di povertà, di umiltà, di sacrificio, di Amore. A ciò che Dio ha scelto per sé, per essere fra gli uomini, Uomo come loro e loro Dio. A ciò che certamente ha scelto e vuole per la Sua Chiesa, continuazione vivente del Suo Mistero di Uomo-Dio dentro il vivere e la storia degli uomini.
In questo tempo in cui la Chiesa Universale compie la fatica di rinnovamento attraverso il Concilio, mossa dal bisogno profondo di essere tutto il Mistero di Cristo fra gli uomini, la Chiesa è finalmente ritornata alla sua terra per rivedere dove è nata, dove è cresciuta e vissuta fino al sacrificio supremo, per rivivere secondo come è nata, cresciuta, vissuta e poter continuare a morire come è morta per la salvezza del mondo ed essere testimonianza sicura di vita eterna.
Forse mai la Chiesa è stata raccolta nella Persona del Papa come nei due giorni del Suo viaggio in Terra Santa. Mai abbiamo sentito una gioia così profonda che la Chiesa Cattolica abbia un Uomo che misteriosamente quasi la contenga e la porti dentro il fragile e breve essere di una persona. Perchè in Lui, così, tutta la Chiesa è andata a Betlem, a Nazareth, sul Calvario, a ritrovare tutto il Suo Mistero del Suo essere fra gli uomini.
E in quei due giorni siamo stati veramente cristiani in tutta la misura di questa verità d'esistenza. E lo siamo stati in faccia al mondo, con la serietà consapevole di un modo di pensiero e d'esistenza unica ed esclusiva: «Noi vorremmo innanzi tutto presentarci, ancora una volta, a questo mondo in cui noi ci troviamo. Siamo i rappresentanti e promotori della Religione Cristiana. Abbiamo la certezza di promuovere una causa che viene da Dio; siamo i discepoli, gli apostoli, i missionari di Gesù, Figlio di Dio e Figlio di Maria, il Messia, il Cristo. Siamo i continuatori della sua missione, gli araldi del suo messaggio, i ministri della sua religione...».
E' il discorso di Betlem: il discorso della mangiatoia, con sulla paglia il Figlio di Dio, e il discorso del papa. Non vi può essere la minima discordanza o dissonanza. E' un unico grande discorso, messaggio immenso rivolto alla umanità di ogni tempo.
Ha commosso profondamente, fino alle lacrime, ascoltare ancora la voce degli Angeli, che a Betlem cantarono «pace in terra agli uomini di buona volontà», che diceva «...la missione del Cristianesimo è una missione di amicizia in mezzo all'umanità, una missione di comprensione,
d'incoraggiamento, di promozione, di elevazione, diciamo ancora di salvezza».
E il discorso delle Beatitudini che ha sconcertato le saggezze umane e sgomentato le prudenze degli uomini, è stato rinnovato in termini attuali, comprensibili nel nostro momento, ma è chiaramente e coraggiosamente quello stesso terribile discorso che segna le condizioni per una essenziale sincerità umana: «Non abbiamo altro interesse che quello di annunciare questa nostra Fede. Non chiediamo nulla, eccetto la libertà di professare e di offrire, a chi liberamente la accoglie, questa religione... Noi guardiamo al mondo con immensa simpatia. Se il mondo si sente estraneo al Cristianesimo, il Cristianesimo non si sente estraneo al mondo, qualunque sia l'aspetto ch'esso presenta e il contegno che esso gli ricambia».
Siamo tornati nella terra di Gesù, sulla Sua strada, alla Sua povertà, al Suo Mistero d'esistenza umana e a quello della Sua Morte. Abbiamo ripreso contatto materiale con la Sua storia, ci verrebbe da dire che abbiamo discoperto e ritrovato la Sua terra e Lo abbiamo incontrato all'angolo della casa, lungo la strada polverosa e assolata, sommerso dalla folla, offerto all'umanità intera.
Questo abbiamo visto e sentito con chiara visione di Fede. E nemmeno fotogramma televisivo abbiamo voluto vedere, per timore che l'immagine contingente, fatta di contorni umani e particolari, non avesse a diminuire o annebbiare la chiara percezione del fatto accolto totalmente, al di sopra del momento, per viverlo, con gelosa purezza, nella vicenda, misteriosa e storica, del farsi del Regno di Dio nel mondo.
La Chiesa (e noi con la Chiesa) è tornata nella terra di Gesù. Ma non tanto a ritrovare la Sua Parola mai smarrita, a riprendere contatto col Suo Mistero mai perduto, a ricolmarsi della Sua Redenzione sempre posseduta e donata.
E' ritornata nella terra di Gesù a riprendere la Sua povertà, il Suo nascondimento, il Suo lavoro, la solitudine delle Sue beatitudini. A ritrovare le scelte della Sua presenza fra gli uomini: l'Amore, il Dolore, la Croce. A rinnovare il coraggio di essere fra gli uomini tutto Gesù Cristo.
Che Dio voglia che due giorni possano essere sufficienti, dopo due millenni, a darci di essere autenticamente figli di quella terra promessa.


La Redazione


in La Voce dei Poveri: La VdP gennaio 1964, Gennaio 1964

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