Kennedy è stato assassinato il 22 novembre. Sei giorni dopo, un ragazzo di Brescia, di 12 anni, alunno di seconda media, si è sparato tre colpi di pistola al viso, nel buio della sera, lungo un marciapiede della città. Gli è stato trovato nella tasca un biglietto spiegazzato, dove aveva scritto: «Sono stanco, non ce la faccio più, sono sconvolto per la morte di Kennedy».
Un ragazzo di 12 anni. Quella tragedia di Dallas lo ha sconvolto, gli ha fatto oppressione spaventosa fino a diventargli una stanchezza impossibile a sopportarsi.
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I principi di Liegi partecipavano a una festa nella lussuosa residenza dei conti di Bismark, alla periferia di Bruxelles. Dopo il pranzo era in programma un ballo mascherato. Arrivò verso le 20 la notizia dell'assassinio del presidente Kennedy. I conti di Bismark ne informarono gli ospiti. I principi di Liegi dettero l'impressione di non darvi eccessivo peso, e la festa continuò normalmente.
Secondo «Pan», più tardi la viscontessa Stevie Davignon ritornò a parlare della tragedia. Paola, irritata, avrebbe detto: «La smettete con questa storia? Ci rovinerete la serata: credete sia bello? Ho in programma per domani una serata dalla contessa Camerana e lunedì un pranzo dai Descamps. Approfitteranno della circostanza per impedirmi di uscire».
Scrive il giornale che tutti gli astanti avrebbero partecipato al «dolore» della principessa, la quale avrebbe aggiunto: «Bah, ne approfitteremo per divertirci un po' al castello del Belvedere».
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Madame Nhu, quella del Vietnam, non è venuta meno alla sua fama di faziosità e di cinismo nemmeno in occasione del tragico assassinio di Kennedy. Ha indirizzato a Jacqueline Kennedy una lettera di condoglianze intrisa di ipocrisia e perfidia.
Dopo un'introduzione in cui manifesta la sua «profonda simpatia in questo momento di choc è di dolore», la Nhu così prosegue: «Sebbene io avessi detto che tutto ciò che era accaduto nel Vietnam avrebbe sicuramente un equivalente negli Stati Uniti, francamente non vorrei augurare a nessuno di sopportare ciò che i vietnamiti e io stessa stiamo provando, vicini come eravamo alla vittoria contro il comunismo».
La Nhu termina il suo scritto aggiungendo untuosamente di aver «specialmente pregato per il presidente Kennedy» solo quando seppe che gli era stato impartito l'ultimo Sacramento senza che avesse «ripreso conoscenza».
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E voglio perfino confessare, a questo proposito, un pensiero che mi è venuto mentre osservavo, alla televisione, la fila di tutti i Capi: un pensiero che, per essere sincero, faceva seguito a una fantasticheria o, piuttosto, a una volontaria allucinazione. Con i Capi, e anzi davanti ai Capi di un passo, non c'era anche, al centro della fila, un'ombra, una grande ombra bianca e mesta, l'ombra di papa Giovanni? E il pensiero è questo: più che un pensiero, è una convinzione: padronissimo, chi vuole, di non essere d'accordo con me: io sono convinto che papa Giovanni, se fosse stato vivo, avrebbe preso l'aereo e sarebbe andato a Washington ai funerali dì Kennedy.
Comunque, idealmente, papa Giovanni era lì. Anche se la signora Nhu non lo ha potuto vedere.
Mario Soldati
in La Voce dei Poveri: La VdP dicembre 1963, Dicembre 1963
Luigi Sonnenfeld
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