Chiarezza di principi

Che confusione non cessa di regnare intorno all'insegnamento dei Papi nelle Encicliche! Come se si potesse farne materia di un programma propriamente politico! Non so se certi preti sono coscienti dell'errore che non cessano di conservare nella mentalità dei cristiani.
Ogni partito cristiano deve certo ispirarsi nella politica ai principi insegnati solennemente dalla Chiesa. Ma quanto al miglior modo di realizzarli in concreto, qui sta lo scopo della politica, e vi possono essere molti modi di restare fedeli ai principi della Chiesa in materia sociale. L'insegnamento della Chiesa non può costituire in se stesso un programma politico: qui è l'errore. Questo insegnamento si limita alla sfera dei principi. Quanto alla loro applicazione in concreto, questo sarà compito di un programma di azione politica, e questi programmi potranno essere numerosi secondo la diversità delle situazioni e secondo, bisogna ben dirlo, le abitudini di pensiero e i temperamenti degli uomini politici che dovranno tradurre quei principi in fatti concreti.
Vi sarà sempre una politica di sinistra e una politica di destra, che potranno, l'una e l'altra, definirsi riferendosi all'insegnamento della Chiesa.
Ma ciò che mi addolora è che la tendenza più generalizzata fra i cristiani e il clero è di tendere verso una politica di destra. Sì, vi è una maniera di considerare le cose umane che dà una grande importanza ai valori dell'ordine stabilito e alla ricchezza economica, e vi è un'altra maniera di considerare le cose umane che si pone avanti a tutto dal punto di vista dei poveri. Questi ultimi hanno il torto di non avere della competenza, e le loro aspirazioni contraddicono a volte le regole sane e ragionevoli di un'economia capitalista ben amministrata. Mi pare che vi sia una prudenza dei poveri e una prudenza dei ricchi. E se provo della tristezza, è perchè la maggior parte delle reazioni politiche dei cristiani si ispirano più alla prudenza dei ricchi che a quella dei poveri.
L'insegnamento molto preciso del Santo Padre (Giovanni XXIII), nell'ultima enciclica, afferma che ogni opinione politica deriva prima di tutto dalla responsabilità dei laici competenti. Il che vuol dire che la Chiesa nella sua gerarchia, pur riservandosi il diritto sovrano di giudicare tutte le imprese umane dal punto di vista della morale divina, non deve più scendere direttamente nella arena politica.
Voglia il cielo che questa suprema saggezza sia compresa, e che coloro che si pongono, in politica, dal punto di vista dei poveri, sia pure a prezzo di qualche errore - e chi non ne fa anche a destra? - non siano più costantemente giudicati e condannati senza misericordia, come se si allontanassero dall'insegnamento della Chiesa.

(Trad. da un diario privato francese)





in La Voce dei Poveri: La VdP dicembre 1963, Dicembre 1963

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