Non crediamo che i Papi facciano le cose con la testa nel sacco e nemmeno che facciano qualcosa soltanto per tener la barca pari. In certe prese di posizione e in certi passi avanti non è che sia sempre la famosa e antipatica (per noi povera gente) diplomazia a guidare illuminata e sorretta secondo le sue tecniche da prudenti e saggi equilibrismi. Ma crediamo invece che sia lo Spirito Santo a smuovere, a spingere, a ottenere. E questo è vero anche se i motivi determinanti, le occasioni prossime o remote, sono la storia nel suo andare avanti e quindi nel suo imperioso costringere o anche semplici sensibilità e aperture strettamente personali. Lo Spirito Santo è libero (e libero rimane nonostante le difficoltà e le complicazioni che gli uomini stupidamente Gli impasticciano) di usare di tutto e di tutti per l'attuazione progressiva del Regno di Dio nel mondo. E le Sue vie, come dice la Scrittura, rimarranno sempre le Sue vie e i Suoi pensieri (fortunatamente) non saranno i nostri pensieri.
A prima vista queste novità, questi passi avanti possono anche apparire insignificanti, di poco interesse, di importanza limitata per es. al momento, a quella tale congiuntura, a quel preciso problema. Perchè noi (e è impressionante questa mentalità spaventosamente gretta e miserabile) noi se non vediamo la legge chiara e precisa, le disposizioni tassative, le ingiunzioni canoniche, non muoviamo un dito, non spostiamo una virgola, non spengiamo una candela, non azzardiamo una idea nuova, una apertura di cuore più larga nemmeno di un millimetro.
E' la paura di sbagliare (ci hanno convinti che ad agire di propria iniziativa si sbaglia sempre). E' non volersi prendere responsabilità (e facciamo i puritani fino al ridicolo e gli osservanti fino al fariseismo, conservandoci però, con cura, mentalità grette, mediocrità impressionanti e serenamente disinvolte). E' l'avversione al nuovo fino all'idiozia senza avvederci che è per pigrizia, per vigliaccheria, per interesse. E' per obbedienza e, diciamo anche, per fedeltà (e non ci accorgiamo che scambiamo spesso l'obbedienza con l'acqua stagnante, con la passività di tradizionalismo fossilizzato e quindi vuoto e inutile, con l'indifferenza attendista e, in fondo, menefreghista).
E anche dal Concilio, quindi, stiamo aspettando legge nuove, i canoni che rivoluzionino chissà cosa, il codice che cambi tutto da così a cosà. Ancora la visione della Chiesa come un complesso legiferante. Un tribunale che condanna o assolve. Schemi quadrati e esatti. Problemi a soluzione sicura. Toccasana per tutti i mali.
Se il Concilio non tira fuori un sacchetto di anatemi, che Concilio è?
Se non ci dice cosa dobbiamo fare, come ci dobbiamo comportare in questo mondaccio nel quale viviamo, con almeno qualche migliaio di canoni (sui quali poi i giuristi piomberanno per scrivere volumi e volumi di interpretazione e di spiegazione) che concilio è?
Se i Vescovi (e nel caso il nome di Padri conciliari sarebbe davvero appiccicato e assurdo) non ritornano a casa armati di autorità, decisi a far osservare la legge che portano in tasca, disposti e pronti al braccio di ferro, esecutori energici delle novità stabilite che Concilio è questo Vaticano II?
E quindi aspettiamo. Del resto di questa posizione attendista e passiva, che sta fuori, all'esterno, a guardare soltanto ciò che si vede attraverso le finestre illuminate del palazzo o trapela dalle indiscrezioni del personale di servizio, ne sono responsabili anche i Vescovi stessi che, almeno per quello che a noi risulta, tenendo conto delle eccezioni, come preparazione del popolo cristiano e dei preti al Concilio si sono preoccupati soltanto di preparare e di disporre all'obbedienza, secondo l'educazione spirituale ormai tradizionale per la quale tutto il rapporto cristiano fra gli inferiori e i superiori, i parrocchiani e il parroco, preti e Vescovi, cristianità e Papa, sta tutto nell'obbedienza (passività, attendismo, riverenza, servilismo ecc. come spesso succede che sia intesa e vissuta l'obbedienza).
E' perchè è in giro un clima del genere che le nostre apprensioni per le fruttificazioni del Concilio Ecumenico in ordine alla sua forza di innovazione e di rinnovamento, sono angosciose e temiamo assai.
Ci hanno detto che noi siamo pessimisti nei confronti del Concilio.
Neanche per ombra: abbiamo fiducia intera e totale, nel Papa e nei Vescovi uniti con Lui e specialmente nello Spirito Santo che senza dubbio è presenza operante Grazia di luce e violenza d'Amore nelle assemblee conciliari. Siamo invece preoccupati e spesso angosciati per il clima di passività e d'attendismo vuoto e superficiale che spira d'intorno, nella cristianità. Mentre sono già in atto innovazioni formidabili, riforme sorprendenti, mentalità coraggiose, attuazioni insperate...
Son già avvenute cose capaci di novità così assolute e già colmate di forza sconvolgente che tutte le leggi che verranno, il nuovo codice di Diritto Canonico, le disposizioni di riforma, le indicazioni pastorali ecc. saranno come la casistica di fronte ai principi di fondo, la sbriciolatura di un blocco compatto di granito, i rigagnoli di una fiumana travolgente...
Vi sono fatti e avvenimenti che di per sé hanno la forza, se noi li accogliessimo con animo aperto e con sincera volontà di trasformazione, di riforma, di rinnovamento, di rovesciare tutto un mondo cristiano piatto, stagnante, chiuso, incerto, pauroso, disorientato... in una viva e meravigliosa ricerca del Regno di Dio dentro l'umanità. Qualche esempio:
Il Concilio già di per se stesso, come fatto storico indicante scopertamente il bisogno della Chiesa di rinnovarsi e la sua volontà di riforma per adeguarsi pastoralmente, ma anche su un piano di esposizione dottrinale e strutturale, ai tempi moderni e al mondo attuale.
Il discorso di Giovanni XXIII all'apertura del Concilio.
I periti teologici chiamati al Concilio. E il nome di un gran numero di essi è indicativo di una profonda accoglienza delle novità del pensiero teologico del nostro tempo.
L'invito e la presenza di osservatori rappresentanti le Chiese dei fratelli separati. E la loro presenza è indicazione chiarissima che è finito finalmente il tempo in cui il sottilismo dottrinale e un brutto spirito settaristico cercava soltanto ciò che ci divideva, scartando con terrore ciò che invece poteva unirci. E il problema dei «lontani» sta diventando sempre più soltanto un problema d'Amore.
Lo svolgimento del Concilio, il clima aperto di serena e d'impegnata ricerca pastorale. La non paura del contrasto di vedute e di opinioni, qualche volta fino alla polemica. Le posizioni chiare, scoperte e coraggiose. L'aula conciliare è meravigliosa indicazione di un clima di appassionata ricerca, di un sincero e puro Amore alla Verità, di un impegno senza riserve e timori per il Regno di Dio nel mondo. E' la Chiesa viva e vivente nel travaglio della sua storia di presenza interamente rivolta nel Mistero dei destini dell'umanità e dell'universo.
Ultimamente il gruppo di laici chiamati da Paolo VI al concilio. E finalmente lo spinoso problema dei laici nella Chiesa ha avuto un inizio coraggioso. Perchè non pensiamo che Paolo VI li abbia chiamati con funzionalità puramente strumentale, ma perchè i laici sono la concretezza delle realtà terrene, perchè sono l'umanità per la quale la chiesa è, perchè i laici sono il popolo cristiano che insieme ai Vescovi uniti col Papa, è la Chiesa, il Corpo Mistico di Gesù Cristo, vivente in questo tempo su tutta la terra.
Cosa aspettiamo ancora per cominciare a rivedere mentalità e modi di fare, formalismi e tradizionalismi ormai svuotati, posizioni sorpassate e inutili, indifferenze e attendismi pigri, irresponsabilità assurde, conservatorismi ormai soltanto non voler mollare privilegi, non voler consentire alla storia e al regno di Dio che ci forza ad accoglierlo, noi e l'umanità, ad ogni giorno che passa?
Aspettiamo le leggi del Concilio, ma il Concilio è già in forza di sé stesso e nella storia del suo svolgersi, una legge meravigliosa, immensa fino a impegnarci anche nei più piccoli particolari di mentalità e di azione, obbligante fino allo scrupolo perchè è la Chiesa, comandamento vivo, che comanda a noi di essere tutto il Suo Mistero di Salvezza, di verità, d'Amore nel mondo.
La Redazione
in La Voce dei Poveri: La VdP ottobre 1963, Ottobre 1963
Luigi Sonnenfeld
e-mail
tel: 058446455