La conversazione ha preso subito un andamento assai animato. Frasi taglienti, parole un po' dure, interventi improvvisi. Non lasciar parlare, impossibilità di stare ad ascoltare, insopportazione delle idee altrui, interventi immediati di chi entrava nella stanza in quell'istante.
Le discussioni tra i preti (ma forse anche tra l'altra gente) sono particolarmente colorite e vivaci specialmente per la confusione, il disordine con cui sono condotte e per una certa infantilità di modo di argomentare fino a non rifiutare affatto il cercare di avere ragione sopraffacendo, alla voce, l'avversario. E quindi tattica istintiva è non lasciar parlare, ma cogliere il pensiero altrui a volo, per intuizione e non aspettare che l'altro spieghi a suo agio, con calma e serenità.
Quindi discussioni che sono un mangiarsi le ragioni altrui con disinvolta violenza, finche ci si ricorda che abbiamo altre cose da fare e ce ne andiamo lasciando serenamente tutto al punto di partenza.
Così è andata anche l'altra mattina. E come sempre o quasi è cresciuta la pena e la stanchezza per la troppa differenza d'idee e per il ravvivarsi di un vecchio problema, complesso e difficile, ma che pure dovrebbe avere una soluzione.
Non so, non ricordo bene cos'è che ha dato l'avvio alla discussione. Ma a volte basta che mi presenti o ci si incontri, e vengono fuori giudizi, apprezzamenti o problemi che ormai, ma chissà perchè, secondo tanti confratelli, sono identificati con me stesso, come se io ne fossi il richiamo o l'indicazione vivente.
L'altra mattina il (discorso è caduto su Franco, quel tale della Spagna. Sui «delinquenti» che sta tranquillamente fucilando o garottando per la difesa del suo regime.
Naturalmente non è mancata una qualche precisazione per una doverosa e onesta inquadratura del problema e quindi, subito, l'uscita, ormai consacrata, che se le stesse cose avvenissero, come sono avvenute, in Russia e vicinanze, avrei trovato coperture, scusanti e forse comprensioni.
E subito il discorso si è aggravato in tentativi di approfondimento e di precisazione sui problemi di un regime nazionale costituito, sulla legittimità o meno di tentare di farlo crollare, sui mezzi che è consentito usare e sui mezzi che, se usati, fanno diventare «delinquenti» fino al punto che il dittatore può condannare a morte ecc. anche senza processi o quasi. D'altra parte se certi mezzi di violenza non vengono usati, in certi casi, è praticamente impossibile scuotere una dominazione che è stata instaurata e che si regge proprio sulla violenza.
E la discussione si è accesa sempre più con richiami di cultura scolastica e con accenni alla storia, recente e lontana.
La posizione del cattolico, del cristiano?
Ecco, sembrerebbe che lo spinoso problema, a stare a certi modi di pensare, compiacenti per un ordine stabilito nel quale i propri interessi (quelli immediati e di superficie, evidentemente) sono piuttosto affermati e salvati, per non dire favoriti, sembrerebbe che il cattolico, o la cricca cattolica, che è al potere, sia legittimata a continuare a difendere la propria posizione con qualunque mezzo, compresa la violenza, più o meno legalizzata, l'oppressione della libertà, il non rispetto della persona, ecc. Mentre invece i buoni cattolici oppressi, alla catena (e lo sono anche se sono liberissimi di fare processioni, costruire chiese e accendere candele davanti ai santi, ecc.) devono rassegnarsi, avere pazienza e giudicare «delinquenti» quelli che tentano di fare «qualcosa» per allentare o spezzare le catene e consentire che siano fucilati, garottati, perseguitati, incarcerati o se non altro, fare finta di niente, se non proprio benedire la provvidenza perché «l'ordine» continua a essere mantenuto.
Quando poi succede che la sensibilità di qualche cattolico si risenta, allora ci saranno pronti sempre quelli che propagandisticamente sistemano ogni cosa e rimettono ogni coscienza in pace perchè in Russia hanno fatto di peggio e in Cina, adesso, fanno cose da matti.
Quindi stiamo allegri, solleviamoci da ogni angoscia e liberiamoci da ogni senso di vergogna noi cattolici, se attualmente Franco imperversa con la sua dittatura ottusa e banale in Spagna, se Salazar continua a soffocare il Portogallo e strazia di colonialismo l'Angola, se il cattolico Ngo-Ding-Diem e famiglia per fare dell'anticomunismo schiacciano il Viet-Nam e spingono i bonzi a bruciarsi vivi nelle piazze per protestare e invocare libertà: Stalin ha fatto di peggio, Krusciov, nonostante tutto, non si salva e così Tito e gli altri e Mao-Tse-Tung non se ne parli.
Il discorso è di una pietosità incredibile e insopportabile, ma ancora riesce, dopo essere stato argomentazione usatissima ai tempi delle battaglie elettorali, riesce a risolvere parecchi problemi di coscienza e a mettere l'animo in pace a molti cattolici in questi e in tantissimi altri problemi compresi quelli sociali, di giustizia, ecc.
E questo perchè anche adesso le cose si guardano con mentalità polemica, non con oggettività, serenità e coraggiosa sincerità.
E ce ne siamo andati, ognuno per conto nostro, calcandoci il berretto in testa, con le mani in tasca, a provvedere ai nostri problemetti di ordinaria amministrazione.
Ma noi, fratelli, non si può non piangere e non vergognarci, in questi nostri tempi, per via del cattolicesimo di Franco, di Salazar, di Ngo-Ding-Diem, e riesce difficile per noi, poveri e semplici uomini della strada, sprovvisti di diplomazia e incapaci delle grandi e responsabili ragioni, non patire perchè ufficialmente e chiaramente questo cattolicesimo da dittature non venga respinto e condannato.
Perchè la chiarezza della Verità e l'aperta ricerca della Giustizia nel Regno di Dio sono più importanti delle relazioni diplomatiche e di qualsiasi altro interesse.
un prete
in La Voce dei Poveri: La VdP settembre 1963, Settembre 1963
Luigi Sonnenfeld
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