Caro papa Paolo,
quando ti ho visto, nuovo, nuovo di elezione, apparire al finestrone di S. Pietro, mi sono tanto sentito sgomento per te, quasi un senso di pena. Mi sembravi così sperduto, così smarrito, proprio un pover'uomo chiamato a sostenere una parte impossibile.
Ho pensato che non eri sicuramente felice, ma che ti sentivi quasi come un condannato dopo la sentenza del tribunale, mi pareva di vedere tanta paura sul tuo volto e quei tuoi gesti di braccia che si alzavano e si abbassavano in segno di saluto alla folla di piazza S. Pietro e del mondo, mi pareva che fossero invocazioni di aiuto, gesti per implorare pietà e compassione.
Non sono venuto a vedere la tua incoronazione. Sono cose che non mi interessano per nulla, ormai. Non credo che nemmeno verrò mai a vederti a Roma: non desidero più, come quando ero nei verdi anni, vedere il papa e battere le mani e gridare evviva. Non c'è bisogno di queste cose ormai.
Ho accolto però la tua elezione con immensa gioia e vi ho consentito dal più profondo dell'anima. Nemmeno un momento ho indugiato a pensare chi mi sarebbe piaciuto che fosse eletto papa fra tutti i cardinali al conclave perchè sapevo bene che il desiderio sarebbe stato stranamente interessato e quindi ristretto e forse egoistico, però devo dire che non eri il Cardinale del mio cuore.
Eppure ho consentito in modo perfetto e totale alla tua elezione. E l'ho accolta nell'anima dal più profondo.
Sono un povero prete, caro Papa Paolo, forse uno dei più poveri preti che tu hai nella tua Chiesa. E sono già avanti negli anni. Vent'anni di sacerdozio non sono pochi. E è immensa tristezza dover constatare tremenda inutilità, vuoto pauroso, incertezza e tanto sgomento per il futuro.
Ho tanto cercato una presenza cristiana e sacerdotale fra gli uomini, dentro questa esistenza, in questo nostro tempo. E forse gli ideali mi hanno bruciato l'anima e il sognare mi ha stancato il cuore.
E' duro, caro Papa Paolo, vivere fra la povera gente, in questo povero mondo operaio, fra la fatica di animali da soma cercando di rendere gli uomini figli di Dio.
Quanto costa di sangue dell'anima una goccia di Verità in un'anima e accendervi una scintilla d'Amore di Dio e del prossimo!!
E il mondo è tanto grande e gli uomini sono così tanti da averne paura soltanto a pensarci.
Mi sto domandando spesso e è angoscia e tormento: cosa si deve fare, cosa si deve fare... Il sangue e la vita si darebbe volentieri; ma è terribile dare il sangue e la vita a goccia a goccia, per anni e anni, lasciandolo succhiare dalla terra riarsa del deserto del mondo.
Ho pensato al tuo coraggio a metterti a fare il papa.
Alla tua età (sei assai più vecchio di me) cominciare un lavoro come quello di fare il papa. Non so come fai ad avere tanto coraggio.
In questo mondo che è quello che è fare il Regno di Dio come lo deve fare un papa. Avrai certamente tanta Fede, senza dubbio Dio è con te, ma ti ci vuole anche tanto coraggio umano, un cuore forte, una immensa misura di Amore e un donarti pazzesco, quasi direi assurdo.
Penso che tu non abbia questo coraggio e non lo penso soltanto per confortarmi, non lo puoi avere, eppure hai accettato di essere eletto papa.
Mi sembra di avere capito perchè lo hai fatto. E' una scelta che tu hai fatto quando ti sei lasciato ordinare sacerdote, quando Dio è diventato l'Unico valore, l'Assoluto, Tutto. Da allora tutto è diventato possibile e normale, anche il diventare papa.
In fondo non è aggiungere qualcosa di più. Più che tutto di se stessi non si può dare e quando si è dato tutto, ogni dono è già fatto.
L'essere prete o papa non comporta differenze per chi, Dio e gli uomini, sono tutto e si prendono tutto con pieno diritto.
Tu non puoi dare di più di quello che io devo dare perchè ugualmente dobbiamo dare tutto.
Allora anch'io mi sono fatto coraggio come sicuramente tu hai dovuto farti coraggio al momento della tua elezione a papa.
E ho pensato che se tu avevi il coraggio (e la Fede e l'Amore) di metterti a fare il papa, alla tua età e senza dubbio con tanta stanchezza già nell'anima, io, povero prete, dovevo iniziare con te, questo nuovo pontificato.
E ho accettato di combattere la buona battaglia del Regno di Dio insieme a te: tu su tutta la terra, io nella mia zolla di terra che però, so molto bene, è tutta la terra.
Caro Papa Paolo, non è poco quello che ci viene richiesto: vogliono tutto da te e da me, tutto e vogliono che tutto sia dato con serenità e con Amore, senza limiti e misura cercando soltanto di farci perdonare ciò che si dà, che, pur essendo tutto, è sempre spaventosamente poco.
E poi c'è Dio che aspetta tutto e poi c'è Gesù che attende testimonianza totale: per te tutto questo è senza dubbio risposta facile perchè chissà quanto sarai uomo di Fede e poi sei il papa, ma per me, povero prete, mescolato fra tutta questa povera gente, travolto dai loro problemi, indifeso dentro tutta la debolezza e misèria umana, spesso è soltanto ricerca terribile il credere in Dio per me e per loro e lotta senza respiro la scelta del Cristianesimo come unico valore d'esistenza, ancora per me e per tutti.
Ti prego di aiutarmi, caro Papa Paolo, cercando di non essere troppo Papa Paolo VI, ma padre, fratello, amico, prete come me, uno del popolo della terra, uno degli innumerevoli figli di Dio, accanto a tutti, mescolato nella gran folla ad alzare le braccia non in segno di saluto e nemmeno troppo in segno di benedizione, ma come per invocare aiuto, implorare salvezza per te e per noi, per l'umanità intera, come ti ho visto quando ti sei affacciato al finestrone di S. Pietro e del mondo, dopo pochi minuti che ti avevano eletto papa i cardinali per opera dello Spirito Santo.
un prete
in La Voce dei Poveri: La VdP luglio 1963, Luglio 1963
Luigi Sonnenfeld
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