Non può essere vero che con Papa Giovanni XXIII qualcosa è stato perduto per la Chiesa, per l'umanità. Vi sono realtà di Grazia che sono sicuramente completezza, totalità. Senza dubbio il pontificato di Papa Giovanni ha questa pienezza e tutta è stata data e certamente tutta è entrata e è nella Chiesa, nel mondo, a realizzarvi il Regno di Dio.
Ciò che è appartenuto a Lui, al Mistero del Suo pontificato, alla Sua testimonianza, non potrà essere ripetuto e forse nemmeno continuato.
E' assurdo che ci aspettiamo dal suo successore un altro Giovanni XXIII. Ogni essere umano porta con sé un destino assolutamente personale, qualcosa di proprio, di esclusivo. Di irripetibile.
Nella storia della Chiesa e, ancor meglio, nella storia del Regno di Dio, Papa Giovanni rimarrà unico, anche se iniziatore di un cammino che non potrà in nessun modo essere abbandonato. La sua fisionomia di Papa è inconfondibile e è sicuramente inimitabile. Tentare di farlo sarebbe forse penosa e vuota ricopiatura. I suoi gesti sono troppo nati da una personalità particolare e maturati da tutta un'esistenza perchè possano essere ripetuti e rinnovati.
No, noi non aspettiamo da Paolo VI che ci dia una copia di Giovanni XXIII: sarebbe necessariamente scolorita e sbiadita e non sapremmo nemmeno cosa farcene.
Aspettiamo e desideriamo con tutta l'anima e preghiamo che Paolo VI sia Paolo VI. Il papa dalla personalità chiara e precisa. Siamo trepidanti di conoscere il Suo destino personale. Perchè sicuramente è chiamato a dare ciò che è unicamente Suo, legato alla Sua persona, maturato dalla Sua vita, e, adesso, entrato nella Chiesa, nella umanità, nel divenire del Regno di Dio.
Adesso è l'acqua del Suo fiume che deve scorrere. E' la Sua pioggia che deve fecondare. E' la Sua luce accesa che deve illuminare. Il Suo pugno di lievito ormai dentro la massa dell'umanità. Il Suo sale. Adesso Lui la pietra angolare. Il Pastore del gregge...
L'essere l'immediato successore di Papa Giovanni può comportare maggiore difficoltà o facilitazione, ma questo è soltanto in ordine alla tremenda responsabilità di avere trovato il campo arato e pronto per una semina ricchissima di speranza. Ma non significa niente nei confronti di ciò che Paolo VI personalmente deve essere, del Suo personale pontificato, di tutto il Mistero di Grazia legato e fatto tutt'uno con la Sua persona e l'opera Sua.
Perchè la storia va avanti ogni giorno e dentro l'umanità - questa immensa moltitudine in cammino - è Paolo VI, è Lui che vi cammina insieme, passo passo, condividendone tutta la vicenda, raccogliendone tutta la sofferenza, portandone nell'anima tutto il destino.
Il tratto di strada - e è stato così breve ma pure così tormentoso e glorioso - lungo il quale insieme all'umanità intera ha camminato Papa Giovanni, è stato percorso. Adesso è tutto nel cuore e nell'anima, è esperienza, è ricchezza di Verità e di Amore: è avanzamento compiuto, è tappa misteriosa raggiunta. Ma la strada continua, il camminare è senza soste.
Paolo VI è su questa strada. Chissà quale sarà il tracciato riservato al Suo cammino. Non sarà assolutamente uguale a quello riservato a Papa Giovanni o ai Suoi antecessori.
E' inevitabile una originalità, una capacità di novità, una particolare prontezza di accoglienza, un cuore sempre più aperto, una misura di Fede e una potenza di Amore sempre più inesauribili.
Bisogna che tutto cresca, che tutto si allarghi, che tutto sia più libertà, più Grazia, più umanità intera, più universalità, bisogna che tutto sia sempre più una misura maggiore di tutto il Mistero di Cristo.
Questo «di più» dopo Giovanni XXIII, è sicuramente qualcosa che spaventa, ma è ciò che di veramente terribile ha fatto Papa Giovanni: ha imposto ormai alla Chiesa - e ne ha dato l'avvio - un ritmo di Fede e di Amore che non può più assolutamente rallentare, non solo, ma deve crescere con accelerazione incessante.
Aspettiamo con serena fiducia di ascoltare il palpito del cuore di Papa Paolo. Siamo certi della sua intensità e violenza. E' il cuore di un «Corpo» che è necessario che abbia vitalità ardente ed esuberante perchè deve portare il peso del mondo. Perchè questo è il Mistero della Chiesa.
La Redazione
in La Voce dei Poveri: La VdP luglio 1963, Luglio 1963
Luigi Sonnenfeld
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