La sua strada...

«Bisogna farsi amare per imporre l'ordine, la pace, il progresso religioso».

«Noi dobbiamo, nel trattare le anime, sforzarci di accostarci anzi di penetrarci dello spirito col quale Gesù le tratta. E sicuramente lo spirito di Gesù a loro riguardo è più caritatevole del nostro».

«Tutti sanno suggerire e più che non poco criticare, ma volgersi ad un servizio utile e semplice: questo è altra cosa».

«Alla mia povera fontana si accostano uomini di ogni specie. La mia funzione è di dare acqua a tutti. Il lasciare buona impressione anche sul cuore di un birbante mi pare un buon atto di carità che a suo tempo porterà benedizione».

«L'amore umano senza il contatto con Dio porta ad ogni eccesso e finisce nella tristezza».

«Tutto serve a dimostrare che nel senso della pace vera del mondo o ci sarà il Vangelo o torneremo al sangue».

«Mi piace tanto far la carità agli altri, mentre vedo che il Signore ne fa tanta a me».

«Non m'importa ciò che pensano e dicono di me, che io arrivi tardi o non arrivi affatto. Devo restar fedele al mio buon proposito a ogni costo: voglio essere buono sempre, con tutti».

«Senza un po' di santa follia non si allargano i padiglioni della Chiesa».

«Sono commosso dalle attenzioni del mondo. Mi sento più che mai unito a tutti quelli che soffrono negli ospedali e nelle case, e che sono angustiati in varie forme. Questo interessamento per il Papa, che umilmente rappresenta il Signore, deve significare nuovo fervore di preghiera, pensieri e propositi di pace, la convinzione netta e chiara che nella vita tutto ciò che vale è sempre nel senso del Vangelo e cioè: mitezza, bontà, carità».

«Dobbiamo scoprire l'uomo dietro l'ideologia. Il comunismo viene respinto come in passato, ma il comunista come tale, e i popoli che vivono nei Paesi comunisti, non sono anime perdute per il fatto d'essere comunisti».

Il sindaco, il parroco, il consiglio comunale al completo (compresa cioè l'opposizione socialcomunista ) andavano a trovarlo, gli portavano fotografie e piccoli documentari sul paese. Lui si informava di tutto, si commoveva: ma era il Papa. Il suo paese non ha fognatura, manca di strade. Una volta il parroco alluse timidamente: «Basterebbe una telefonata..». Giovanni XXIII lo guardò con bontà, poi ci fu un lungo silenzio. Il silenzio crebbe mentre il piccolo parroco adesso arrossiva per la sua audacia; poi il Papa rispose: «Vedete, reverendo, ci sono due poteri a questo mondo: Dio e Cesare. Che vadano d'accordo, è una cosa molto bella; ma che impiantino un "do ut des" questo mi sembrerebbe molto meno bello».

Alla metà del febbraio 1962, Papa Roncalli smentì la propria fama di mitezza rifiutando pubblicamente un'udienza al Cardinale Ottaviani che in modo scoperto aveva cercato di sabotare la formazione del Governo Fanfani.
E poco più tardi ricevendo il Cardinale Luigi Traglia, gli impedì di ripetere ancora una volta gli argomenti della destra di curia con una frase destinata a passare alla storia, che su questo argomento chiudeva definitivamente il discorso : «Sono tutti miei figlioli, lasciateli fare»!

All'inizio del suo pontificato, si avventurò per le stanze vaticane fermandosi ad interrogare camerieri e valletti sui loro guadagni. «Ma son salari da sciopero», commentò. E da quel giorno anche il personale vaticano ebbe i suoi aumenti adeguati.

...fino al testamento

«Nato povero, ma da onorata e umile gente, sono particolarmente lieto di morire povero; avendo distribuito secondo le varie esigenza e circostanze della mia vita semplice e modesta, a servizio dei poveri e della Santa Chiesa che mi ha nutrito, quanto mi venne fra mano - in misura assai limitata del resto - durante gli anni del mio sacerdozio e del mio episcopato. Apparenze di agiatezza velarono sovente nascoste spine di affliggente povertà e mi impedirono di dare sempre con la larghezza che avrei voluto. Ringrazio Iddio di questa grazia della povertà di cui feci voto nella mia giovinezza, povertà di spirito, come prete del Sacro Cuore, e povertà reale e che mi sorresse a non chiedere mai nulla, né posti, né danari, né favori, mai, né per me, né per i miei parenti o amici.
Alla mia diletta famiglia, secundum sanguinem - da cui del resto non ho ricevuto nessuna ricchezza materiale - non posso lasciare che una grande e specialissima benedizione con l'invito a mantenersi nel timore di Dio che me la rese così cara ed amata, anche semplice e modesta, senza mai arrossirne: ed è il suo vero titolo di nobiltà. L'ho anche soccorsa talora nei suoi bisogni più gravi, come povero ai poveri: ma senza toglierla dalla sua povertà onorata e contenta».

«Il senso della mia pochezza e del mio niente mi ha sempre fatto buona compagnia tenendomi umile e quieto e concedendomi la gioia di impegnarmi del mio meglio in esercizio continuato di obbedienza e di carità per le anime e per gli interessi del regno di Gesù mio signore e mio tutto. A Lui tutta la gloria: per me e a merito mio la sua misericordia. Meritum meum miseratio Domini. Domine, tu omnia nosti, tu scis quia amo te. Questo solo mi basta».

Giovanni XXIII


Ci si è molto meravigliati e in certi ambienti vicini al Vaticano ci si è scandalizzati, del modo di fare di Giovanni XXIII nei confronti dei problemi italiani.
In altri tempi la Santa Sede ha preso delle decisioni, date certe congiunture della politica italiana. E troppo spesso la Chiesa del tale o tal'altro paese ne ha sofferto.
Giovanni XXIII non ignora l'Italia e conserva le sue opinioni personali. Ma egli vede più lontano delle sponde del Tevere. Ciò che a lui preme è il mondo intero.
Che importa che il Governo di Roma sia aperto a sinistra: questo riguarda gli italiani.
Ma il papa, che è nato a Sotto il Monte, vuole essere pienamente capo della Chiesa Universale e intende preoccuparsi tanto dei cristiani nelle democrazie popolari, in America del sud o in Africa, che di quelli dell'Italia.
Tutto ciò è molto legato alla persona di Giovanni XXIII. I suoi predecessori erano rimasti molto attaccati al ricordo dei tempi quando il Papa regnava su Roma e su una parte d'Italia.
Ma Giovanni XXIII ha rotto con questo passato.
Se però egli muore e il suo successore sarà un italiano, avrà anch'egli queste medesime sensibilità? Niente è meno certo.
«Temoignage Chrétien» del 31 Maggio 1963



in La Voce dei Poveri: La VdP giugno 1963, Giugno 1963

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