E' immensa l'eredità che Giovanni XXIII ci ha lasciato. In poco tempo aveva messo insieme una ricchezza quasi miracolosa. E mentre la raccoglieva e la moltiplicava, la distribuiva con semplicità, a cuore aperto. Tutti a poco a poco ne eravamo rimasti arricchiti. Qualcosa di prezioso si veniva sempre più precisando nel nostro cuore e in quello dell'umanità. Come se dei filoni d'oro neppure sospettati venissero in luce a poco a poco. E con stupore sempre più la ricchezza andava aumentando, quasi da non credere ai nostri occhi. Tesori perduti nel fondo del mare perchè le navi erano affondate durante terribili tempeste, venivano a galla e si aprivano gli scrigni e erano gemme meravigliose, perle e collane e diademi di re e di regine.
Occorreva un papa. E' bellissimo che sia stato un papa. Del resto, a ben pensarci, non poteva che essere un papa. Ciò che di più visibile e immediato sulla terra vi è di Dio. Chi più di ogni altro fra gli uomini è Gesù Cristo vivente. L'uomo che giustamente è chiamato il Sommo Pontefice: il ponte diretto, la comunione viva di Dio e degli uomini. Colui che nel Suo destino ha unicamente il Mistero di Dio in Gesù Cristo.
E tutto il Mistero dell'umanità è la Sua carne e l'anima Sua, ancora in Gesù Cristo.
Allora, con semplicità e dolce serenità papa Giovanni si è dato a scoprire nell'umanità quello che Dio vi vede, nonostante tutto, e vi cerca e ama. Ha cercato di scoprire in ogni essere umano e nell'umanità intera, ciò che ha scoperto Gesù, ciò che Lui, Dio, è venuto a vivere, a potenziare, a salvare, ciò per cui Lui è venuto a morire.
E gli uomini del nostro tempo si sono accorti con immenso stupore, che il papa credeva in loro, aveva fiducia in ciascuno e in tutti.
Un uomo - e qui più che mai è Dio vivo, visibile, fra gli uomini - dedicandovi la sua vita e la sua agonia e la sua morte - si è sottoposto al rischio e alla terribile fatica di scoprire la bontà nel cuore dell'umanità. E' stato come scavare dentro montagne per arrivare al filone d'oro. E' stato come scendere fino in fondo agli abissi del mare per trovare la perla.
Ma Lui sapeva che il tesoro, anche se nascosto, era nel campo. E non ha avuto paura a vendere tutto, comprare il campo, farlo Suo, e poi mettersi a scavare e cercare perchè il tesoro venisse alla luce. Il buon mercante del Vangelo che vende tutte le perle che ha, per comprarsi quella di inestimabile valore.
Ha scoperto fra gli uomini ciò che in loro unicamente vale: la bontà, l'Amore, la pace. Ha cercato di convincere tutti gli uomini che l'uomo è buono, è capace di Amore, vuole soltanto la pace.
Li ha pregati, scongiurati e è morto implorando, di essere uniti, di saper essere buoni, di vivere in pace.
Ha visto l'umanità in tutta la sua realtà positiva. Come Dio l'ha pensata, come è secondo la Redenzione di Gesù, come la sta vivendo l'azione incessante dello Spirito Santo. La realtà buona, il bene che è in essa, la misura di Verità che possiede, le sue possibilità di Amore, la ricchezza di Grazia e di Luce, la gioia meravigliosa della pace... e di questa umanità si è occupato in modo esclusivo. A questa umanità si è rivolto. A questa realtà umana ha creduto. Questa bontà dell'esistenza ha fatto conoscere agli uomini...
E ha fatto vedere agli uomini che anche la morte è Grazia, è Amore, è pace. Quella sua lunga agonia, lento, sereno, sicuro, fiducioso camminare verso l'eternità, incontro a Dio. E nelle ultime ore ripeteva soltanto, come chiamando, arrivato alla porta di casa, Gesù, Gesù.
Non ha condannato niente e nessuno. Non ha respinto niente e nessuno. Perchè per Lui, come per Iddio, niente è soltanto male, soltanto errore.
Una visione ottimista del mondo e dell'umanità, ma non per bonomia di carattere, ma semplicemente per visione teologica delle cose e per schietta e apertissima Fede in Dio e per cuore aperto interamente e totalmente all'Amore.
Ognuno di noi sa che a guardare il mondo soltanto come realtà di bene è pressoché pazzesco. Vivere fra gli uomini per occuparsi soltanto della loro bontà, è utopia assurda. Credere che gli uomini possano amarsi fra loro e intendersi è da sentimentalisti testardi. Cercare la pace a costo di tutto, come bene supremo, è stoltezza, è debolezza, è permettere il trionfo della violenza.
No. Da dopo papa Giovanni è l'unico Cristianesimo, perchè è quello di Cristo, possibile ai nostri tempi. E' da Sommo Pontefice pensare così. E' Chiesa Cattolica in tutta la sua meravigliosa missione di salvezza fra gli uomini. E' essere vivi e presenti dentro la storia nel suo incessante divenire. E' essere giustificati a stare a questo mondo come cristiani e come uomini.
Giovanni XXIII tutto questo ha insegnato e tutto questo ha vissuto. L'umanità intera con la risposta di un Amore immenso e col suo piangere durante la Sua agonia e la Sua morte, ha testimoniato della Verità del Suo insegnamento e della autenticità del Suo esempio.
Giovanni XXIII ha testimoniato che la Parola di Gesù e il Suo modo di vita, il Suo Amore e la Sua Misericordia infinita, sono possibili ancora dentro questo turbinio spaventoso della vita moderna. Anzi ora più che mai.
E l'umanità nel suo stringersi a Lui intorno al letto della Sua agonia e della Sua morte, ha testimoniato che la Bontà, l'Amore, la Pace possono, ancora e unicamente, essere speranza di fraternità, di unità di salvezza.
E' pesante, da sgomentare, questa eredità che Giovanni ha lasciato alla Chiesa Cattolica. Non è qualcosa di nuovo perchè già tutta questa eredità è nel Vangelo e è stata consegnata dall'alto della Croce. Ma è nuova, perchè di nuovo è stata raccolta e consegnata. Ci viene dalle mani ma specialmente da! cuore di questo vecchio, che, per la brevità del Suo pontificato, sembra già come un sogno, come un'apparizione improvvisa. E si battono gli occhi come per domandarci se è stato vero o se abbiamo sognato.
Che Dio ci conceda che il fermento continui a lievitare. E il piccolo seme cresca, cresca. Perchè il tesero non può più essere sepolto nel campo. E la perla non deve tornare negli abissi del mare. Il vino è troppo nuovo per essere messo in otri vecchi. E una pezza di stoffa nuova non si può cucire per rammendare un abito vecchio.
Adesso si correrebbe davvero il rischio di perdere il nuovo e il vecchio.
E' pesante l'eredità e veramente da sgomentare,
Quando c'era Lui era come tornare a casa la sera, stanchi della giornata e appesantiti dalla fatica: la casa era accogliente e dava senso di sicurezza il Suo volto bonario e la Sua parola semplice. Al vino buono e al pane fatto in casa ormai ci aveva abituati a potervi contare. Bastava, per tirare avanti.
Ora, la sera, la stanchezza è cresciuta anche perchè il pezzo di pane e il bicchiere di vino non sono preparati sulla tavola e non c'è Lui ad aspettare. E l'eredità ci fa paura. Perchè spesso l'eredità ha diviso la famiglia e messo fratelli contro fratelli. E poi perchè la vecchia casa di contadini è troppo all'antica e non si vede facilmente perchè debba essere conservata gelosamente.
Speriamo, ma la paura è tanta in questa attesa. Non per sfiducia e tanto meno per attaccamento assurdo ad un uomo, ma perchè l'eredità è pesante e portarla avanti (e come si può pensare che non sia portata avanti?) non è facile.
L'abbiamo sulle braccia tutti, questa eredità di Papa Giovanni. E' responsabilità per ognuno di noi. Per chi crede in Dio. In Gesù Cristo. Nel Cristianesimo. Nella Chiesa. Per chi crede nell'uomo e nell'umanità. Per chi crede che la pace sia possibile nel mondo. Per chi cerca la Bontà nell'esistenza. Per chi ha fiducia nell'Amore, Per chi ha il coraggio della Speranza.
A tutti questi Papa Giovanni ha dato coraggio. Li ha chiamati intorno a sé per consegnar loro la Sua fiducia e affidare il Suo messaggio.
Il loro numero è stato impensatamente a vastità universale. Gli uomini che hanno creduto in Papa Giovanni sono stati incredibilmente tanti. E credendo in Lui hanno creduto in Dio, in Gesù Cristo, nella Chiesa, nell'umanità.
Si è visto molto chiaro intorno al letto della Sua agonia e della Sua morte.
La sua eredità è pesante perchè Lui è Uomo che ha convinto e conquistato il mondo.
Ora sappiamo come è possibile convincere e conquistare il mondo. Chissà però se ne avremo voglia. E se saremo capaci di fedeltà. E' di qui e di qui soltanto la paura che ci angoscia da dopo che Giovanni XXIII è morto.
La Redazione
in La Voce dei Poveri: La VdP giugno 1963, Giugno 1963
Luigi Sonnenfeld
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