Trascriviamo alcuni brani di predicazione del Santo Curatino. Ci sembra il modo migliore per conoscere l'anima così semplice e il suo pensiero così sicuro, diritto e schietto.
Par di leggere pagine della letteratura classica del '300. Il suo periodo è molto tornito e perfettamente rifinito. Sembrerebbe ricercato, quasi retorico e senza dubbio è musicalmente perfetto: eppure nasce direttamente dalla sua anima. E' acqua di fonte che zampilla fra le rocce e il muschio e incanta, sorprende e conquista.
Ci si sente l'uomo studioso e preciso, ma specialmente si avverte la sua serena e forte sicurezza di convinzioni e di pensiero. Non vi si avverte grande ricchezza d'idee e ricerca di ragionamento sottile: è il porre davanti la verità senza riguardi anche se in modo letterario elegante e ben aggiustato.
E' obbediente alle severe regole dell'oratoria classica, ma nemmeno l'ombra di verbosità vuota e inutile.
E il suo parlare rivela la sua bontà, la sua dolcezza, la sua incantata semplicità: l'uomo buono che si è dato a Dio e che vuole tutti portare a Lui perché sa e crede e vive che Dio è tutto e che in Lui soltanto è salvezza.
Questi brani sono stati presi da un volumetto che raccoglie prediche e sermoni e spiegazioni di vangeli domenicali, curato dal P. Pietro M. Suarez, intitolato "Parole di un Padre e Pastore".
La vera carità
La fraterna dilezione è quella virtù, per cui l'uomo fa ad altri ciò, che a se stesso sia fatto desidera, e ad altri non fa quello, che neppure a lui piace esser fatto. Essa è altresì in istretta colleganza colla natura; con questa carità la religione ne insegna quella meravigliosa verità; doversi gl'uomini amare scambievolmente l'un, l'altro per amor di Dio, il quale spiritualizza l'amor loro, e non vi lascia che l'essenza immortale, quand'ei passa per esso. Qual terreno fecondo in cui germogliano, fioriscono, ed a maturità perfetta conducono i frutti tutte quante sorte di alberi; così in quel cuore, che alberga carità fraterna tutte le virtù morali, e cristiane vi han sede. Infatti chi ha l'amor del prossimo, sente in se anche l'amor divino; a quegli che ama il prossimo son comuni e la pazienza, e la libertà, e la castità, e l'ubbidienza, e perfino quella umiltà, e mansuetudine, che fa d'uopo avere per entrare nel regno dei cieli. Che la fraterna carità, è virtù propria dei buoni, mentre le altre virtù comuni esser possono non tanto ai buoni, come ai malvagi, è il santo vescovo d'Ippona, che lo dice.
Ma in che consista questa virtù tanto grande ed eccelsa? Essa consiste nella pratica delle già date teorie. Vedete quel samaritano, che cammin facendo, si incontra in quello sventurato carico di ferite, e lasciato per morto dagli assassini in mezzo alla strada. Questi mosso a pietà del misero lava con vino le di lui piaghe, le unge con olio, e sugl'omeri suoi adagiandolo, lo porta all'albergo; comanda che si abbia cura di quest'uomo meschino, che esso poi soddisfatto avrebbe alla spesa. Questo sì dunque può dirsi aver ben radicata in suo cuore la virtù della carità fraterna.
Ma come potrà dirsi che abbiano la carità certi uomini, e ancora certi religiosi, che hanno il cuore più duro di un macigno alle miserie del poverello, e che compatir non sanno le mancanze dei loro confratelli? Ed invero voi vedrete alcuni uomini, e forse alcuni religiosi, che accostandosi alla porta un povero pezzente a chieder limosina non usano tutta quella carità che si richiede, ma forse alle volte gli faranno degl'urli da apportargli timore, e spavento. Vedrete uomini, ed anche alcuni religiosi, che la lingua hanno sempre imbrattata nella maldicenza, che fanno di tutto per toglier l'onore, la stima ai prossimi loro. Questi tali avranno la carità fraterna? No certamente; perchè la carità tutti accoglie con amore, e piacevolezza; non ha riguardo se poveri siano, o ricchi, se nobili, o plebei, se cenciosi, o ben vestiti: la carità fraterna sempre dice bene del prossimo, si ingegna di ricoprire le di lui mancanze, ed in tutto cerca di essergli utile, e vantaggiosa. Non hanno carità fraterna anche quei religiosi, che trascurati affatto gli studi, passano il tempo loro in ozio, in baje, in vagare qua, e là fuori dei chiostri; perchè come potranno questi tali aiutare i loro prossimi coll'istruirgli nei dommi cattolici, se prima abilitati non siano collo studio?
Il celebre santo dottore Agostino dice, che ogni cristiano amar deve anche gl'infedeli, che per loro sventura lungi sono dalla vera religione, e colle sue preci raccomandarli a Dio. Ora se tenuti siamo ad amare uomini, che fratelli ci sono sol per parte del nostro primo padre Adamo, con più ragione amar dovremo i nostri fratelli cristiani, che rigenerati son da quell'onda salutare, per cui ancor noi fummo lavati, che figli sono di quella madre pietosa, la chiesa, di cui noi pure siam figli. E in special modo dobbiamo amarci noi religiosi, che in religione appunto siamo entrati per avere un cuor solo, un'anima sola in Dio nostro Redentore e Padre.
L' Amore ai nostri fratelli
Per farmi al propostomi assunto, e far toccare con mano, che all'uomo riguardato anche secondo natura è indispensabile l'amore, ed il compatimento verso ili suo fratello: potrei citarvi niuno esservi che basti solo a se stesso, e che trovi in se, e nelle sole sue forze ciò, che li abbisogna per la sua conservazione, per il suo perfezionamento, e per la sua felicità. L'uomo dunque non è fatto per vivere come essere isolato, e senza rapporti scambievoli col resto dell'umana famiglia. Nasce egli debole ed i suoi anche più indispensabili bisogni lo costringono per mille ragioni a dipendere dal soccorso dei suoi simili. Quindi è che la legge sola della necessità, unita a quella del sentimento, e della ragione bastano, se da saggi si meditano, a ravvicinare gl'uomini, unirli per giovarsi a vicenda con affetto di vero fratello.
Fin qui però altro non feci, che tracciarvi i doveri, che secondo natura incombono a quei popoli, che raggio alcuno di lume celeste balenò per rischiarare l'ombre di morte in cui barcollando camminano. Quindi restringendomi a parlar del precetto di amare il vostro fratello in quanto viene applicato a noi, non vi ha dubbio che questo esser deve tanto più grande, ed eccellente, quanto più è santo lo stato, a cui abbiamo consacrato il nostro spirito, il nostro cuore. Noi ci siam prefissi di seguir più dappresso l'immacolato divino Agnello, il Dio della carità, e dell'amore. I fratelli coi quali viviamo hanno troppi titoli, che li danno li diritto su i nostri affetti, qui per natura, sebbene il legame del sangue non sanzioni questa legge di scambievole rapporto, un vincolo più forte, e del tutto sacro, un'unione santa, e di spirito ci deve congiungere in un sol uomo, come l'anima di Gionata, e di Davidde. Vi guardi il cielo, o fratelli, che un'ombra sola non dico di odio, ma neppure di giudizio sinistro trovi ricetto nel vostro cuore, e vi trasporti a pensare men rettamente del vostro fratello. Continuate a camminare degnamente nella vostra vocazione, a cui siete stati chiamati, costituiti in un solo corpo, li cui membri hanno differenti funzioni, e reciprocamente tutti si aiutano. Odiate il male, attaccatevi al bene, prevenitevi gl'uni cogl'altri per via di scambievoli cortesie. Sollevate i vostri fratelli, rallegratevi con quelli, che sono nella gioia, mescolate le vostre lacrime con. quelli che piangono. A nessuno rendete male, per male, non vi faccia peccar la collera, e semai la vostra fragilità salda non regge all'urto di qualche passione, e parole di risentimento pronunzia il vostro labbro contro il proprio fratello, non tramonti il sole che non vi siate riconciliato con lui.
Quali sono i falsi e i veri cristiani
Non mi venite fuori con le fedi del battesimo, che di quelle non ne faccio caso; le fedi che vorrei da voi per credervi cristiani, sono le buone opere. Dunque non confidate tanto nel vostro battesimo, poiché il battesimo solo non basta a formare un cristiano, ma si richiede ancora l'osservanza della legge divina, bisogna ancora seguitar le pedate di Gesù crocifisso, perché il nome di cristiano vien da Cristo, e cristiano vuol dire seguace di Gesù Cristo. Non mi vantate di esser cristiani perchè avete ricevuto il battesimo, poiché vi posso dire anche alcuni giudei si vantavano un giorno alla presenza di Gesù Cristo di discendere da Abramo per linea retta, da quel gran santo patriarca, «semen Abrahae sumus », ma sapete cosa li rispose il divin Redentore? Li disse, che se erano figliuoli di Abramo gli mostrassero le virtuose operazioni di un tanto padre. Non li disse: mica, che gli mostrassero scritti autentici per comprovare che essi erano detta schiatta di Abramo, ma li disse se siete figli di Abramo, fate quello che egli fece, «si filii Abrahae estis, opera Abrahae facite». Così indico a tutti voi, se siete cristiani fatemelo vedere colle opere.
Volete dunque, che io vi creda cristiani? Allontanate dall'anima vostra il peccato, allontanate dalle vostre botteghe, dai traffici, dai negozii, gli inganni, e le frodi... In una parola sola: volete, che io vi creda veri cristiani? State lontani dal male e fate delle opere buone, «diverte a malo, et fac bonum».
Padre, quel che ci avete detto coll'ajuto di Dio procuriamo di farlo, e l'anima ci preme più di quel che voi pensiate... Roba d'altri non abbiamo... Non abbiamo ammazzato nessuno... Ci accostiamo ai Sacramenti, si va alla messa, a sentire la parola di Dio quando voi cel'annunziate dal pulpito e dal sacro saltare, e facciamo meglio che si può, e perciò crediamo di esser cristiani.
Sarà vero tutto ciò che voi dite, ma intanto io interrogo i poveri, e sapete cosa mi dicono di voi? Mi dicono, che siete un avaraccio schiavo dell'interresse e dei quattrini, e dalle vostre mani non esce mai un'elemosina. Io dimando di voi al vostro vicino, ed ei mi risponde, che avete una lingua diabolica, la quale taglia e cuce e accende liti, e fomenta discordie fra famiglie, e famiglie. Io dimando alla vostra moglie chi siate voi, ed ella colle lacrime agl'occhi mi risponde, che era meglio per lei non avervi mai conosciuto perché la strapazzate, la picchiate, la trattate male, e dividete i vostri affetti il vostro amore con altre donne. Io interrogo i vostri figlioli, e dimando di voi, ed essi mi dicono, che li fate mangiare il pane della tribolazione, che li trascurate, che di essi non avete premura né quanto all'anima, né quanto al corpo. Io cerco di voi a tutti quanti vi conoscono, ed essi mi dicono, che se non rubate palesemente, rubate però di nascosto, perchè non pagate i debiti, non date la dovuta mercede agl'operai, usate frodi, tessete inganni, commettete ingiustizie nel vendere, e nel comprare; mi dicono che se non ammazzate colle mani, ammazzate però colla lingua, e col cuore a cagione di quelli odj, di quei risentimenti, di quelle mormorazioni; peggio, coi vostri scandali, col mettere la malizia a chi non l'ha, coll'insegnarli massime storte contrarie alla religione nostra sacrosanta coll'incamminarli per la via, che diritta, conduce all'inferno: mi dicono che se vi accostate ai sacramenti, lo fate per usanza; che se vi portate alla chiesa, vi andate per scandalizzare i vostri fratelli: mi dicono insomma, che vi chiamate cristiani, ma che di cristiani avete il solo nome.
S. Antonio Maria Pucci
in La Voce dei Poveri: La VdP maggio 1963, Maggio 1963
Luigi Sonnenfeld
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