Elezioni: i Vescovi i ricchi e i poveri
Allora, a quei tempi, e poi sempre ogni volta che capitavano le elezioni, tutto il martirio di una pesante responsabilità cadeva sulla coscienza dei poveri, degli operai, del popolo. E tutto il volume della propaganda, dalle tonnellate dei manifesti, al gridare dei comizi, alle pressioni del clero, agli impegni delle organizzazioni cattoliche fino ad uno sfarzo immenso di opera di convincimento capillare, anima per anima, coscienza per coscienza, tutto questo macchinismo propagandistico era per aiutare i poveri a vincere la tentazione comunista.
Tentazione illusoria, d'accordo, speranza vana e controproducente, è vero, ma il voto comunista o socialista aveva l'allettamento di un cambiamento di cose che male che potessero andare, in fondo, non avrebbero potuto peggiorare gran che la situazione di chi stava già male.
Ma i motivi personali dovevano essere superati, così le proprie opinioni, bisognava preoccuparci del bene comune, vi era una civiltà da salvare, una Fede da proteggere, un dovere religioso da compiere, un'obbedienza alla quale nessuno si doveva rifiutare... La necessità quindi di fare blocco, il dovere di solidarietà, il bisogno assoluto dell'unità di tutte le forze cattoliche, il dovere impellente di una convergenza totale intorno ad un unico partito...
Quanti saranno stati i poveri delle parrocchie, i contadini delle campagne, le buone donne, le semplici vecchiette, gli operai di Fede cristiana, gli artigiani dì periferia: gente minuta e semplice e schietta che vive alla giornata, sulle proprie braccia, in case d'affitto, con un reddito spaventosamente limitato e sempre quello, con carichi, a volte tanto pesanti, di figli da mantenere, quanti saranno stati i poveri che non hanno mai nulla da perdere perchè non hanno mai nulla da guadagnare né con un partito né con un altro, che, nonostante certe segrete convinzioni e forse nascoste tentazioni, hanno accettato di fare il blocco cattolico aggrumandosi intorno a un partito in cui non hanno mai visto e sperato altro che un'affermazione di un problema religioso e la difesa di un patrimonio fatto di Fede e di pratica religiosa?
Da questo «dono», da questo regalo di voti che vantaggi materiali ne ha riportato questa povera gente?
E se qualcosa anche per loro c'è stato, sono le briciole cadute dalla mensa del ricco Epulone e ce n'è ancora troppa di questa brava gente costretta a stare sugli scalini d'ingresso del gran palazzo «del miracolo economico» a lasciarsi leccare le piaghe dall'unica pietà di qualche cane di passaggio.
Gli altri (quanto sono e chi sono?) si sono presi questi voti della povera gente e vi hanno fatto i loro affari. Tutti gli affari che hanno voluto. Dovrebbero sapere e ricordare che è con i voti della povera gente anonima che campa sulle proprie braccia e spera soltanto in Gesù Cristo e nella vita eterna, che essi si sono costruiti i loro castelli incantati, le sicurezze economiche, la potenza dei loro capitali, il dormire tranquillo fra due guanciali, la pancia tonda e il portafoglio rigonfio.
Ma sembra che questo umile e devoto servizio della povera gente alla ricchezza e alla sicurezza economica, sociale e religiosa, non sia bastato. Vogliono ancora di più perchè vogliono tutto.
E li senti lamentarsi del Papa perchè è troppo semplicione e buon uomo. Sono scontenti del clero, specialmente di quello giovane, troppo spregiudicato e sinistrista, sono sgomenti perchè non sentono gridare scomuniche dagli altari alla Messa di mezzogiorno, sono rimasti sbalorditi dalla piega assurda, dicono, che ha preso il Concilio Ecumenico e ormai hanno l'angoscia di non poter contare più sulla Chiesa e sulle crociate elettorali.
E abbandoneranno in massa il partito che li ha salvati ma che ora pare che non sia più la gallina dalle uova d'oro. Lo abbandoneranno per tentare un feudalesimo più compatto, più sicuro, più ortodosso, castello turrito, con feritoie e il suo bravo ponte levatoio sul fossato all'intorno.
C'è da tirare un sospiro di sollievo e da allargare il cuore dalla gioia. Perchè è cosa magnifica che certa gente (tutta quella di cui sopra e che sta dirigendosi in carrozza verso il partito liberale o peggio ancora) abbia perduto certa fiducia e simpatia per la Chiesa e per il clero. E' bene che non ci contino più e che vadano altrove a cercare l'esercito per la loro guerra.
Ormai, grazie a Dio e alla Sua dolce e meravigliosa Provvidenza che guida la storia e in particolare la storia della Chiesa, sembra che siamo arrivati ad un precisarsi anche storico di distinzione fra Cristianesimo e temporalismo, fra uomini della Chiesa e i detentori del potere politico ed economico. Non siamo degli intenditori e nemmeno degli studiosi, ma è per aria questo clima nuovo e, come la primavera in questi giorni, fa ancora freddo eppure freme nell'aria e si sente violenta e urgente la nuova stagione, quella dei fiori e dei frutti.
E la povera gente, la folla anonima, il povero popolo, semplice e schietto, ne è felice che ciò che era sogno, ansia segreta, angoscia nascosta e attesa trepidante (da secoli e secoli, forse) cominci a sentirlo come realtà, ad averne esperienza, a respirarne l'aria buona.
E' gioia profonda, come liberazione di un peso soffocante, come aprire le finestre all'aria fresca, come una giornata di sole dopo l'inverno, come incontrare dopo tanto tempo un amico, leggere, per esempio, il documento che i Vescovi italiani hanno inviato a tutti i fedeli per le prossime elezioni.
No, non si devono fare interpretazioni personali e visioni unilaterali, d'accordo, però questa volta i Vescovi più che ai poveri si sono rivolti ai ricchi, più che agli operai l'invito a fare il proprio dovere di cattolici è rivolto agli industriali, più che per l'umile popolo è responsabilità sulla coscienza per i potenti: è chiedere la contropartita, uno scambio di generosità, un'offerta di comprensione per quello che i poveri hanno fatto fedelmente ad ogni turno di elezioni politiche.
E' chiedere un po' d'Amore cristiano, un po' d'Amore cristiano pagato da una fiducia che il centro sinistra è linea politica cristiana. E' chiedere un atto dì Fede che il Papa e i Vescovi e il Concilio Ecumenico ecc. non stanno portando il popolo cristiano alla rovina, anche se sembra che non servano più gli interessi materiali delle classi privilegiate.
I Vescovi «ricordano...in particolare il grave obbligo di votare e di operare le proprie scelte con vigile coscienza sapendo, se occorra, anteporre la fedeltà agli essenziali principi cristiani e le esigenze del bene comune ad opinioni personali ed interessi particolari. Richiamano l'attenzione dei cattolici sul fatto che la loro unità nella vita pubblica, sempre utile e auspicabile, è del tutto necessaria nelle circostanze attuali del nostro paese, dove sussistono tuttora gravi pericoli per la libertà religiosa e civile accettando ognuno per il bene di tutti i necessari sacrifici».
Sta il fatto che le prossime elezioni sono il banco di prova per gran parte di cattolici chiamati e costretti, dalla vicenda storica, a operare una scelta fra le realtà terrene e quelle del Cielo, fra i valori umani è quelli cristiani, fra Dio e le loro ricchezze.
Fraternamente preghiamo per loro e con tutto il cuore, come a quei tempi e anche adesso, preghiamo perchè anche i poveri continuino a essere capaci della scelta dei valori spirituali e cristiani nei confronti dì altre prospettive, a volte così convincenti, per loro.
Perchè il Cristianesimo non è formalismo religioso, non è accendere una candela, ma nemmeno è dare un assegno per le opere parrocchiali, non è snocciolare rosari, ma neppure è la Messa domenicale di mezzogiorno, il Cristianesimo è credere in Dio, amarLo e servirLo secondo l'insegnamento, l'esempio e il Mistero di Cristo. E quindi comporta necessariamente una scelta assoluta di Lui nei confronti di qualsiasi altro valore o interesse o importanza, anche se si trattasse della vita stessa.
E può capitare (e capita questa volta in modo scoperto e chiarissimo) che per tutti - anche per i ricchi e per i potenti - queste elezioni politiche comportino un serio significato religioso e cristiano.
E se ci fosse ancora un po' di coscienza cristiana, potrebbero anche significare, per tanta gente, occasione preziosa per avvicinarsi ai poveri e dare loro un vero aiuto fatto non di discorsi o opere pie, ma pagato con una scheda elettorale che significhi autentico Amore cristiano capace di cercare «il bene comune al di là delle opinioni personali e degli interessi particolari... accettando o-gnuno per il bene di tutti i necessari sacrifici», come raccomandano i nostri Vescovi nel loro appello elettorale rivolto «con senso vivo e affettuoso di paternità spirituale a tutti i cattolici».
un prete
in La Voce dei Poveri: La VdP aprile 1963, Aprile 1963
Luigi Sonnenfeld
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