«Lasciamo che la luce viva del Vangelo, come il raggio di un faro, illumini tutta la realtà della nostra vita quotidiana...».
E' in questi termini che in una Settimana religiosa, Mons. Gerald Huyghe, vescovo di Arras (Francia), domanda ai suoi diocesani di ogni condizione - come fa egli stesso - di cercare come, attraverso misure concrete, essi possono e devono ritrovare lo spirito evangelico che è essenziale per testimoniare la Chiesa.
Dopo aver ricordato i numerosi interventi che, al Concilio, hanno impostato, in termini spesso molto urgenti questo problema - e specialmente quelli del Cardinale Lercaro e di Mons. Larrain, Gouyon e Hakim - Mons. Huyghe scrive: "I vescovi dei paesi sottosviluppati comprendono meglio di noi l'importanza della povertà per la Chiesa. E gli Europei che partono per quei paesi sono scossi dal contrasto fra la miseria del popolo e la ricchezza almeno apparente dei luoghi di culto e delle scuole cattoliche".
E prosegue:
"Come vescovo, io non posso semplificare tutto dall'oggi al domani, ma devo continuare a pormi dei problemi sugli abiti che le usanze mi fanno portare nelle cerimonie liturgiche e non liturgiche, sugli onori che ricevo nel corso delle cerimonie e nella vita di tutti i giorni.
Io sono felice di aver trovato, al mio arrivo nella diocesi, un movimento favorevole alla semplificazione delle distinzioni in classi dei matrimoni e dei funerali. E l'ordinanza pubblicata all'inizio del mese di gennaio ci aiuterà a meglio vivere secondo lo spirito del Vangelo.
Vi dirò anche che io non posso non pormi il problema delle distinzioni e delle onorificenze diocesane. Noi nomineremo dei canonici per la prossima «Saint Vaast», ma io so che un certo numero di preti della diocesi aspettano con ansia il giorno in cui la maggioranza del clero sarà favorevole all'abbandono di un uso che non risale che al secolo XIX e che sa più di spirito del «mondo» che di quello di Cristo.
Come preti, dobbiamo porci per esempio, il problema della decorazione delle nostre chiese. San Giovanni Crisostomo ha venduto parecchie volte dei vasi sacri per soccorrere i poveri... non si tratta di imitarlo alla lettera ma noi non dobbiamo dire troppo presto che niente è troppo bello o troppo caro per la gloria di Dio quando due uomini su tre muoion di fame.
I religiosi e le religiose hanno fatto il voto di povertà... ma, come diceva il cardinale Lercaro, praticano essi la povertà individuale e collettiva?
Anche i laici hanno dei problemi da trattare in questo campo. Essi sono impegnati nel mondo moderno. E' vero. Ma sono veramente in questo mondo così affamato di possedere, i testimoni di Cristo povero?
Nè per i vescovi, nè per i preti, nè per i religiosi, né per i laici, può esistere, data la differenza dei problemi, una soluzione uniforme. E non tocca a me imporvi qualche cosa. Ma io avrei l'impressione di non aver fatto il mio dovere se non vi avessi messo a parte di queste riflessioni che sono nate e cresciute in me durante lo svolgimento della prima sessione del Concilio.
Ne va di mezzo l'autenticità evangelica del nostro cristianesimo. Ne va di mezzo l'unità dei cristiani alla quale tanto pensiamo...".
da Informations Catholiques Internationales - 15.2.1963
in La Voce dei Poveri: La VdP marzo 1963, Marzo 1963
Luigi Sonnenfeld
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