E' stata una gran gioia ieri sera, mentre davo un'occhiata al numero di gennaio, di "Informations catholiques internationales" scoprire, a conclusione del tema di questo numero «L'Homme du XX° Siècle», sull'ultima pagina, quella interna della copertina, un breve articolo, intenso e appassionato, di Mons. Iriarte, Vescovo di Reconquista in Argentina.
Di colpo ho rivisto la sua figura semplice e schietta. Aperta e incisiva
Mi viene da scrivere che siamo amici. Due anni fa, in un giro in Europa in cerca di sacerdoti e seminaristi per la sua diocesi (immensa, sterminata e con pochissimi sacerdoti, 30 in tutto compreso il Vescovo), passò una sera qui in casa mia. L'amico fr. Arturo Paoli, che vive in una fraternità di Piccoli Fratelli, sperduta nella sua diocesi, gli aveva dato il mio indirizzo. Intorno a lui quella sera si radunarono alcuni amici di fr. Arturo e il Vescovo parlò della sua diocesi, della fraternità dei Piccoli Fratelli e naturalmente di fr. Arturo con entusiasmo e con la gran gioia di averlo nella sua diocesi. Ma volle fare anche una passeggiata in Darsena, volle vedere un cantiere di costruzioni navali e si parlò a lungo del problema preti operai: a quel tempo la piaga era ancora molto aperta.
Ci siamo rivisti la domenica di dicembre avanti la conclusione della prima sessione del Concilio Ecumenico perchè prima di ripartire per l'Argentina ha voluto salutare e trattenersi un po' con gli amici di fr. Arturo e questa volta proprio nella sua città a Lucca.
Sono stato felice di trovarmi con lui insieme al nostro Vescovo Ausiliare perchè è una gran gioia trovarsi accanto a due Vescovi capaci di farti sentire la vitalità aperta, serena e coraggiosa della Chiesa del Concilio Vaticano II.
Un'immensa simpatia per questo Vescovo venuto dalia pianura sterminata della sua diocesi argentina, carico di problemi della sua povera gente così vicina al suo cuore come la Croce pettorale di Vescovo, fatta di legno duro della sua terra, ormai povera anche di alberi e di foreste.
Ho tradotto, così alla buona, la pagina di Informations Catholiques, perchè qualcosa di quest'anima di Vescovo, in ansia per problemi così alla radice della Chiesa in ricerca di viva testimonianza cristiana nel nostro tempo, passi anche nell'anima nostra e svegliarci dentro doveri di sincerità e Verità.
don Sirio
«Beati i poveri»! Io penso oggi alla povertà e alla semplicità visibile della Chiesa come condizione per far «entrare» il suo messaggio.
Il messaggio della Chiesa è sempre stato, e sarà messaggio di pace, di verità, d'Amore, di speranza e di volontà di servire.
Ma io penso: quanto è difficile per noi, poveri Vescovi della Chiesa di Cristo del XX° secolo, di fare accettare questo messaggio che, per la sua origine, è fondato nella povertà dell'Incarnazione, dalla mangiatoia alla Croce, annunciato da un lavoratore che viveva senza nemmeno una tana come le volpi, che lavava i piedi di quelli che chiamava suoi amici, che si esprimeva nel linguaggio familiare della dramma perduta; messaggio destinato al giorno d'oggi a degli uomini di vita proletaria dei quali il 65 per cento hanno fame, dei quali gran parte vive in case inospitali, inabitabili, in baracche. A uomini che si chiamano fra loro «camerati» e sono abituati al linguaggio incisivo e immediato dei loro dirigenti, alla sobrietà delle linee dei loro grattacieli, dei loro aviogetti e ai pantaloncini dei loro capi militari quando passano in rivista; e noi continuiamo ad annunciare questo messaggio dall'alto dei marmi dei nostri altari e dei nostri «Palazzi» episcopali, nel barocco incomprensibile delle nostre Messe pontificali, con quegli strani ondeggiamenti (ballets) di mitre, con il frasario ancora più strano del nostro linguaggio ecclesiastico e in altre occasioni ci presentiamo davanti al nostro popolo rivestiti di porpora, in una macchina ultimo modello o in vagone di prima classe, e questo popolo ci viene incontro chiamandoci «Eccellenza Reverendissima», mentre piega il ginocchio a baciare la pietra del nostro anello!
Liberarci da tutte queste tonnellate di storia e di usanze non è cosa facile. Guai ai semplicisti che non vedono mai difficoltà in niente Bisogna stare attenti allora a respingere o a proporre soluzioni troppo facili.
Signore, possiamo noi, nell'umiltà, nella povertà e semplicità di cuore, nella preghiera e sotto la protezione di Tua Madre, possiamo noi ottenere da Te tutto il tesoro di luce e di coraggio necessario perchè la Chiesa trovi il suo cammino, in questo nostro XX° secolo, e sia capace di realizzare con semplicità l'ideale che il tuo umile figlio Giovanni le ha proposto: Che essa sia «la Chiesa dei poveri»?
Giovanni Giuseppe Iriarte
Vescovo di Reconquista (Argentina)
in La Voce dei Poveri: La VdP gennaio 1963, Gennaio 1963
Luigi Sonnenfeld
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