Un povero

Erano oltre le 13 dell'ultimo dell'anno. Si stava tornando a casa dopo lunghi giorni passati in ritiro in un vecchio convento francescano da qualche anno di proprietà di suore. Le meditazioni erano state lunghe e faticose in quella tormentata ricerca della Verità. E la ricerca della Verità nel mistero della vita umana ci aveva portato alla Verità che è Dio e alla Verità di Dio che è Gesù. Approfondendo la verità cristiana, particolarmente impegnata e seria e conturbante era stata la meditazione sulla povertà.
E a pensare certe cose si rimane come affascinati dalla loro logica, ma anche nello stesso tempo sgomentati dalle difficoltà nate da quella stessa logica,, fino all'impressione che la Verità scoperta e capita e amata più della propria vita sia come irraggiungibile, quasi come impossibile.
Allora la gioia della Verità a poco a poco matura tristezze strane che pesano terribilmente sul cuore. E nasce il bisogno, l'urgenza di qualcosa (qualsiasi cosa) che sia dimostrazione che quella Verità è possibile. "Eccola qui viva e vissuta. Mi è stato dato di viverla, di farne esperienza. E' esistenza chiara e precisa"...
E' Grazia ogni volta che qualcosa di questo mondo contenga e sia una briciola di Verità o almeno indichi, o faccia se non altro pensare, in modo diretto e immediato, alla Verità, quella Verità che nella Fede crediamo realtà assoluta, valore essenziale.
E' miracolo quando questo succede.
Dovevamo aspettare ancora un po', prima di poter partire, nella piazza della Cattedrale, nell'aria grigia, bagnata, pesante di quell'ultimo giorno dell'anno.
Ci siamo messi a recitare, da buoni preti, il Breviario, in quel modo così staccato, quasi aristocratico, come è il recitare il Breviario passeggiando avanti e indietro.
Appena, appena fuori dei pochi gradini davanti al pronao della Cattedrale. Passeggiando così, avanti e indietro, gli occhi sul libro, «sentivamo» a vicenda, ora l'uno ora l'altro, da una parte la solennità stupenda del gotico della Cattedrale, dall'altra gli autobus in arrivo e in partenza, con la folla impaziente d'intorno.
Dall'arcata di fianco è entrato un uomo. Andava verso l'entrata laterale a destra della facciata. Ma arrivato a metà si è rivolto verso di noi, scendendo i pochi scalini davanti ai grandi pilastri delle arcate ricamati come merletti preziosi.
Aveva un cappotto quasi nero, aperto, e gli ciondolava di qua e di là, molto lungo. Dentro una delle due grandi tasche si vedevano pezzi di pane. Capelli non tagliati da un pezzo, brizzolati, un volto magro e colorito. Avrà avuto cinquant'anni, camminava un po' curvo, trascinando un po' i piedi come la gente di montagna.
Ci siamo fermati e mentre si avvicinava abbiamo immediatamente pensato all'elemosina. Ecco un poveraccio che alla vista di due preti non si lascia scappare la buona occasione. Pazienza, Non sempre mi riesce essere felice per questo essere abbordato senza via di scampo. E ripensandoci dopo mi sono ricordato di essermi leggermente indispettito dentro di me.
Invece quell'uomo ci ha fatto uno splendido sorriso, ma proprio cordiale, gli lustravano gli occhi di gioia (due preti motivo di gioia così radiosa!) e ci ha domandato se sapevamo se anche per il giorno dopo vi sarebbero state le Quarant'ore in Cattedrale, «perchè una visitina al Padrone bisogna farla, è un dovere».
Abbiamo dovuto confessare che non sapevamo nemmeno che in Cattedrale vi erano le Quarant'ore. Ma lui non si è sorpreso, ha continuato a raccontarci che era in città per lavoro, veniva da un paese di montagna, e ogni giorno faceva di tutto per venire a trovare il Padrone e parlava del Padrone con una gioia dolcissima, sorrideva felice e gli splendevano sempre più quegli occhietti furbi e vivaci.
Allora io per riparare il disagio interiore di quella storia dell'elemosina, vedendo i pezzi di pane in tasca, gli andavo domandando se aveva bisogno di nulla, ma lui diceva che era contento di lavorare e se ne stava tranquillo, tanto c'era il Padrone che ci pensava... Si è scusato di averci disturbato; ma era felice di avere parlato con due sacerdoti e con quel cappotto penzolante di qua e di là n'è andato, trascinando i piedi, a stare un po' col suo Padrone.
E' stato tutto come una visione. E siamo rimasti col Breviario in mano sgomenti. Perchè avevamo visto la Povertà: quella di cui si era tanto parlato il giorno avanti cercando con tanta fatica di capirne qualcosa.
Abbiamo smesso di recitare il Breviario all'intellettuale e siamo andati anche noi a inginocchiarsi davanti al Padrone, chiedendogli che ci insegnasse a essere poveri .fino al punto che Lui fosse il Padrone, perchè questa è la Verità.
E ci dava speranza sapere che in un angolo di ombra in quel buio diffuso e buono della Cattedrale la Povertà pregava insieme a noi.



* * *


in La Voce dei Poveri: La VdP gennaio 1963, Gennaio 1963

menù del sito


Home | Chi siamo |

ARCHIVIO

Don Sirio Politi

Don Beppe Socci

Contatto

Luigi Sonnenfeld
e-mail
tel: 058446455

Link consigliati | Ricerca globale |

INFO: Luigi Sonnenfeld - tel. 0584-46455 -