2 - Preghiera degli operai della vigna

Preghiere per il Concilio Ecumenico

Eravamo appena svegliati dal sonno della notte e ancora le imposte erano chiuse alla prima luce del giorno e Tu sei venuto a bussare alla nostra porta per offrirci di lavorare sul tuo campo. Ti abbiamo detto di sì mentre siamo usciti sulla strada e abbiamo preso la zappa: siamo andati fra i filari della vigna. La rugiada fresca del mattino ci bagnava le mani: era appena l'ora in cui l'aria schiarisce a oriente, le ombre bianche di nebbia sottile coprivano ancora i campi.
E noi ci eravamo già seduti sulle pietre diacce della piazza. Abbiamo guardato in giro uscendo di casa dopo la pigrizia dell'alzarci inutile dal letto, ma nessuno era in giro a cercare braccia da lavoro. Un'altra giornata a vuoto, inutile, pesante di afa e di noia.
Poi sei passato Tu attraverso la piazza. Forse non cercavi nessuno, ma ci hai visti quando ci siamo voltati a guardati senza speranza. Ti sei avvicinato e ci siamo alzati in piedi, forse per farti vedere braccia inerti eppure pronte al lavoro. Non ti abbiamo detto parola, ma Tu ci hai come comandato di andare nella tua vigna: ci avresti dato, hai aggiunto, «quel che sarebbe stato giusto».
Il sole era già alto e la terra era dura e già tanto riarsa: ai primi colpi di zappa il sudore già ci colava dalla fronte.
Gli altri al vederci si sono alzati di sopra ai filari a guardarci: erano già ore di lavoro e avevano la schiena piegata. Ci siamo salutati con la mano levata e poi soltanto zappe terrose e schiene ricurve si vedevano nella Tua vigna.
Ogni tanto poi qualcuno ancora arrivava, ma sempre più era difficile accoglierli nella nostra fatica: noi eravamo morti di stanchezza e loro, freschi com'erano, imponevano un ritmo di lavoro impossibile per noi. Quella terra dura, argillosa e quel sole spietato ci avevano fiaccato.
No, non li abbiamo accolti bene gli ultimi arrivati. Già la vigna si era accesa di rosso dorato, l'azzurro violento del cielo si raddolciva e una brezza leggera quasi rabbrividiva il sudore sulla schiena. Il sole stava calando rapidamente: hanno fatto appena in tempo a prendere le zappe. E' stato un gioco il loro, null'altro che un gioco da bambini.
Li abbiamo guardati male subito: non avevano lavorato, loro. Che cosa erano venuti a fare?
Ti confessiamo che ci è perfino sembrato che si burlassero di noi quando uscendo dai filari, ci siamo trovati insieme sulla strada incamminati alla fattoria.
E loro sono rimasti, soli, indietro. Non li abbiamo voluti con noi. Non avevano lavorato, loro. Non erano sfigurati dal terriccio e sudore. Non avevano le braccia troncate, le mani indurite e la schiena dolorante.
E' stato terribile quando - eravamo lì in disparte a guardare per vedere un po' come andava a finire - quando hai dato pure a loro, come a noi, un denaro.
E' vero, ci siamo ribellati. Abbiamo gridato all'ingiustizia. Ti abbiamo odiato, Tu e loro.
Perdonaci.
Non ci siamo nemmeno ricordati, in quel momento, che spesso, durante la giornata, ci siamo accoccolati all'ombra dei pampini freschi e qualche volta, quando Tu eri assente, siamo perfino usciti dalla vigna a distenderci sotto gli alberi del bosco. Abbiamo perduto ore di lavoro, Signore, ma è così facile non considerare i propri torti!
Vedi, Signore, noi non abbiamo il Tuo Cuore. Noi pensiamo soltanto a noi e l'egoismo ci può anche spingere, qualche volta, a cercare la giustizia, ma c'impedisce sicuramente l'Amore.
Non badare a noi, Gesù, chiama chi vuoi e a qualsiasi ora. Chiama pure anche in questo momento. Fai venire operai a seminare dove noi abbiamo zappato, a mietere dove noi abbiamo seminato, a raccogliere dove noi abbiamo faticato.
A noi riserva pure il caldo e il peso della giornata: il nostro lavoro è lavoro anche per chi arriva in ritardo, perfino per chi viene nel campo al calare del sole. E Tu puoi dare anche a loro un denaro perché sei buono e perché abbiamo lavorato noi anche per loro.
In fondo hai ragione: quello che interessa a Te e a noi non può essere altro che la vigna fiorisca a primavera e sia dorata di grappoli maturi e sovrabbondanti in autunno.
Ci sono voluti secoli per capire, ma adesso abbiamo capito e abbiamo accettato: tutti, Signore, tutti veramente sono lavoratori della Tua vigna, quelli che Tu hai chiamati: le ore di lavoro non contano, ciò che importa è che abbiano risposto di sì alla Tua chiamata.
Allora i primi possono essere gli ultimi e gli ultimi primi, perché questo scambio non è che Amore fra noi davanti a Te, unico Amore.
(Vangelo di Matteo, 20, 1-16)



in La Voce dei Poveri: La VdP ottobre 1962, Ottobre 1962

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