Questo fastidioso Concilio

II Concilio Ecumenico mi impone come dei misteriosi, profondi, vastissimi e anche terribili esami di coscienza. Già prima di conoscere le linee di questo riesame generale circa i nostri rapporti con la Fede e quindi con Dio, Gesù Cristo, la Chiesa, la Cristianità, elaborate dai Padri conciliari, prima ancora di capire quali sono i problemi fondamentali secondo le indicazioni ufficiali e le soluzioni proposte da Chi ne ha tutta l'autorità, sento il dovere, alla luce della mia pur povera e ristretta esperienza e secondo il mio modo di vedere e di sentire, anche se limitato e difettoso, di rivedere un po' la mia impostazione religiosa, cristiana, sacerdotale. E non solo la mia problematica religiosa, ma anche tutta quella nella quale io sono inserito e che comporta per me dei rapporti.
Il Concilio segna indiscutibilmente una tappa della storia della Chiesa. E' un punto di arrivo e quindi costringe a una sosta per tutto un ripensamento.
Vi è un cammino di secoli da rivedere punto per punto. Prospettive e scelte da riesaminare per riviverle nel loro momento storico in modo da valutare le maturazioni ottenute o meno. I motivi, le cause che hanno interferito. Gli andamenti che hanno imposto rotte imprevedute e imprevedibili. Conseguenze e risultati ecc.
E" un problema enorme. Forse eravamo dispensati dal considerarlo attentamente mentre si continuava ad andare avanti, spinti dal dovere di non fermarsi nemmeno a guardare indietro e da una fiducia che il cammino era giusto, o almeno sembrava giusto, ma il Concilio ha imposto una pausa, la Chiesa ha comandato di fermarci.
Eccoci qui aggruppati a un incrocio, fermi in una spianata lungo il dorsale massiccio della montagna o smontati dalle macchine arrestate ai margini della strada o scesi a una stazione ferroviaria.
Il lungo pellegrinaggio della cristianità, cammino verso la terra promessa che è il Paradiso, sosta. Ma non è per riposo e tanto meno per misurare la strada fatta, per compiacersene, o quella che rimane da fare per incoraggiarsi.
E' una sosta per prendere coscienza del proprio cammino.
Bisogna esaminare l'esistere cristiano in questo nostro tempo. C'è da rivedere la presenza della Chiesa nell'umanità di adesso. E' doveroso scoprire la possibilità dì nuovi rapporti forse più rispondenti. E' giusto conoscere meglio questa nostra età e la nostra terra.
Bisogna ascoltare la voce di Dio nelle sue indicazioni: ve ne possono essere di nuove. E forse è bene fermarsi a leggere con calma qualche pagina del Vangelo. Vi è anche un gridare, un vociare, un vociare confuso il più delle volte, ma spesso anche chiaro e distinto, che è pur doveroso ascoltare e meditare: vi possono essere distinte voci richiedenti qualcosa che va raccolto e meditato seriamente.
E nuove realtà, nuove esperienze, nuovi problemi o almeno in prospettive nuove l'eterno problema umano in tutta la sua complessità aggravata in questi ultimi tempi: tutto va rivisto, esaminato, considerato perchè tutto è problema di Regno di Dio e di salvezza e di redenzione.
I Vescovi si sono fermati. Sono fermi a Roma e per molto tempo. Anche i loro greggi sono fermi. Tutta la Chiesa sosta a questa tappa del Concilio. Il mondo cattolico, e in qualche maniera tutta la cristianità, è come col fiato sospeso in attesa.
Ma ognuno deve guardare la situazione generale e particolare con generoso impegno. E' tempo di studio profondo. Di seria meditazione, Di revisione sincera. Di preghiera fervente.
Il problema, meglio il Mistero del Regno di Dio nel mondo. In questo nostro mondo diviso e pericolante. Problematiche a dimensione universale: mi devono entrare nell'anima, devo scoprirle, devo soffrirle. Perchè basta che la salvezza della mia anima sia tutto il mio problema religioso. Devo cominciare seriamente a mettere le spalle sotto il peso tremendo della salvezza di tutti gli uomini, perchè devo decidermi a mettere le spalle sotto la Croce di Gesù e non portarla soltanto al collo a crocetta d'oro.
Il Regno di Dio qui, sulla mia terra. La Chiesa in Italia. Il dramma della religione e della politica. Le mentalità correnti sul piano intellettuale e di costume. Il servilismo piatto e ottuso e inutile e lo sfruttamento furbo e disinvolto nei confronti della Chiesa. Il risveglio necessario, le strutture più indicate, le novità più generose. Vi sono problemi presso di noi, da piangere di tristezza e ce ne stiamo allegretti, contenti di manifestazioni di massa.
Bisognerebbe in questa sosta del nostro cammino religioso non approfittarne per dormire più comodamente in una passività spaventosa, da incoscienti. Il Concilio è tempo di estrema, seria e coraggiosa sincerità: almeno in questo bisogna seguirlo e approfittarne.
C'è la mia diocesi. C'è la mia città. E poi il mio impegno personale: come risulta costruita la mia Fede. La validità della mia presenza cristiana e sacerdotale. L'autenticità della presa in carico da parte mia di tutto il Mistero del Regno di Dio. La misura del mio essergli consegnato.
I tradimenti fin qui. Le evasioni. I giri a largo. E le mentalità costruite artificiosamente. La paura di vedere le cose come sono e quindi il rifarmi guardando soltanto da una parte. I sacri egoismi. Personali e di gruppo e di classe. Noi e gli altri. Separazioni e allontanamenti. Riserve di caccia e di pesca. Proprietà privata. I nostri. La mia chiesa. I confini al cuore e anche alla preghiera, ecc. ecc.
Roba da matti.
Dovrei fare nella mia zolla di terra e nel mio campo, nella mia fattoria e nella mia tenuta tutto quello che il Papa e i Vescovi stanno facendo in relazione a tutta la terra.
Perchè così vuole sicuramente il Concilio. Per questo la Chiesa ha comandato a tutti di fermarci e rivedere di riconciliare con l'unica Verità di Dio e di Gesù e della Chiesa, la nostra Verità sicuramente annebbiata, deformata e forse un po' o anche assai invecchiata.
Questo inverno è troppo prezioso. Bisogna dissodare la nostra terra, zappare con coraggio il campo, strappare le erbe cattive. Potare bisogna la vigna e concimarla e rassettarla.
E questo lavoro di zappatura, di dissodamento, di potatura lo devo fare io, lo dobbiamo fare noi, altrimenti a primavera il Concilio Ecumenico sarà senza fioritura e quindi senza frutti.



don Sirio


in La Voce dei Poveri: La VdP ottobre 1962, Ottobre 1962

menù del sito


Home | Chi siamo |

ARCHIVIO

Don Sirio Politi

Don Beppe Socci

Contatto

Luigi Sonnenfeld
e-mail
tel: 058446455

Link consigliati | Ricerca globale |

INFO: Luigi Sonnenfeld - tel. 0584-46455 -