Siamo egoisti in tante cose e spesso fino al punto da non essere altro che egoismo.
Egoismo di quello a tutta prova. A blocco di granito, senza la minima incrinatura. Ragionato e stagionato, ormai fatto noi stessi a ragion veduta e per scelta perfettamente consapevole.
Lo sentiamo e lo viviamo come il modo di vita normale, logico, giusto. E' assurdo pensare che si possa essere altrimenti. Roba da pazzi o da poeti o da santi, sognare di costruire una vita non sul cemento armato di un sano e robusto egoismo.
Il nostro mondo è un trattato di filosofia in cui l'assioma fondamentale, il caposaldo razionale e il criterio di tutta la costruzione logica è l'egoismo.
Ne nasce una morale in cui il bene e il male è stabilito dal medesimo dio: e ogni individuo è principio e fine di tutte le cose.
Se ne conclude che la vita non è che un arraffamene spietato, uno sforzo pazzesco di convergenza, una violentazione di tutto per l'adorazione e la contemplazione del proprio egoismo. Ne dovrebbe venire una beatitudine: sembra invece che aumenti sempre più l'angoscia, lo sconforto, la delusione.
Ma nonostante tutto - comprese le lacrime e il sangue- non ci si stanca mai di essere degli egoisti e di fare dell'egoismo. E' una malattia che ci piace, anche se sappiamo che ci uccide a poco a poco come un cancro nelle viscere.
Egoismo di terra, di pezzi di terra. Di case. Di roba. Il tutto coperto e messo in pace dal diritto di proprietà. Quindi egoismo giustificato. E giustificato nientemeno che dalla Religione, sostenuto e difeso dalla Chiesa, come comunemente si pensa.
Coscienza a posto, allora, nei palazzi e nelle ville, anche se per un numero incredibile di famiglie la disperazione più grossa è quella dell'affitto.
Egoismo di guadagni e di conti in banca. Di sicurezza assoluta per sovrabbondanza. A costo di tutto. E senza angosce di coscienza, perchè le ragioni economiche, le complicazioni imprenditoriali giustificano tutto. Rendono logica e necessaria, perchè inevitabile, la fame di chi non mangia abbastanza e l'insicurezza di chi può sperare soltanto sulle braccia.
Egoismo di quattrini. Fame e sete di denaro. Orgoglio di chi può avere tutto perchè tutto può comprare. Spudoratezza di chi si sente «giusto» perchè paga, dopo che ha pagato. L'egoismo spaventoso che riduce ogni rapporto umano al pagare. La morale a pagamento.
L'egoismo più lurido perchè risolve ogni dovere con quattro soldi (o a milioni, che è lo stesso).
A volte pensa perfino di comprare il Paradiso perchè sa di poter comprare la giustizia, l'onestà, la commenda, il sudore di un operaio, il corpo di una donna...
Gente che vede il mondo, gli uomini, le cose, i valori umani come la merce in una vetrina con sopra i cartellini indicanti il prezzo. E sembra che vivano desiderando soltanto la suprema felicità di non rimanere spaventati da nessun prezzo.
Non sono egoismi di poca gente, fratello, e quindi egoismi di cui possiamo non preoccuparci. Creano un clima. Fanno mentalità, ormai. Sono peste bubbonica e il contagio è già spaventoso.
E' già entrato in casa nostra. Forse, a ben pensarci, ne portiamo i segni.
Perchè certa lividura d'anima è egoismo di quello vero. La grettezza, la tirchieria, l'angoscia del non avere tutto è egoismo. L'invidia degli altri, la malevolenza, la scontentezza del non riuscire è egoismo.
E se non d'altro, tutti sicuramente siamo egoisti di Amore.
Tutti commettiamo questo peccato di spilorceria di Amore. Egoismo di cuore chiuso a cassaforte. Di diffidenza. Di distacco. Di separazione, di lontananza.
Non si crea un clima di Amore, di generosità, di apertura, di comprensione, di accoglienza, di amicizia. Perchè l'Amore (almeno l'Amore) dovrebbe essere una ricchezza comune, una ricchezza di cui tutti possano godere, come dell'aria che si respira, come dell'acqua di una fontana.
Tutti abbiamo il dovere di arricchire questa ricchezza comune. Il dovere di dare, di offrire, di portare aria buona. Il cristianesimo direbbe: il dovere di aumentare, di moltiplicare nel mondo la Grazia, la bontà, la santità.
Se abbiamo un minimo di coscienza e di sensibilità umana, dobbiamo avere paura di andare soltanto a cercare e a prendere l'Amore. E sarebbe l'ora di vergognarci a inquietarci perchè non ne troviamo o non ne troviamo abbastanza, mentre noi nemmeno una goccia ne abbiamo portato, nemmeno un soffio, mai, ne abbiamo offerto.
E l'egoismo arriva fino come a voler bere tutto l'oceano. Non gli dispiace fare terra bruciata e lasciare deserto e desolazione. Gli basta soltanto di saziarsi, e spesso è sangue e lacrime che beve, unicamente preoccupato della propria sete.
Povera gente condannata a dare anche la goccia della propria acqua, accucciata come cane bastonato, con le labbra e gli occhi riarsi, in ansia di una stilla d'acqua sulla punta di un dito intinto in un po' di Amore.
Non è così?
Ognuno si arraffa un po' di Amore come un pezzo di terra. E ne fa una proprietà privata. Qualcosa che ha valore in quanto rende, per uno spietato rapporto di sfruttamento. E in esclusiva. Quindi, muro di cinta e filo spinato.
Il mondo è pieno di cuori e di anime e di corpi in «riserva», dove solo l'egoismo può entrate e uscire e farla da padrone. E' una tristezza spaventosa questo rinchiudere e farsi rinchiudere per interessi privati e basta. Questo servire solo all'egoismo. Questo accettare di appartenere in esclusiva. E fare del mondo e dell'universo della propria esistenza umana e cristiana uno sgabello alle zampe dell'orso.
Chi cerca un po' di Amore non deve avere l'impressione di rubarlo a qualcuno o di cercare qualcosa a cui non ha diritto, qualcosa di proibito. Non dovrebbe esistere l'angoscia di chi si sente escluso, ormai tagliato fuori, negato anche soltanto alla speranza di un po' d'affetto. Perchè forse questa angoscia è più che la disperazione di chi è condannato a morire di fame.
Amore sotto vetro come i dolci nelle vetrine dei negozi. Amore in pelliccia, in automobile. Amore di scelte accurate. Amore a privilegio. Amore se benedetto. Amore dopo aver tutto prudentemente calcolato. Amore quando interessa e se ne ha voglia. E quando forse si è sicuri che non costa nulla e non si rischia sacrificio di sorta. Quando comporta qualche vantaggio e meglio ancora se è a tutto vantaggio.
Non c'è Amore per le strade, fra la gente, formicolaio umano. Non vi sono cuori aperti e mancano i pazzi che vadano d'attorno col cuore in mano. Amore scoperto, tutto donato. E inesauribile.
Bisognerebbe donarlo così l'Amore, come l'acqua di un ruscello che scorre anche quando nessuno la raccoglie, scorre sempre per poter essere sempre offerta all'assetato e perchè non sa dove e a quale terra deve arrivare, quale deserto è destinata a irrigare.
Bisognerebbe donarlo come una nuvola spinta dal vento a piovere chissà dove. Come la luce che splende a tutto illuminare.
Bisognerebbe amare come dovrebbero amare «i figli del Padre nostro che sta nei cieli, che fa sorgere il suo sole sopra i cattivi e i buoni e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti» (Mt. 5,45).
La Redazione
in La Voce dei Poveri: La VdP giugno 1962, Giugno 1962
Luigi Sonnenfeld
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