Il Dovere di essere vivi

Risentiamo ancora - ma forse è una presenza permanente legata, connaturata al nostro esistere umano - il mistero della Morte del Venerdì Santo e il riposo sotterra, calmo e silenzioso, di pace vera perchè colmata di accettazione totale e di speranza sicura, del Sabato Santo. E' meraviglioso il Sabato Santo secondo la nuova liturgia: il suo silenzio profondo, la sua pace solenne, il vero riposo dopo la fatica e il riposo sereno dell'attesa. E' il giorno che ci dice come è il nostro giorno sotto la terra: Sabato Santo uguale a quello in cui Dio si è riposato dopo la Creazione, uguale a quello di Gesù sotto terra dopo il compimento della Redenzione.
E la dolce e incredibile gioia della Resurrezione. Come per il ritrovare una sicurezza che sembrava perduta. Un riprendere coscienza che la vita realmente esiste, che può vincere e sopraffare qualsiasi apparenza contraria. E la certezza ritorna chiara e aperta, decisa e forte..
Bisognerebbe che fossimo capaci di mantenere e incessantemente vivere questa sensazione di vita. Forse anche sensazione fisica perchè la Fede deve riflettere le sue sicurezze anche nel nostro corpo, nella nostra vita concreta di uomini e di donne che vivono in mezzo a tutti.
Il Cristianesimo deve darci, deve comunicarci di poter essere vivi, realmente viventi. C'è una parola che ci riguarda e di cui dobbiamo dare la testimonianza. «lo sono venuto perchè abbiamo la vita e l'abbiamo abbondantemente» (Gv. 10, 10).
La Sua Presenza in noi (e la Fede in Lui e l'Amore, la Grazia, i Sacramenti, la Chiesa vogliono dire che la Sua Presenza è in noi) deve essere sovrabbondanza di vita.
Forse è facile ridurre o limitare questa sovrabbondanza di vita solo alla vita soprannaturale o alla vita eterna. E' certo che questa è la vera vita e è questa vita che dobbiamo cercare e avere in sovrabbondanza infinita. Però rimane vero che questa sovrabbondanza debba riflettersi anche in pienezza di vita umana.
Crediamo fermamente che il Cristianesimo è attuazione piena e totale dell'esistenza umana. E' comunicazione di totalità perfetta di vita anche su un piano umano. Perchè il suo ordine di Valori è secondo il Pensiero di Dio, perchè è redenzione di tutta la realtà umana, perchè è Dio vivente nella storia, perchè è la Natura umana unita alla Persona del Figlio di Dio.
E' dal Cristianesimo che nasce chiaro e profondo e terribile il dovere di essere vivi.
Una vitalità - e è un raccogliere tutta l'esistenza, da un filo d'erba fino a una stella, da ogni battito di cuore fino al movimento dell'universo, e è un vivere ogni attimo, un approfondirsi dell'intelligenza e un colmarsi di Amore - una vitalità che deve essere rivolta interamente in lode di gloria a Dio. E il Cristianesimo è questo sacro Sacerdozio che consacra incessantemente attraverso il Mistero di Gesù Cristo, tutta la vita dell'umanità e dell'universo a Dio.
Una rivalità rivolta a offerta e donata ad ogni uomo e a tutti gli uomini come potenza di Amore, come chiarezza di Verità, come Speranza sicura. E il Cristianesimo è questo pugno di lievito capace della forza di lievitare tutta la massa umana.
Una vitalità incontenibile che mi colma e mi trabocca, mi invade e mi sopraffa fino a straripare al di là delle sponde spaventosamente troppo ristrette del mio cuore, dell'anima mia e dell'attimo troppo breve della mia vita.
Questa vitalità è il semplice dovere di essere vivi cristianamente, cioè è il semplice dovere di consentire a Dio di poter essere in noi secondo l'onnipotenza del Suo Essere Dio. E' il semplice dovere di accettare tutto il Mistero di Gesù: il Suo essere vivo, vivente di tutta la pienezza di Uomo-Dio dopo la Resurrezione.
E siamo invece più morti che vivi. Abbiamo quasi paura della vita. La sentiamo come un pericolo. Camminiamo circospetti e timorosi.
Non si può dire evidentemente che tutta una ascetica sia sbagliata e tutta da rifare, ma nemmeno è giusto pensare che il Cristianesimo vive di paure, è tutta una difesa, una rinuncia. Bisogna essere capaci di sofferenza e di sacrificio, di mortificazione e dì respinte, ma è tutto per poter essere padroni di noi stessi e quindi perchè cresca in noi la misura della nostra libertà. Perchè poi questa libertà ci dia possibilità di vita vera, di essere autenticamente vivi, uomini concreti, sinceramente presenti, in pieno diritto a stare a questo mondo per la consapevolezza di avere molto da dare.
E' meravigliosa quella parola di Gesù che ci accerta che la nostra libertà ci potrà venire soltanto dalia Sua Verità. «Se persevererete nei miei insegnamenti sarete veramente miei discepoli, conoscerete la Verità e la Verità vi farà liberi» (Gv. 8, 31 ).
Il Suo essere Uomo-Dio, risorto da morte, vivo e vivente di vita perfetta e totale che ci occupa, ci prende, ci conquista liberandoci così da noi stessi per un farsi Lui noi fino al punto da avere in noi la Sua Vita e la Sua Vita in sovrabbondanza, perchè tutta la Sua Vita.
E' così che i cristiani sono vivi, presenti nella storia, attivi nell'impegno umano, testimonianza vivente di una vitalità che si allarga e si espande a colmare tutta l'esistenza.
E' terribile, è spaventoso che invece anche per noi il nostro essere vivi, sia perchè abbiamo valori umani, importanze, cariche e onori e è sacrilegio che ci sentiamo vivi perchè abbiamo dei soldi, per il conto in banca e l'amico onorevole.
Non può bastare sentirci vivi perchè abbiamo salute e forza e stiamo godendoci giorni di vita, è, se non altro, troppo poco essere vivi per il buon appetito, per una donna accanto, per un tuffo in mare o perchè è il sole.
E è penoso cercare di essere vivi a base di boccette e di pasticche o di una cura ormonica e pretendere che il medico faccia miracoli e rimanere sbalorditi e risentiti perchè le medicine non fanno sempre effetto.
Perchè non accettiamo di morire? L'essere vivi per noi non vuol dire non morire. Non può non farci paura morire, ma non può che essere paura puramente animale, istintiva, paura che dovrebbe essere vinta dalla sicurezza che «la vita non viene tolta, viene soltanto cambiata» come canta la liturgia.
Il dovere di essere vivi. La nostra vita è come un meraviglioso sogno di Dio. Ha creato la nostra vita materiale. In questa vita materiale ha fatto respirare la vita umana dell'intelligenza e della volontà comunicando spirito di vita eterna raccolto dal Suo Essere Spirito senza principio e senza fine. E insieme ha donato all'uomo la Sua Vita intima, ha donato il Suo Essere Dio facendolo partecipe della Sua Natura divina. Si è fatto Uomo, e Dio ha vissuto la vita umana e l'uomo è entrato e è unito alla Persona del Figlio di Dio e quindi la natura umana è nel circolo vitale della Trinità. Ci nutre questa vitalità divina diventata nostra realtà d'esistenza e di destino col Suo Corpo e col Suo Sangue, vivi e viventi della Sua Vita...
Fino a poter ben dire: «Colui che crede in Me, come dice la Scrittura: fiumi d'acqua viva scorreranno dal suo seno». (Gv. 7, 38).
Confessiamo di essere spesso che rigagnoli, appena pozzanghere o cisterne male stagnate. E qualche volta fontana inaridita e terra riarsa.
Allora chi ha sete dove potrà andare per dissetarsi?


La Redazione


in La Voce dei Poveri: La VdP maggio 1962, Maggio 1962

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