Mi è venuto di domandarmi perchè Dio ha scelto la Croce per la morte di Suo Figlio fatto Uomo. Perchè ha voluto che Gesù fosse inchiodato, a braccia aperte e piedi distesi, inchiodato sopra un tronco di legno.
E' pauroso questo immaginare Dio inchiodato sopra qualcosa, come fatto tutt'uno con un pezzo di legno. E' terribile pensarlo confitto a chiodi ribaditi, sopra la croce.
E mi sembra l'indicazione del concludersi del Suo cammino. L'ottenersi pieno e totale del suo mistero. Il compiersi del Suo destino.
E' nato per gli uomini, per l'umanità, e dell'umanità deve essere, fino all'inchiodatura ai suoi destini. Ha voluto essere nostro, congiunto con chiodi al nostro mistero.
Da qualche tempo mi viene da immaginare la croce, il legno, della croce come raffigurazione materiale dell'umanità, Mi pare come di vedere la croce non fatta di legno, di due travi di legno incrociati, ma fatta di uomini e donne. Corpi uniti, legati insieme, sovrapposti, contorti, distesi: vivi di anime vive. Oppressi, stanchi, feriti. Dolore e gioia, speranza e disperazione, qualcosa di buono e un infinito male.
Croce rizzata in ogni angolo della terra. Antica di millenni e di legno verde di questo momento. Cimitero di croci, ma anche unica croce piantata sul Golgota della terra, perchè ogni croce converge nell'unica grande, smisurata croce fatta del destino e dell'umanità intera.
Ogni uomo che nasce, nasce a formare questa croce. E' legno che si aggiunge, è una fibra di più. Così ogni dolore, ogni angoscia, ogni agonia, ogni morte è la grande croce-umanità intera che cresce, che si innalza, paurosa, sul mondo; che allarga i suoi bracci ad abbracciare tutta la terra.
Se la croce sulla quale è stato inchiodato Gesù non è la croce-patibolo per un delinquente condannato a scontare i propri delitti, ma è la Croce dove il Figlio di Dio è stato inchiodato per la Redenzione dell'umanità, allora posso immaginare quella Croce non fatta di legno, squadrato da un albero, tagliato in una foresta, ma fatta di tutti gli uomini e di tutte le donne, raccolta da tutta la carne viva di anime segnate da destini infiniti.
Io sono parte di quella croce, tu sei parte di quella croce, così gli altri e tutti. E ci stringiamo insieme - e vincolo terribile è il male comune, il dolore comune, la morte uguale per tutti, la stessa dannazione, l'identica eternità incombente - a formare il tronco misterioso che dalla terra si leva verso il cielo, a formare la traversa che apre i bracci smisurati.
E siamo stati insieme legati, da una misteriosa speranza, in attesa per millenni, croce rizzata e chiodi pronti.
E su questa Croce un giorno Dio è stato inchiodato a grandi colpi e vi è morto inchiodato. .
Dio è morto inchiodato sopra la Croce-umanità è vi è rimasto, perchè il Suo destino, da dopo che si è incarnato nel seno di una Donna, è di rimanere «inchiodato» alla natura umana, Lui, il Figlio di Dio, la Seconda Persona della Trinità.
E l'umanità porta, inchiodato sopra se stessa, Gesù. E' peso terribile sulla sua storia, peso determinante sicuramente il suo cammino. Cammino determinato da Dio inchiodato sopra di essa, a, incessantemente, agonizzarvi e morirvi.
Io, tu, gli altri, tutti siamo questa croce. Sopra di noi Lui è inchiodato. Non è possibile svincolarci e fuggire. Non è possibile evitare che il Suo Corpo crocifisso sopra di noi ci tocchi e che il Suo Sangue ci coli addosso sopra di noi, da uno all'altro.
Siamo croce e crocifisso. Fatti una cosa sola. Inchiodati insieme, Lui con noi e noi con Lui. Dio voglia che i chiodi siano Amore e siano chiodi ribaditi.
* * *
Ora penso - perchè l'immaginare quasi in modo visivo questo Mistero della croce continua - penso che per me cristiano non vi possa essere destino diverso da quello di Cristo.
La Sua storia deve essere viva ogni momento anche storicamente. Da quando Lui è venuto, la Verità d'esistenza non può che essere la Sua. E Lui deve esistere sempre ed esistere storicamente, in modo concreto, visibile, esperimentabile.
Credere in Lui, in fondo, non può che voler dire vivere di Lui e che Lui viva in noi.
Si, mi è chiesto certamente di lasciarmi crocifiggere alla croce-umanità. A questa croce-umanità del mio tempo, rizzata qui, accanto a me.
I poveri, i malati, gli oppressi, i soli al mondo, gli schiacciati dalla sventura, i malvagi, gli empi... i buoni, i sani, i ricchi, i fortunati, i potenti. Tutti. Sono umanità e quindi sono croce in attesa di un crocifisso. Nessuno può farne a meno.
Dolore, angoscia, disperazione, illusione, ingiustizia, malattia, agonia, morte: tempo e eternità: croce immensa all'ombra della quale sto camminando, vi giro intorno e non posso fuggire, mi copro gli occhi con le mani, ma non posso non vederla. E' dovunque: nella casa dove entro, al cinema dove vado per distrarmi, nel giornale che leggo dopo colazione, nella musica che ascolto, nella lettera che apro, nella tua mano che stringo, nel fondo liquido dei tuoi occhi, nella tua anima, nel tuo Amore, e spesso mi pare perfino nella pioggia e nella luce del sole, sulla cima di una montagna e al filo d'orizzonte fra il mare è il cielo.
So che mi salverebbe dal vederla soltanto una buona misura di egoismo o l'essere incosciente, facilone, grossolano. E spesso vorrei esserle e ho invidia di chi può esserlo.
Ma ormai la visione è inevitabile, è ferma, lì davanti, come una fissazione. E' come una voce che chiama e non si può a lungo fingere di non sentirla. E' in attesa, non si può fare aspettare a lungo inutilmente. Quando vi è bisogno essenziale di noi, non si può dire di no.
E allora, ecco, si allargano le braccia, si aprono le mani e si distendono i piedi a ricevere i chiodi per questa nostra strana e terribile inchiodatura alla misteriosa croce-umanità.
Si è e si deve essere veramente inchiodati, dopo, a questa realtà umana, a questo nostro momento, a tutta la storia. Inchiodati mani e piedi. Impossibilitati a fuggire. Costretti, da ferite profonde, a lasciar sgorgare il sangue. Tutto. A morire così.
Ogni giorno è Venerdì Santo. E in fondo tutto il tempo sono le tre ore d'agonia. Le tenebre coprono tutta la terra. La morte è diventata una Presenza.
. Dopo è la Resurrezione. E non è Speranza soltanto, è certezza, perchè già la Vita è inchiodata sulla morte. Anche in questo momento. Perchè è Dio chi è inchiodato sulla Croce-umanità. E' Lui, in fondo, l'unico Crocifisso. E in questo legno misterioso passa una Vitalità infinita, si espande e si allarga e fiorisce e fruttifica.
Allora rimaniamo volentieri inchiodati alla Croce-umanità che ci è stata destinata. Non cerchiamo evasioni, non guardiamo da un'altra parte, non mettiamo difese. Questa povera umanità così croce paurosa di dolore e di perdizione, ha bisogno di crocifissi: prigionieri del suo mistero, legati al suo carro, vincolati ai suoi problemi, presenti, vivi di carne e d'anima, nella sua paura, inchiodati per chiodi di Amore al suo destino.
Che ogni croce viva d'umanità non rimanga senza il suo Crocifisso.
don Sirio
in La Voce dei Poveri: La VdP aprile 1962, Aprile 1962
Luigi Sonnenfeld
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