Confessione pasquale

Il nostro non è un foglio di avvio alla perfezione e non trattiamo i problemi indicando soluzioni fatte di santità acclamata, di ascetismi eccezionali e di misticismo aureolato. Cerchiamo di vedere il Cristianesimo nella sua essenzialità di Pensiero di Dio e di esistenza vissuta da Dio, scoprendo, con onesta sincerità, in noi, il dovere di tentare di renderlo vita umana, esistenza ordinaria, semplice presenza di Verità e di Amore, serena testimonianza, cordiale indicazione del Mistero dei rapporti fra Dio e gli uomini e gli uomini e Dio.
Quindi non ci preoccupiamo se qualche volta scriviamo in un modo che potrebbe anche essere poco rispettoso e anche poco umile e anche poco caritatevole, ecc. Difetti, mancanze, cattiverie - tutte cose importanti: ai bambini dicono che per una bugia bisogna stare sette anni in purgatorio. E poi dalle cose piccole si finisce nelle grandi e a poco per volta diventano abitudine e quindi vizio, si prendono cattive strade, l'anima non è bianca come un lenzuolo di bucato... Tutte cose vere e buone.
E' strano però, che a un certo punto il difetto diventa l'unico problema morale, spirituale, cristiano. E tutto, Dio, Gesù Cristo, la Chiesa, i Sacramenti, la preghiera, tutto è per finalmente riuscire a non mancare di pazienza, a non tirare un urlaccio, a non dire una bugia, a non avere un pensiero cattivo, una distrazione durante lo sbadigliare il rosario, a non addormentarci prima di avere recitato le preghiere nel calduccio del letto.
Se il popolo cristiano fosse a questo punto sulla via della perfezione, da non doversi occupare che di questi problemi di rifinitura morale, sarebbe certamente cosa confortante. E speriamo che sia così, non vogliamo essere pessimisti e veder tutto nero, come spesso ci dicono.
Però bisogna stare attenti che non ci capiti di meritare quello che Gesù diceva ai Farisei (erano la gente benpensante, prudente, saggia, ben sistemata, sicura, rispettabile, del Suo tempo): «Vi preoccupate di un moscerino e inghiottite il cammello» (Mt. 23, 26).
D'altra parte, tutto il bagaglio di cianfrusaglie inutili e stupide riempie sempre le nostre confessioni periodiche. Un'occhiata superficiale, affrettata, e andiamo a vuotare il sacchetto delle nostre miserie, così, come mettere il bidoncino della solita spazzatura fuori dell'uscio. Dopo ci sentiamo più puliti, è vero, ma anche sollevati da un certo fastidio più o meno pesante.
La confessione pasquale. Non deve essere così. E nemmeno si tratta di scoprire più peccati, per poi andarli a raccontare al confessore.
Vi sono certamente peccati, responsabilità che forse è impossibile dire, mettere in parole. Forse nemmeno è necessario.
Non si tratta infatti di peccati attuali. Forse non hanno una materia oggettiva ben definita, precisata. Probabilmente non possono essere riferiti a nessun comandamento o precetto della Chiesa. Può darsi che non costituiscano nemmeno problemi di ordine morale. Certamente non sono commessi, come per i peccati comunemente intesi, per debolezza, per violenza di tentazione, per occasioni irresistibili, e nemmeno si tratta di peccati di vera e propria omissione di doveri, di impegni, di responsabilità, ecc.
Forse è in certe particolari occasioni che saltano agli occhi questi peccati, cioè questo «qualcosa» di strano e misterioso che mette a disagio interiormente, che comporta un giudizio severo sopra noi stessi, che ci confonde di vergogna davanti a Dio e davanti agli uomini.
E' un «qualcosa» di terribile colpevolezza scoperta davanti a Dio nella sua aperta realtà di Amore e di Bontà infinita. Lui, Verità di Amore, offerta di Dono di Se fino a tutto il dolore e alla Morte in Croce. Dio, così seriamente impegnato per il nostro bene e la nostra salvezza, fino a pagare di Persona. Così imprudente, Dio, da lasciarsi andare senza considerazioni, in obbedienza soltanto al Suo Amore e al nostro bisogno di Lui... Questo Mistero pasquale fatto di Passione e di Morte e di Resurrezione di Dio, per incidere nella nostra povera carne una violenza d'Amore capace di portarci via nella Gloria di Dio...
Scopro la mia vergognosa mediocrità. E mi balza agli occhi il mio dilettantismo religioso. Vedo di stare facendo soltanto dell'accademia a sfondo cristiano. La mia pratica religiosa è povera sentimentalità pietistica.
Dio è ai margini della mia considerazione dei valori. Non ha tutto di me, non mi schiaccia col Suo peso, non mi sta sopraffacendo la Sua Onnipotenza e non mi sta convincendo la Sua Verità e affascinando in modo irresistibile il Suo Amore .
Lui e gli altri hanno le briciole, come i cani sotto la tavola, se non sono addirittura costretti a stare accoccolati alla porta di casa, in attesa che una volta o l'altra qualcuno si affacci a invitare a sedersi alla stessa tavola. Confessiamo a Pasqua, davanti al tremendo fatto di Dio in Croce, la nostra peccaminosa superficialità, questo nostro dilettantismo religioso che ha ridotto il Cristianesimo a esteriorità vuota e spesso penosamente ridicola, a formalismi convenzionali, a accademismi compiaciuti. C'è un'impostazione cristiana della nostra vita che va forse riveduta. C'è una misura di rapporti con Dio e col prossimo che non è quella giusta. C'è una mentalità facilona e convenzionale. Un tirare avanti spianando prima la strada o aggirando gli ostacoli.
Mediocrità sempre capace di tutto sistemare. Dilettantismo che fa le cose come per passare il tempo o per gusti personali. Paura di Dio e, a ben pensarci, orrore del prossimo. Difese fatte di prudenza. Attenzione al passo che non sia più lungo della gamba. Agire con criterio. Fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio...
Peccati che farebbero sorridere un confessore di confessioni pasquali o l'infastidirebbero come per tempo perduto in sciocchezze. E sono invece grosse responsabilità davanti a Dio e al prossimo e nei confronti della Verità, dell'Amore, della sincerità cristiana.
Almeno una volta all'anno cerchiamo di non fare del dilettantismo religioso, dell'accademismo inutile, della superficialità facilona.
Guardiamoci nel Crocifisso e rispecchierà sicuramente l'esatta misura della nostra mediocrità, della nostra miseria.
E consentiamoGli che la Sua Resurrezione ci liberi dal nostro sepolcro imbiancato, dove è chiusa la nostra morte, per essere «nuova vita» insieme a Lui.


La Redazione


in La Voce dei Poveri: La VdP aprile 1962, Aprile 1962

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