Miseria nel mondo

Il padre Werenfried Van Staaten, con un biglietto di aereo regalatogli dai Vescovi tedeschi, ha fatto un terribile giro attraverso il mondo della miseria e della fame.
La sua esperienza è stata pubblicata dall'Abbazia di Tongerlo, vicino ad Aversa. Ne pubblichiamo un piccolo brano.
«Il viaggio è stato spaventoso: in ogni paese sono venuti a prendermi all'aereoporto per condurmi in tutta fretta attraverso la esposizione della più grande miseria mondiale. Ciò che ho visto va al di là di ogni immaginazione: lebbrosi, slums, sbandati, affamati, grotte, gente nei canali, moribondi, cadaveri, disperazione... dinamite in questo nostro mondo senza cuore. Ho visto i bambini di Hong Kong che vivono su giunche fracide e in acque puzzolenti, insieme ai ratti. Senza speranza e quasi asfissiato, tornato fuori dalle grotte abitate di Seoul, sono fuggito via.
In Calcutta ho battezzato un bimbo che mi è morto di fame in braccio. Sono stato in paese dove i topi creperebbero se non avessero più da mangiare degli abitanti. Regioni dove su mille bambini ne muoiono 450 nel primo anno di vita, perchè non hanno abbastanza da mangiare. Nei vostri paesi, cari amici, ogni mattina passa l'auto della nettezza urbana per portare via i rifiuti del cibo; io, invece, durante questo mio viaggio, ho visto quell'auto asportare i cadaveri dei profughi, morti di fame per le vie.
Quando un cane venne investito, vidi che dei bimbi si accapigliavano per poter arrivare a mettere sotto i denti un pezzo di carne.
Ho visitato presso Saigon il 'Villaggio della Libertà', dove un vecchio cinese mi ha gridato dietro: 'Non ho più un figlio e nemmeno una figlia e perciò non ho più riso. Senza riso non posso più vivere, ma neanche morire - e rideva inebetito, agitando nell'aria la sua bottiglia di alcool. Ah ! Questo 'Villaggio della Libertà' dove si sono rifugiati disertori ed ex prigionieri della Cina rossa, non è un villaggio, ma un'unica stamberga di smisurate dimensioni. Sul terreno, una accanto all'altra, le stuoie di paglia di riso: ogni stuoia, di 4 metri quadrati, serve da letto, tavola e casa per un intera famiglia.
Poi venne Calcutta, la rovente metropoli dell'India. Un milione di senza-tetto: essi abitano, dormono e muoiono sulle vie. Altre centinaia di migliaia, per lo più profughi del Pakistan, abitano sui marciapiedi dove, per chilometri, si estendano le piccole capanne a ridosso delle case: il tetto è obliquo e l'altezza nel punto più alto raggiunge un metro e venti centimetri.
Lungo questi canali scorre acqua sporca e in essa ci si lava, i bambini giocano e fanno i loro bisogni. Uomini nella melma, immagini di Dio disonorate; anche qui niente cibi, niente lavoro, nulla».






Padre Werenfried Van Straaten


in La Voce dei Poveri: La VdP marzo 1962, Marzo 1962

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