Cattivi pensieri in Chiesa

In certe cose le chiese si somigliano tutte, o quasi, e chissà perchè si somigliano sempre nelle cose più antipatiche, come sono per esempio le cassette per le elemosine, innumerevoli dovunque, e per le candele.
Ogni volta che le vedo, mi vengono in mente i bastoncini d'incenso che i devoti accendevano davanti alle statue di Budda e, trattandosi d'incenso, penso al buon odore di resine, senz'altro migliore del nauseante odore di candele. Francamente, mi sembra che siano preferibili i bastoncini d'incenso. Ma pazienza. Bisogna rispettare le usanze, specialmente poi da quando, in fatto di candele, vi sono stati miglioramenti, da un certo punto di vista. Non occorre più andare a comprare una candela in sacrestia. Tutte le chiese, ormai, fanno fiducia all'onestà dei fedeli e hanno costruito attrezzi più o meno orribili, dove sono deposte, accuratamente distinte, le candele da 50 e da 100 lire. Subito sotto vi è una cassetta metallica, col classico spacchetto per mettere le monete, e distese a braccia aperte, le punte dove infilare la candela accesa.
Mi ha fatto sempre curiosità - ma certe cose è così difficile coglierle nei loro intimi motivi - sapere cos'è che determina il fedele a scegliere una candela piccola o più grossa, da accendere.
Sembrerebbe evidente che fosse il denaro disponibile a stabilire la scelta. Ma mi sembra spiegazione troppo elementare. E poi non sarebbe bello favorire anche qui, una volta di più, la differenza fra ricchi e poveri. Ma forse è carità aiutare chi ha poca possibilità ad avere la gioia di accendere una candela, in questo caso, però, mi sembrerebbe più carità mettere a disposizione anche candele gratis. Ma lasciamo andare. Può darsi che la differenza della scelta della grossezza della candela dipenda dalla maggiore o minore Fede dell'offerente. Potrebbe essere però che ci sia chi ha Fede così abbondante, da credere che in fondo non è la grossezza della candela che decide e che basterà una candeletta qualsiasi.
Forse - e mi pare il motivo più attendibile, data una certa mentalità religiosa corrente basata sul «do ut des» - la scelta della candela deve essere indicata dall'importanza più o meno grande della «grazia» chiesta. Se si tratta di poco, le piccole cose ordinarie, una candeletta da 50 lire è più che sufficiente, se invece è qualcosa di rilevante, allora ci vuole un buona candela almeno da 100.
Tutto questo problema è sicuramente commovente e indica la semplice e bonaria Fede della nostra gente, ma a pensarci bene, quelle candele, lì, a bruciare come un cespuglio in fiamme, fanno una certa tristezza.
In ogni modo, il mondo va avanti e la tecnica affronta anche certi problemi a tipo religioso, forse per dimostrare che poi non è del tutto vero che la tecnica uccide lo spirito, come normalmente si sente lamentare da tutti.
Avevo visto ima volta in una chiesa un certo attrezzo a base di elettricità. Bastava mettere una moneta (quella precisa e non un'altra) dentro il classico spacchetto, e lassù, intorno all'immagine della Madonna, si accendeva una piccola lampada. Mi dissero che stava accesa per un'ora, poi, per un complicato congegno, spese le 100 lire, la lampada si spegneva da sé. Rimasi molto stupefatto della tecnica, ma sinceramente assai indignato dello spirito religioso.
Poi il mondo fu invaso da queste macchinette che, a infilarvi una moneta, vengono fuori palline colorate, sigarette, o addirittura un cartoncino con su scritto quanti chilogrammi pesi. In Germania, ricordo che infilando la moneta e girando in certi particolari modi una levetta, appariva da uno sportellino che si apriva, una tazza di caffè o di latte o dì tutti e due, pronta e fumante.
Credevo che ormai quell'attrezzo elettrico per le lampade fosse superato, e invece l'altro giorno ho visto in vendita presso una riunione di sacerdoti una specie di croce di metallo lucidissimo, con tanto di cassetta e sui bracci della croce file di candele elettriche: una moneta, e la candela è accesa. Allora mi sono abbandonato alla fantasia e ho pensato che sarebbe l'ora di mettere certi particolari juke-boxes nelle chiese, non dico con dei brani di canto gregoriano o con canzoni mariane di musica popolare, ma con recitazioni di preghiere, da scegliersi secondo i diversi bisogni. Libri di preghiere, insomma, ad uso dei fedeli, ma a viva voce, e naturalmente con una recitazione toccante. Mi viene in mente anche l'ultimo ritrovato visivo, dove potrebbe apparire qualche scena della vita del Santo o della Santa, ma la cosa andrebbe nel complicato.
Ho proprio paura che qualche intraprendente metta fuori innovazioni del genere. D'altra parte la tecnica deve essere a servizio anche della Religione e se il mondo va avanti, non è detto che si debba pretendere che, contro ogni norma igienica, la signora devota sia costretta ancora a prendere in mano una candela, accenderla e infilarla nel supporto, rischiando di sporcarsi le dita, di sbruciacchiare i guanti e, quel che è peggio, di prendere gocce di cera sul cappotti di pelliccia.
Con l'apparecchiatura elettrica, basta la moneta (questa non si può proprio abolire): la candela si accende e la signora se ne va tranquilla, tanto a pregare ci rimane la candela. Di qui a quel complesso di ingranaggi dove i dischi recitano preghiere, il passo è breve, molto breve, anche
per il fatto che già molte preghiere che recitiamo, le recitiamo come se fossimo un disco.



d. S.


in La Voce dei Poveri: La VdP marzo 1962, Marzo 1962

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