Criteri di giudizio

Ci sembra che lo Spirito di Carità, di Amore che deve illuminare il Cristiano nella visione del mondo, della vita, dei problemi di esistenza e animare tutta la sua ricerca di un rapporto secondo la Verità, questo Spirito di Carità e di Amore ci sembra che debba darci di giudicare della bontà o meno di certi avvenimenti e andamenti dei nostri tempi e anche di certe mentalità e sistemi di esistenza.
Ha o non ha un criterio fondamentale il cristiano per farsi un giudizio delle cose, dei fatti, dei valori, ecc.? Diciamo di sì. E va bene. Ma su cosa si basa questo giudizio? Cos'è che può e deve determinarlo?
La ricerca onesta della Verità e quindi, insieme, della Bontà ha bisogno essenziale di un criterio onesto.
Sta il fatto invece che questa ricerca molte volte è determinata da una visione soggettiva, e quindi anche la Verità e la Bontà ne risentono, fino a rimanere compromesse.
E' un grosso guaio che spesso diventa tragedia, fino al punto che ciò che è vero per uno è falso per un altro, ciò che è bene per Tizio è male per Caio e viceversa.
Il mondo e la storia sono pieni di questa confusione e traboccano di sofferenza per questo soggettivismo egoista.
Bisognerebbe che intervenisse una precisa e perfetta liberazione. E' il famoso dovere di libertà da noi stessi per una libertà e quindi per una verginale onestà di giudizio, in ordine alla Verità e alla Bontà.
La libertà da noi stessi è la fondamentale condizione per una possibilità di Verità e di Bene.
Ma il dramma allora si affonda in difficoltà sempre più gravi. Cos'è che può ottenere questa liberazione da noi stessi, senza impoverire, ma anzi comunicando una misura di valore, fino al punto di ottenere una autentica capacità di Verità, di Bontà e di Giustizia?
La Carità, l'Amore, generalmente sono valori considerati come termine, conquiste, conclusioni, e sono cercati come virtù e ricchezze morali in relazione a se stesse, come pietre preziose per le quali è fatta la collana.
Spesso la Carità è cercata come lustro personale, come dovere decorativo, come copertura di coscienza, come fruttificazione di sentimento o anche come merito per la vita eterna. In ogni modo è quasi sempre un'importanza staccata, un qualcosa che serve per se stessa, ecc.
E ci dimentichiamo che la Carità, l'Amore crea sempre necessariamente un rapporto, ha bisogno di un termine, non può fare a meno di riferirsi a un oggetto. E quindi è questo termine del rapporto, è questo oggetto che può e deve determinare l'Amore.
Trattandosi di Carità e di Amore cristiano, è chiaro che questo termine e questo oggetto non possono essere che Dio e il prossimo. E' Dio e per volontà Sua è il prossimo che deve determinare l'Amore, indicare la via e la misura, l'indispensabilità e tutta la fruttificazione che ne deve nascere.
E' quest'amore suscitato da Dio e, in Grazia di Lui, dal prossimo e da tutto ciò che riguarda il prossimo, che necessariamente libera da ogni soggettivismo ed egoismo, apre ad una visione serena dei valori, dei diritti e dei doveri, allarga nell'anima la Verità e dona le uniche possibilità di Bontà.
E' certo allora che quando il Cristiano obbedisce seriamente all'Amore, acquista la capacità di vedere e di giudicare il mondo nel quale vive e l'umanità nella quale è immerso, con precisi criteri secondo verità ed equità. Sa cosa è il bene e cosa è il male, dove è giustizia e dove ingiustizia, cos'è che può avere qualcosa di buono o cos'è invece tutto cattivo.
Ai nostri tempi, il problema è particolarmente importante. Ognuno oggi è murato a calcestruzzo nel proprio punto di vista e di lì guarda tutto e giudica tutto. Ognuno è giudice supremo, con esclusione accurata di qualsiasi altro elemento o motivo di giudizio. Supremazia assoluta della individualità più chiusa. E, al massimo, gli altri e il mondo intero e la storia e il Cristianesimo e Dio sono cercati soltanto come punti di appoggio e di sostegno al proprio assolutismo di giudizio, con un rovesciamento orrendo di valori. Succede inevitabilmente che ciò che ci sembra utile che sia respinto è considerato male, ciò che invece favorisce, è bene. E così è del vero e del falso, della giustizia e dell'ingiustizia, del pericolo e della salvezza...
Non è difficile allora che si affaccino diritti fino all'egoismo più sporco, che non si vedano nemmeno certe miserie pur tanto pietose, che si chiuda un occhio, e tutti e due, sopra ingiustizie terribili. Allora capita che si chiuda anche il più piccolo spiraglio alla speranza, che si ribattano ancora di più catene di oppressione e si rinsaldino odi profondi. E nei casi più raddolciti, crescono paure fino al ridicolo, si vede il diavolo dovunque, e si è sempre uccellacci di malaugurio.
L'egoismo falsa il mondo. Distorge la Verità. Crea il male. Uccide la speranza. E stanca la fiducia.
Allora questa esistenza umana è proprio povera, così tanto povera da non riuscire a sapere nemmeno che senso abbia. Così tanto senza senso che vien da ricorrere alla disperazione, all'odio, alla violenza, perchè, inevitabilmente, quando il criterio di giudizio del bene e del male, della giustizia e dell'ingiustizia non è l'Amore, questo criterio di giudizio diventa l'egoismo d'individui, di classi, di popoli, e questo egoismo crea le sue leggi che sono sempre spietate, e crea i suoi metodi che sono sempre violenza.
Le conseguenze del peccato (e il peccato è l'affermazione egoistica suprema e assoluta) sono la morte, dice S. Paolo.
E non per nulla il criterio di giudizio nell'ultimo giorno per tutta l'umanità - quest'umanità così orgogliosa della sua giurisprudenza, della sua cultura, della sua civiltà, sarà soltanto il pane dato agli affamati, il vestito agli ignudi, un tetto ai pellegrini, una visita ai malati e carcerati.
Semplici indicazioni perchè si sappia che l'umanità - ciascun uomo e tutta la storia - Dio la pesa e la peserà soltanto sulla bilancia dell'Amore. E* chiaro che nel frattempo anche da noi non dovrebbe essere usata altra misura, altro criterio.


La Redazione


in La Voce dei Poveri: La VdP marzo 1962, Marzo 1962

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