Domeniche moderne

Fa sempre piacere vedere al vivo scene di vecchie stampe di secoli passati. Naturalmente, con tutta la novità dei tempi moderni, perchè la civiltà, evidentemente, progredisce e porta possibilità nuove; gli uomini però rimangono sempre gli stessi.
Si resta male, allora, a vedere la stessa signora su una automobile di gran lusso, rosso fegato, invece che sul landò laccato di fregi dorati con un bel paio di cavalli impennacchiati. Un povero autista con divisa impeccabile, ma troppo uguale a un vigile urbano, sia pure con un berretto a visiera come un conducente di autobus, invece del pettoruto cocchiere a cassetta con le bottoniere dorate come un ussaro e il copricapo alto a cilindro. Soltanto il canino di razza pechinese è sempre lo stesso, permaloso e rabbioso come un bimbetto male educato.
E la signora, al volante, invece che su cuscini di raso rosso col ventaglio spiegato. Al volante, perchè è chiaro che i tempi sono cambiati: anche la signora «lavora» e non ha ritegno e difficoltà a guidare la macchina con l'autista a fianco. Ormai certe differenze e lontananze sono semplicemente arretratezza e ottusità conservatrice. Se n'è fatto del cammino, ormai -checché ne dicano questi «sociali» mai contenti - se siamo arrivati, lungo qualche secolo, dal cocchiere a cassetta vicino ai cavalli, all'autista accanto alla signora.
Una frenata e la macchina si ferma al punto giusto, al limitare della piazza. Di colpo l'autista salta a terra, si mette il berretto, gira intorno alla macchina, balza sulla maniglia dello sportello, si toglie il berretto e apre la portiera.
La signora si sfila i guanti (forse sono un paio adatti al lavoro di guida) raccoglie il canino lì accanto e lo depone fra le braccia dell'autista e scende con disinvoltura. E' molto giovane. Non si vede bene se sarà una contessa o la moglie di un industriale. Una volta si poteva esser certi che era una contessa o almeno una marchesa. Peccato. Ma i tempi sono proprio cambiati.
Si avvia alla Chiesa. Mancano due minuti alla Messa delle nove.
Il pechinese si agita e l'autista si rimette in fretta il berretto, perchè gli occorrono libere tutte e due le mani per trattenere quel piccolo serpe peloso. Ma il pechinese, è chiaro, non può andare alla Messa con la signora. Si arrabbia furioso e sbraita violento. Il povero autista prima è impacciato, e mi sembra poi molto seccato, dato che ormai la signora è entrata in Chiesa. Non sa come fare, specialmente ora che di laggiù all'angolo sta arrivando, trotterellando allegro, con gli orecchi ritti contro vento, uno di quei canetti proletari, ancora in giro nella fresca aria mattutina, dalle avventure della notte.
Ho l'impressione che il povero autista a guardia del pechinese sia come umiliato e mi sembra si vergogni degli sforzi strani che deve fare per trattenere la furiosa violenza e la rabbia terribile del pechinese che ha avvistato l'allegro proletario che sgambetta libero e tranquillo verso di lui.
Allora me ne vado, perchè non si deve stare a guardare l'umiliazione di un uomo, l'avvilimento di una dignità: sarebbe come stare a guardare uno a cui sono caduti i pantaloni.
Sono ripassato dopo alcuni minuti. L'autista era seduto nella macchina e teneva un giornale spiegato davanti. Era perfino senza berretto.
E il canetto pechinese era col musino e le zampette davanti, contro il vetro della portiera, contrariato e indispettito. Se avesse avuto la parola, maleducato com'era, chissà che parolacce avrebbe detto. Il canetto proletario se n'era andato.
Forse l'autista avrà avuto il permesso di uscire per andare alla Messa delle 18. Ma io pensavo che se fossi stati lui forse avrei preferito andare al cinema. Andando a casa ho visto barche da pesca che uscivano: quegli uomini non sarebbero andati alla Messa. Un gruppo d'operai lavorava con la fiamma ossidrica a aggiustare il ponte di ferro. Un cantiere intero lavorava a giornata piena per allestire in tempo un grosso motoscafo da diporto da mandare all'esposizione nautica di Genova. Nessuno di loro sicuramente sarebbe andato alla Messa domenicale.
Chissà quante mamme non potevano andare alla Messa perchè non sapevano a chi lasciare i bambini piccoli.
In ogni modo, però - al mondo non tutto va male come dice la gente ottimista - la signora della macchina rossa invece che del landò settecentesco, era alla Messa, perchè al canetto pechinese c'era l'autista che ci pensava.


Un passante


in La Voce dei Poveri: La VdP febbraio 1962, Febbraio 1962

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