E disse «Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza» (Gen. 1, 26).
Il nostro Amore verso il prossimo, se vogliamo che sia seriamente motivato e fortemente sostenuto, in modo che sia Amore autentico, reale, concreto e non vuoto filantropismo determinato da sciocca generosità o da sentimentale emotività, bisogna che scopra e accolga ragioni essenziali, doveri nascosti alla radice di ogni rapporto umano, oggettività dipendenti unicamente dall'intrinseca dignità umana.
Non posso pensare che io ho rapporto col mio prossimo, fino ad avere doveri verso di lui, perchè io lo voglio e lo consento, o perchè io sono buono: paternalismo insulso che, grazie a Dio, sta passando di moda, anche se rimane assai incrostato a tante posizioni di privilegio aristocratiche, economiche, ecclesiastiche, ecc. E nemmeno posso considerarmi in rapporto col mio prossimo che può arrivare fino all'ingiustizia più nera che va dallo schiavismo politico a quello economico, con una graduale di asservimento impressionante del povero prossimo ai propri interessi.
Nemmeno mi sembra che sia giusto, o almeno sufficiente a regolare i rapporti umani, stabilirsi su un piano di giustizia commutativa. Quando è stato dato a ciascuno il suo, tutto è finito - e naturalmente sono io, o la legge, che è lo stesso, a determinare il «suo». Il mio rapporto col prossimo non può essere determinato sopra una bilancia, sia pure che pesi fino all'oncia. Inaridirebbe in procedimenti di calcolo e quindi sarebbe risolto da una razionalità fredda e spietata: Dio ce ne scampi da questo borghesismo calcolatore fatto soltanto d'egoismo e di coscienze in pace e soddisfatte.
D'altra parte un rapporto d'Amore non può essere improvvisato, e tanto meno posticcio. Non sono carità sana gli entusiasmi per la fiera di beneficenza e tanto meno per il ballo a favore dei poliomelitici. La lacrimuccia al racconto del bambino legato in un sottoscala, sopra un po' di paglia e abbandonato. Il risentimento per il padrone di casa che fa gettare dai Carabinieri sul lastrico la famiglia, insieme ai materassi e alle pentole. Le dieci lire cercate con cura nel portamonete per lo sciancato - mucchio di cenci accoccolato all'angolo della strada...
Mi pare che non sia il caso, per trovare motivi di Amor del prossimo, tentare di sensibilizzarci cercando di scoprire i diritti degli altri - siamo sempre spaventosamente capaci di giustificarci a non vederli, o di ridurli o minimizzarli, fin quasi a farci un dovere a non prenderli in considerazione. E nemmeno mi sembra la via buona, per una autentica impostazione di rapporti nell'Amore, il tentare di scoprire i nostri doveri verso il prossimo: sicuramente anche se ne scopriamo alcuni, ne lasceremo in ombra molti altri, e forse i più seri e i più impegnativi, e il nostro egoismo troverà sempre scappatoie eleganti da mettere in pace anche la coscienza dell'orso. Non possiamo fidarci delle nostre capacità di visione oggettiva: sono limitate, interessate, inquinate d'egoismo. Siamo tutti degli ostinati unilaterali e guardiamo sempre da una parte sola, come i monumenti sulle piazze.
L'Amore al prossimo si costruisce soltanto, mi sembra, attraverso visioni religiose, intese in senso strettamente teologico.
Dio, la creazione dell'uomo, l'ha ricopiata sulla Sua Immagine e ne ha fatto una Sua Rassomiglianza. Voglio rimanere ostinatamente - d'altra parte è Lui che mi incoraggia in questa ostinazione, con la perseveranza misteriosa e terribile di Amore per questa sua Immagine - voglio ostinatamente rimanere fedele a questo meraviglioso "sogno" che Dio ha avuto nel creare gli uomini.
Son buoni gli uomini. Hanno della stessa bontà e bellezza di Dio. E il buono e il bello deve essere amato, non può che essere amato.
D'accordo che questa Immagine è stata deturpata, la bontà macchiata e la bellezza sciupata. Ma l'Immagine resta, perchè il pensiero di Dio non è cambiato. Non ha ritirato la Sua Immagine impressa, non ha cancellato la Sua Rassomiglianza.
Ciò che Lui ha creato rimane, perchè nulla si distrugge di ciò che è della Sua Volontà creatrice. Volontà creatrice di questo momento, perfettamente "unica" con quella del primo istante, al principio dei tempi.
Gli uomini, per quanto facciano di male, per tutta la degradazione di vizio e di malvagità, con tutta la loro perversione e degenerazione fino all'incredibile e all'impossibile, non possono cancellare questa Immagine, né impedire questa Rassomiglianza. E' adorabile questa impossibilità. E forse gli uomini sono costretti a rimanere uomini da questa misteriosa immagine impressa e da questa rassomiglianza che non può non splendere riflessi misteriosi di Bontà e di Dignità, diversamente inconcepibili in questo mondaccio ottenebrato da tanta cattiveria.
Disgraziatamente, non abbiamo specchi che riflettano quest'Immagine e ci rivelino questa Rassomiglianza, dato che l'unico che avevamo a disposizione - la nostra coscienza - è tanto terribilmente annebbiato e sporco e ridotto in frantumi, fino al punto che solo "qualcosa" e soltanto qualche volta, quando tutto è sole splendente e cielo azzurro, ci consente di vedere.
L'Amore è qualcosa di Dio, è l'espansione della Sua Bontà. E quindi Lui solo riesce a darci di scoprire il Volto di Dio, di intravedere la Sua Immagine e di adorare la sua Rassomiglianza. E quindi è vero anche il contrario, e cioè che è il Suo Volto a potermi innamorare, è la Sua Immagine che può riuscire ad affascinarmi e la sua Rassomiglianza soltanto mi convince a fidarmi, a stendere la mano, ad aprire le braccia, a donare tutto me stesso in misura di Amore che, proprio perchè è Amore copiato nel Cuore di Dio, deve essere senza misura.
Allora l'Amore del prossimo ha trovato i suoi motivi chiari e convincenti. Non sono del momento, ma appartengono a valori eterni. Nemmeno sono fluttuanti al vento della contingenza, ma sono assoluti e immutabili. Non dipendono dalla mia buona o cattiva digestione, né dalla mia simpatia, né dal fatto che il prossimo è un bambino roseo fra stracci neri, o è un ubriacone puzzolente per il recente vomito di vino. Non è un problema di emotività o di tenerezza e nemmeno di meriti per la vita eterna.
L'Amore, la Carità è problema di Fede. Si tratta di credere al preciso valore dell'uomo in quanto uomo, quindi Immagine di Dio, quindi Lui visibile in questo mondo.
"Chi non ama il suo fratello che vede, come può amare Dio che non vede?". (1° Giov. I, 20).
Dio ha avuto fiducia negli uomini, se ha consegnato loro il Suo Volto e la Sua Bontà e la Sua Bellezza. Il mio Amore per loro è continuazione di questa fiducia a costo di tutto, fino all'impossibile. Non posso essere io a dissacrare la sacralità dell'uomo giudicandolo indegno, immeritevole del mio Amore, quell'uomo che Dio continua ad amare con tenace pazienza e con tenerezza inesauribile.
Vi è qualcosa da amare sempre, da salvare incessantemente, qualcosa di sacro da raccogliere, e spesso è perla preziosa nel fango, è tesoro nascosto sotto la terra. Conviene, è doveroso vendere tutto il proprio egoismo e comprare a forza di Amore quella perla e tutto quel campo che nasconde il tesoro. (Mt. 13,44-46). Gesù, il Figlio di Dio fatto Uomo, ha amato e ama gli uomini così, credendo in loro fino alla Croce, credendo al loro racchiudere tutto il Mistero di Dio, perla preziosa, tesoro infinito, dentro miserie spaventose, sotto mediocrità insopportabili, durezze incredibili, ribellioni rabbiose, malvagità infinite.
Il Suo Amore a Sua Madre e alla Sua gente. Alla carne macerata dei lebbrosi. Alle membra rattrappite dei paralitici. Agli occhi vuoti dei ciechi. Ai morti ancora fuori o già in putrefazione nella tomba. Ai bambini. Alla insulsaggine dei discepoli. All'amore violento delle peccatrici. Al ladro crocifisso con Lui. Amore doloroso, angosciato dalla durezza cocciuta e maligna dei Farisei. All'arrivismo di Pilato. Al crudele mestiere dei carnefici...
E quindi Amore a me, a te, a noi, a tutti, dal primo uomo fino all'ultimo. Nessuno escluso, capisci, nessuno escluso. Fino al punto che Lui può dire a noi e a tutti: "Amatevi come io ho amato voi" (Gv. 15, 12).
don Sirio
in La Voce dei Poveri: La VdP febbraio 1962, Febbraio 1962
Luigi Sonnenfeld
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