Generalmente la nostra Carità, il nostro Amore verso il prossimo è debole, incostante, incerto, perchè manchiamo di coraggio. II buon coraggio, fatto di forza d'animo e salde convinzioni, ma anche determinato da un carattere forte, deciso, energico. Una mescolanza del coraggio che ci fa camminare tranquilli di notte, senza paura del buio, e del coraggio fatto di amore al rischio fino a sentirci pronti a correre sul filo.
Coraggio umano, insomma, fatto di carne sana e di sangue vivo, di cuore forte e di nervi sicuri.
Perchè è vero che il buon grano nasce e matura in proporzione alla bontà della terra del campo dove è seminato. E nessuno mette il vino nuovo in otri vecchi, né si cuce una toppa nuova su un vestito liso, dice Gesù.
Può darsi che spesso ci dimentichiamo di questa preparazione naturale alle realtà soprannaturali. Di questo offrire roccia viva e non sabbia molle e friabile a fondamento della costruzione della torre. E Gesù continua a dirci che non si può andare con diecimila soldati a far guerra a chi ci viene incontro con ventimila. E deve concludere amaramente che spesso i figli delle tenebre sono più accorti dei figli della luce. Perchè viene spesso sicuramente il tempo in cui «chiunque ha una borsa la deve prendere e ugualmente la bisaccia. E chi non ha la spada è necessario che venda il suo mantello e la compri» (Lc. 22,26).
Si tratta di essere pronti. Le cose di Dio non si improvvisano, né si possono fare con leggerezza come se fossero storielle qualsiasi.
Non possiamo fare a meno di una buona misura di coraggio per affrontare i problemi della Carità e dell'Amore cristiano.
La fiducia nel valore della Bontà, nel valore assoluto della Bontà ha bisogno di essere sostenuta da una visione coraggiosa della vita. Si tratta spesso di andare contro una corrente d'opinione letteralmente all'opposto. La mentalità comune è tutta orientata in un apprezzamento concreto, immediato dei valori, è sempre con criteri di giudizio spaventosamente soggettivi, per una ricerca tenace e ostinata di ritorni interessati, egoistici.
Si apprezza e si tiene in considerazione solo ciò che rende e in immediata scadenza e con una fruttificazione saggiamente proporzionata.
Ci vuole del coraggio a dare di se stessi - e il meglio di se stessi - a fondo perduto. Aprire il portafoglio e vuotarlo sul fuoco, rimanendone a contemplare la cenere serenamente, non è azione da poco coraggio. Ma la carità spesso non è cosa diversa. E aprire il cuore e dare via tutto il proprio Amore, offrendolo a una sofferenza, a una situazione angosciosa, a un problema di ingiustizia, a tutta questa esistenza umana così avida di Amore come una terra di deserto di pioggia, ma che poi non darà che spunti nemmeno un filo d'erba, è terribile atto di coraggio. Ci vuole del coraggio. E spesso ce ne vuole una misura così enorme che porti fin quasi sull'orlo dell'incoscienza, dell'irrazionale. Il coraggio di far comandare il cuore mettendo a tacere tutto perfino il diritto, o almeno l'esigenza, e forse anche il dovere, di sapere se conviene o no, se è giusto o no.
Eppure, di fronte alla povertà da amare, alla sofferenza da sollevare, all'ingiustizia da risolvere, di fronte alla richiesta, a qualsiasi richiesta di un pezzo di cuore e di una fetta d'anima - ferite profonde che spesso non si rimarginano più - non vi è, come possibilità di fare qualcosa, che la logica del cuore. E il coraggio è la virtù del cuore e vi nasce dentro quando è terra buona, vergine e ben preparata e fruttifica in sovrabbondanza l'Amore.
Il problema sta dove raccogliere i motivi di questo coraggio.
No, non può assolutamente essere motivato da una emotività sentimentale: semmai di qui potrà nascere una forza di simpatia o una passionalità. Energia senza valore, perchè frutto di drammaticità, di situazione estrema, di clima eroico. Normalmente è eccessività artificiosa sollecitata da motivi personali non sempre nemmeno troppo lodevoli, né apprezzabili.
La Carità è dolce, fraterno rapporto d'Amore, semplice come una stretta di mano, schietto e aperto come un saluto da lontano, Amore offerto senza che si pensi al ricambio e nemmeno alla gratitudine. «La tua mano sinistra non sappia ciò che fa la destra» (Mt. 6, 3).
Mi pare, però, che qui, trattandosi di Carità e di Amore come problema così interamente oggettivo, e quindi staccato e puro da ogni interesse e motivo e scopo personale, mi pare che non si possa fare totale affidamento sopra il coraggio raccolto dal proprio carattere, dalla propria natura generosa, impulsiva, esuberante. Il meno non potrà dare il di più. E per salire molto in alto, una spinta dal basso si esaurisce assai presto: al massimo, si possono fare dei salti, ma ogni volta si ricade a terra, come ricadono i sassi lanciati in aria.
La Carità è dolce Amore perseverante, incessante. E' continuità di dono di se. E' presenza di una realtà di rapporto non improvvisata, non tirata fuori con sforzo, non drammatica e tanto meno fatta di momento eroico. E' limpida e serena e ormai stabile impostazione di vita, è scelta di modo di esistenza.
Occorre un coraggio particolare, originale, sicuramente unico. Può perfino stare insieme alla paura, sicuramente si trova a suo agio nella debolezza, e scopre terreno adatto in ogni vuoto di valori e di capacità umane. Anche perchè dove non trova questi vuoti, molte volte il coraggio necessario alla Carità dell'Amore li deve scavare. Forse non può farne a meno, perchè probabilmente questo particolare e unico coraggio vuol sostituirsi ad ogni altro valore, in modo che rimanga soltanto questo misterioso, strano «coraggio» (Dio, Gesù Cristo, tempo, eternità, io, tu, noi, gli altri, tutti... in tutta la Verità e nell'unico Amore per medesimo Mistero) a determinarci per ogni cosa, assolutamente per ogni cosa.
Forse questo coraggio necessario alla Carità e all'Amore è lo stesso coraggio che occorre per credere in Dio. E' certo che per amare il prossimo occorre lo stesso coraggio che per amare Dio. Non può che essere un problema di un unico, identico Amore.
E per credere in Dio e amarLo, occorre del coraggio, fratelli, e del coraggio vero, serio. Assai più che metterci a camminare sull'acqua e spostare le montagne. Coraggio sostenuto soltanto dalla Parola che dice: «Ciò che è impossibile agli uomini non è impossibile a Dio, perchè a Dio tutto è possibile». (Mc. 10, 27).
La Redazione
in La Voce dei Poveri: La VdP febbraio 1962, Febbraio 1962
Luigi Sonnenfeld
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