Se avete voglia di mangiare, non dite: - Ho fame. Ma pensate ai 400 milioni di giovani che oggi non potranno mangiare. Perchè nel mondo metà della gioventù ha fame.
Se siete raffreddati, non dite: - Dio mio, come sono malato. Ma pensate a tutti quelli che soffrono, agli 800 milioni d'esseri umani che non hanno mai visto un medico. E specialmente, ai 15 milioni di lebbrosi che il mondo ha maledetto e 12 milioni dei quali si trovano senza cure, senza soccorsi, senza amore.
Per scoprire, curare, salvare i dodici milioni di malati ancora prigionieri della nostra assurda paura, per «guarire i floridi malati» di questo insensato terrore, talvolta criminale, ho dato inizio nei 1954 alla Giornata Mondiale dei Lebbrosi, che si celebra ogni anno l'ultima domenica di gennaio.
Volete aiutarmi?
Un giorno, in Asia, fui chiamato presso una «lebbrosa» che stava per morire... Era giovane - 22 anni - di statura sotto la media. La vidi, impotente, svincolarsi a piccoli sussulti dalla sua atroce vita. Appena morta, fui preso dallo strano capriccio di pesarla. Caricai sulle braccia quell'esile pugno d'ossa, ancora tiepido, e lo portai sulla bilancia. La lebbrosa di 22 anni pesava 20 Kg.. Ora sapete di che cosa è morta....
Poiché mi mostravo inorridito, sconvolto, mi si disse: - E' così da che mondo è mondo. Non lo potrete cambiare: è impossibile!
Impossibile? La sola cosa impossibile è che voi, che io, possiamo ancora mangiare dormire e ridere sapendo che ci sono sulla terra donne di 22 anni che muoiono perchè pesano 20 Kg...
Ma è un'orribile eccezione, penserete, nel tentativo di liberarvene. Nel secolo XX del Cristianesimo ne ho trovati, di lebbrosi, in prigione, in manicomio, rinchiusi in un cimitero dissacrato, internati nel deserto, con filo spinato, riflettori e mitraglie. Lebbrosi? Ne ho visti nudi, affamati, urlanti, disperati. Ho visto le loro piaghe brulicare di mosche, i loro tuguri infetti, le farmacie vuote e i guardiani con il fucile. Ho visto un mondo inimmaginabile d'orrori, di dolore e di disperazione.
Come può durare tutto ciò? Lasceremo morire, imputridire 15 milioni d'esseri umani, mentre li si può curare, salvare, guarire?
Oltre ai nostri poveri amici lebbrosi, il vostro amore sincero e coraggioso deve saper lottare anche per altre angosce, per altri obbrobri, per altri dolori...
Mi avete compreso.
Non si tratta d'asciugare vagamente una lacrima: è subito fatto.
Neppure d'avere un attimo di pietà: è troppo facile.
Si tratta di prendere coscienza, e di non accettare più.
Di non accontentarsi più di girare attorno a noi e a quelli che ci appartengono sazi della nostra piccola parte di Paradiso.
Di rifiutare di proseguire nella soave siesta benpensante, quando tutto urla e si dispera attorno a noi.
Di non accettare più questa forma di esistenza che è una perpetua rinuncia all'uomo.
Non accettare più un Cristianesimo negativo che i piccoli borghesi della eternità soffocano in un labirinto di formule e di divieti.
Non accettare più di essere felici da soli.
Dinanzi alla miseria, all'ingiustizia, alla viltà, non rinunciate mai, non patteggiate mai, non indietreggiate mai. Lottate. Combattete.
Andate all'assalto!
Impedite ai responsabili di dormire.
Voi che siete il domani, esigete la felicità, per gli altri, costruite la felicità degli altri.
Il mondo ha fame di pane e di tenerezza.
Lavoriamo.
Raoul Follereau
in La Voce dei Poveri: La VdP gennaio 1962, Gennaio 1962
Luigi Sonnenfeld
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