L'incessante principio del tempo

"E vide Dio le opere sue ed erano molto buone" (Gen. 1,31)

Mi sono riletto in questo inizio di nuovo anno il primo capitolo della Bibbia. Vi è qualcosa di veramente nuovo, di iniziale, al cominciare di un anno. E' sicuramente un clima di impressioni, però mesce a comunicarci qualcosa della misteriosità del principio del tempo, del punto d'inizio di tutto lo scorrere immenso e interminabile del tempo.
Mi sembra che sia doveroso rinnovarci continuamente, ripartendo dall'acqua cristallina, limpidissima, della sorgente. Forse è un dovere da compiere al nascere di ogni nuovo giorno. Ad ogni mattina, la freschezza di un inizio, tutta la gioia del cuore che si apre in chiara fiducia, e la dolce poesia di una speranza intatta e verginale.
Voglio cominciare quest'anno (e mi sembra di averne tutta la grazia), guardando tutte le cose in profonda e chiara visione, e vedere che sono tutte molto buone : so bene cosa occorre, per vedere il mondo in questa luce di chiarità immacolata. Ma forse non è un miracolo e nemmeno forse occorre o è assolutamente indispensabile, una innocenza impossibile. Forse basta desiderare di vedere al di là delle apparenze e cogliere l'essenziale Verità, l'intima rispondenza ad un Pensiero infinito, senza timore dell'immenso mistero che si va scoprendo. Guardare una domanda e una risposta, un dialogo stupendo: parole - Pensiero di Dio e parole - giorno, notte, cielo stellato, sole splendente, mare, montagne, un bambino e l'umanità.. Bisogna essere aperti all'ascolto di questo misterioso parlarsi fra Dio e la sua creazione. Allora si ottiene anche in visione di tutto, secondo la stessa visione di Dio e diventa adorabile lo scoprire quanto sono belle e buone tutte le cose che la Sua onnipotente Bontà ha creato come dono di Amore.
Lo so che ho del buio negli occhi e non so guardare all'intorno in visione panoramica. Ho troppo ristretto volutamente il mio campo visivo e ho gli occhi stanchi di miopia, a forza di guardare troppo vicino, appena un passo davanti, e forse mi occupo soltanto di guardare dove metto i piedi. La mia visione non è fatta d'anima ansiosa, di voglia infinita. Non cerco d vedere la Verità guardando, e quindi non scopro la Bontà e non raccolgo i colori meravigliosi che l'Amore splende dovunque come la luce.
Basterebbe che lasciassi che il vento spazzasse le nuvole dall'azzurro, che la tempesta rendesse tersissima l'aria, che l'aurora tutta di sole spuntasse sul buio e fosse la mia libertà di cuore e di anima ad aprirmi gli occhi sul mondo.
Gesù diceva a Nicodemo, e parlavano di notte, sotto le stelle: «In verità, in verità ti dico che se uno non nasce di nuovo, non può vedere il regno di Dio» (Gv. 3, 3). E' vero: bisogna nascere di nuovo e aprire gli occhi sul mondo, sempre per la prima volta, in novità assoluta di visione, se vogliamo «vedere il regno di Dio».
Mi hanno sempre insegnato che l'esperienza è preziosa, che matura, rende prudenti e saggi, giudiziosi e attenti e un sacco di altre belle cose. Ma mi pare che l'esperienza ci invecchi spaventosamente, ci appesantisca e ci indurisca. Non ho voglia di imparare a stare a questo mondo, non voglio conoscere gli uomini per poi doverli detestare o averne paura. Non voglio acquistare quella saggezza e quella patriarcale prudenza che serve solo, in definitiva, a difendermi. Mi piace essere ingannato, messo di mezzo. Forse mi piace, in fondo - anche se mi costa terribilmente - essere giocato o passare da ingenuo.
Ma va bene se si approfittano di me, se abusano del mio credere a tutto e del mio fidarmi di tutti. Sono io di una mia totale libertà. Desidero che si prendano tutto che consento a che mi leghino le mani e i piedi per Amore perchè rimanere poveri, vuol dire trovarsi innocenti, scoprirsi bambini semplici e buoni. Perchè bisogna guardare questo mondo, capaci di stupore, di serena sorpresa, come per qualcosa di meraviglioso, d'immenso, di troppo. E aprirsi all'inesauribile novità nascosta di ogni cosa.
L'estasi è fatta di semplicità e di visione immediata, scoperta. La contemplazione attinge l'oggetto, rimanendone presa, guardando. La visione è conoscenza per vicendevole possesso e l'Amore è comunione, totale e perfetta, d'esistenza.
Soltanto un'estatica contemplazione per visione totale in comunione d'Amore ottiene nell'anima nostra la condizione per scoprire la bontà e la bellezza di tutte le cose in questo mondo.
Bisogna che Dio guardi ancora questo Suo universo, opera della Sua dolce fatica di Amore, con i miei occhi. Lo vuol vedere ancora col mio sguardo. Vuol vedere attraverso la mia visione.
E' giusto allora che i miei occhi siano liberi dal male, puri di ogni buio e penombra, aperti su tutta la creazione, illuminati di tutta la luce.
E si posano qui o là e vedono tutta la bontà. Si fermano su questa cosa o quell'altra e scoprono soltanto il bene. Indovinano l'Amore nascosto. Riaccendono colori sbiaditi. Rinnovano vivaci speranze. Ridonano gioie scomparse. Perchè vedono per la prima volta sempre, e sono sempre innocenti, perchè vedono sempre tutto, ma soltanto per vedere che «tutte le cose sono molto buone».
La più bella pagine di poesia è sicuramente questa prima pagina della Scrittura. Rimane come segno e indicazione dell'unica visione vera del mondo, delle cose, degli uomini. E' all'inizio, al principio. E stabilisce sicuramente un destino rimasto connaturato con l'esistenza di tutto.
Tu sei il primo Uomo uscito allora, allora, dal soffio vivo di Dio, tu la prima Donna offerta, in questo momento, all'Amore dalla onnipotente virtù di Dio. E' il primo sole stamani all'alba di tutto e stanotte nascerà per la prima volta la luna dal buio punteggiato di stelle.
Mi sono apparse le montagne come dal nulla e ho scoperto la solenne vastità del mare. E ho visto la gioia in fondo al mistero dei tuoi occhi e un mondo sempre nuovo mi consegni ad ogni parola.
In qualche modo è necessario che la storia cominci ora, in questo momento, o almeno ogni mattina. Il passato mi toglie libertà. Mi rende prudente. Mi impedisce la verginale freschezza di vedere le cose al loro principio, allo stato iniziale, e quindi prima di essere sciupate, macchiate, sconvolte.
Non voglio vederle come le vedo io, ma voglio vederle come le vede Dio. Perchè voglio amarle sul serio fino in fondo, come le ama Lui fino all'infinito.
E perchè io impari questa visione e ottenga questo rapporto di Amore, è venuto Lui nel mondo a guardare la sua creazione con occhi di carne come i miei, e penso - è adorabile - che camminando lungo le strade nel sole violento, di notte in preghiera sulle montagne vicino alle stelle, camminando sul velo dell'acqua del lago, carezzando e stringendo al cuore i bambini, vicino a sua Madre, parlando a Maria Maddalena seduta ai suoi piedi, conversando la sera con gli amici... Dio doveva ancora «vedere tutte le Sue opere ed erano molto buone».
E le vedeva sicuramente ancora, così, «molto buone», anche dall'alto della Croce, con gli occhi velati dal sangue e dall'agonia di morte. Perchè l'Amore vede soltanto la Bontà.


don Sirio


in La Voce dei Poveri: La VdP gennaio 1962, Gennaio 1962

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